Tumori: l’oncologo, ’30-50% pazienti è malnutrito o a rischio malnutrizione’ Bossi (Università Brescia), ‘per assicurare interventi tempestivi ed efficaci necessaria équipe multidisciplinare”

Roma, 21 ott. (Adnkronos Salute) – “Un paziente su 3 che ha un tumore è malnutrito o a rischio di malnutrizione. Il dato arriva da uno studio osservazionale condotto in Italia su quasi 2.000 pazienti e che ha evidenziato che più del 50% presentava deficit nutrizionali, il 9% addirittura in stato di malnutrizione avanzata grave e il 43% era a rischio di malnutrizione già al momento della prima visita oncologica. La maggiore incidenza di malnutrizione si è riscontrata nei pazienti con tumori del pancreas (77,1%), gastroesofagei (69%), gastrointestinali (62,2%), del colon-retto (62,2%), dell’apparato respiratorio (59,6%) e test-collo (48,4%)”. Lo ha riferito Paolo Bossi, oncologo e professore associato di Oncologia medica presso l’Università di Brescia, intervenendo alla presentazione online del nuovo “Consensus Document- La gestione del paziente oncologico con problematiche nutrizionali” promosso da NHSc (Nestlé Health Science). “Il paziente con metastasi – ha spiegato poi Bossi – ha un rischio maggiore di malnutrizione rispetto al paziente senza metastasi. Questo è legato al carico della malattia perché si attivano processi infiammatori che portano a ridurre l’introito calorico e l’assorbimento di nutrienti da parte dell’organismo del paziente. Questa analisi ci ha portato all’approvazione del Consensus Document, strumento fondamentale per una migliore gestione del paziente oncologico”. “La malnutrizione – ha sottolineato Bossi – porta a delle alterazioni del paziente stesso: riduzione della qualità di vita, maggiori complicanze e peggiori outcomes post-operatori, minora sopravvivenza e aumento della durata della diagnosi ospedaliera”. Tra le criticità dell’attuale gestione del paziente oncologico con problematiche nutrizionali, Bossi ne ha elencate 6: diagnosi e presa in carico, gestione del problema nutrizionale, monitoraggio dello stato nutrizionale, mancanza di protocolli condivisi, bassi livelli di competenza e consapevolezza, carenza di risorse. “Spesso – ha aggiunto l’oncologo – ci accorgiamo che esistono delle problematiche legate alla difficoltà di capire chi si occupa del problema nutrizionale del paziente, chi lo gestisce, chi è il riferente del paziente. Il medico oncologo molte volte non ha tempo da dedicare anche al problema nutrizionale. Dovrebbero occuparsene i nutrizionisti clinici, ma queste figure sono ancora poche nei nostri centri ospedalieri. Inoltre, c’è un problema di chi deve monitorare nel tempo il paziente con problemi nutrizionali. Per queste ragioni è necessaria la costituzione di una équipe multidisciplinare”. Per superare le attuali criticità e uniformare la gestione delle problematiche nutrizionali, assicurando a tutti i pazienti interventi tempestivi ed efficaci “è necessaria la definizione di percorsi di cura e protocolli condivisi che stabiliscano ruoli e responsabilità di tutti gli attori coinvolti nella gestione del paziente oncologico malnutrito. Un corretto approccio – ha dettagliato Bossi – dovrebbe comprendere protocolli standardizzati di screening che aiutino nella definizione di situazioni ad alto rischio di malnutrizione per le quali sia sempre previsto il counseling o l’intervento nutrizionale, secondo l’approccio raccomandato dalle linee guida delle società scientifiche”. “E’ stata auspicata, inoltre, l’individuazione di una figura di riferimento che, a seconda delle fasi di malattia e di trattamento, garantisca l’appropriatezza del percorso nutrizionale del paziente e la valutazione del supporto nutrizionale. Da ultimo si raccomanda l’organizzazione di cartelle informatizzate che permettano il rapido calcolo di score per la definizione dello stato nutrizionale del paziente e facilitino lo scambio di informazioni tra gli esperti del team multidisciplinare” ha concluso Bossi.

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