Salute: cause ignote per 30% infertilità maschili, test del Dna per diagnosi Oms lo raccomanda insieme agli esami tradizionali, andrologi ‘importante in fase storica con natalità in forte crisi’

Roma, 14 set. (Adnkronos Salute) – Per diagnosticare l’infertilità maschile non basta più solo l’esame del liquido seminale, che si ferma all’aspetto ‘esteriore’ misurandone solo concentrazione, forma e motilità, ma è necessario andare a guardare anche dentro al suo Dna. Questa l’indicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che, dopo ben 11 anni, ha aggiornato le linee guida per la diagnosi dell’infertilità maschile e introdotto per la prima volta nella pratica clinica lo studio del Dna spermatico. Il test del Dna, un semplice esame del sangue, può finalmente far luce su quei casi di infertilità maschile inspiegati, in cui i valori sono nella norma, ma la coppia non riesce a concepire. “Il 50% dei problemi di infertilità di coppia è provocato da un problema maschile, le cui cause sono inspiegate con valori nella norma in circa il 30% dei casi. E’ quindi fondamentale un migliore e più corretto inquadramento diagnostico, per individuare e correggere eventuali patologie che possano compromettere la fertilità della coppia, soprattutto in un periodo storico in cui la natalità è in forte crisi, specialmente in Italia”, sottolineano Alessandro Palmieri, presidente Sia (Società italiana di andrologia), e Luigi Montano, presidente Siru (Società italiana di riproduzione umana), che hanno illustrato in anteprima al Congresso nazionale della Sia, in corso a Bergamo fino al 15 settembre, l’edizione italiana delle nuove linee guida Oms per la diagnosi di infertilità maschile, curata da Sia e Siru. “Il nostro Paese, infatti, ha il tasso di fertilità più basso d’Europa e fra i più bassi del mondo (1,17 figli in media per donna) e oltre il 15% delle coppie ha problemi di fertilità, ovvero non riesce a concepire nel corso di un anno di tentativi non protetti”, ricordano Palmieri e Montano. “L’esame per eccellenza è senza dubbio lo spermiogramma – spiegano -che consiste nell’analizzare un campione di liquido seminale, valutando la concentrazione, la motilità e la forma. Ma si tratta solo di numeri che non possono condizionare il percorso di una gravidanza che è dato da tanti fattori e lo spermiogramma in assoluto non è predittivo. Resta il problema della qualità degli spermatozoi in termini di capacità fecondante, che è strettamente collegato alla loro integrità genomica, oltre che allo stile di vita di chi li produce e alle esposizioni ambientali, come dimostrano i numerosi fallimenti della fecondazione sia naturale che assistita anche in pazienti con valori nella norma”. “La diffusione dei contenuti delle nuove linee guida a tutti gli operatori dei laboratori di analisi, non solo a quelli dei centri di procreazione medicalmente assistita, per una più corretta e ampia analisi del liquido seminale migliorerà e aumenterà le diagnosi di infertilità, utili anche a fronteggiare il grave declino demografico del nostro Paese – chiosano Palmieri e Montano – Anzi, la valutazione del liquido seminale dovrebbe essere eseguita a 18 anni a tutti i giovani maschi prima della visita andrologica”.

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