C’era una volta un rospo, una principessa e… una spia

Occhio a Pinocchio e a Cappuccetto rosso. L’intelligence, infatti, si lascia dietro gli stereotipi di corvi e casa di Nocciola per abitare il mondo delle favole che sanno sempre lanciare messaggi di umanità, Volpe e lupo diventano ‘codici’ di azione, mentre il gatto dimostra di avere doti fondamentali per portare a dama una missione: fiuto, capacità di saltare tra gli ostacoli, aristocratica ostinazione che si rivela utile a un padrone solitamente goffo e inadeguato. La favola porta in scena i buoni e i cattivi e sa parlare a ogni cuore, come dimostra Francesco Palmieri in L’intelligence nella Fiaba, editore Nuova Argos (pp. 336,€ 30,00, info: www.dddsrl.it), in libreria a fine gennaio.
Ci si trova così a scoprire il veneziano Giambattista Toderini, ‘L’abate 007’, che dopo tre anni di fatiche forza le insormontabili porte della Libreria del Serraglio e ottiene l’ Indice dell’Imperial Libreria, regalando all’Occidente un pionieristico studio della cultura turca. Si conoscerà poi il paggio infiltrato e la nobiltà dell’aquila, prima di scandagliare l’ humint in compagnia delle creature del mare e dare ‘Assalto alla ‘torre’.
La bibliografia va da Andersen ad Apuleio, da Giordano Bruno a Roberto Calasso, da Calvino a Collodi, da le Carré a Carroll. Si doppiano scogli, invitati a dipanare nelle parole-azioni quello che i diplomatici chiamano ‘il meccanismo dei seguiti’, leggendo ogni traccia perché una scarpa di cristallo porti a Cenerentola dopo aver conosciuto i piedi di ogni fanciulla del regno. Nella tradizione orale come nella forma scritta, il mondo fiabesco racconta anche saperi intelligence (la casa dei gatti indica l’ addestramento, mamma gatta è la fiducia, prima caratteristica dello 007) e affina astuzie perché il felino con gli stivali strappi il castello all’Orco per conto di un regime democratico anziché di uno Stato canaglia.
La mela e lo specchio parlano di verità e di morte. Alan Turing, il geniale decritattore di Enigma, vedendo al cinema Biancaneve e i sette nani, canticchiò per giorni un incantesimo, come fosse una profezia tragica: “Metti, metti la mela nell’intruglio. Che s’imbeva del sonno di morte”. Il 7 giugno 1954 il matematico si uccise con una mela intinta nel cianuro, a 42 anni non compiuti.
E se c’è sempre una lepre che ti porta alla tana, come dicono gli operativi, da incorniciare è il capitolo ‘La Pulce di Perroni, un cuore per l’intelligence’. Qui Pulce ricorda che bisogna avere sempre due desideri a portata di mano in caso di stelle cadenti.
Scrive Pietrangelo Buttafuoco nella prefazione del volume: “Come con le briciole lasciate da Hänsel e Gretel si vuole ritrovare la strada di casa, così con i capitoli di questo volume il lettore si inoltra nei segreti meccanismi dell’immaginazione dove, inevitabilmente, ogni tappa è il capovolgersi di ogni apparenza”. Bisogna destare chi dorme, uscire dai labirinti e conoscere gli antidoti alle pozioni delle streghe.
Perfino nei ‘I tre porcellini’, l’autore di questo affascinante saggio – Palmieri è giornalista caporedattore dell’Agi – trova ‘roba’ di intelligence: l’astuto suino che si costruisce la casa di mattoni ha compreso quanto contino la struttura e la logistica nella riuscita di un’operazione.
Questo libro è perciò una fiaba nella fiaba, perché scopre che il mestiere più antico del mondo si nasconde nei libri animati da draghi e sirene. A volte si scopre che la storia stupisce più della favola. Ma oggi come sempre le spie devono mettere l’orecchio a terra e pensare lungo perché altri uomini vivano per sempre felici e contenti. Anche fuori dalle favole.

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