Nel corso dell’evento, presso il Convento di Santa Chiara a Borgo Rivera, anche un breve concerto
L’AQUILA – E’ stato presentato a L’Aquila sabato pomeriggio, 17 settembre, presso la splendida sala delle
conferenze del Convento di Santa Chiara adiacente all’omonima antica chiesa in Borgo Rivera, il volume
“Silenzio, la musica vi parla”, primo romanzo di Fabrizio Casu, violinista e già docente al Conservatorio
Alfredo Casella dell’Aquila.
fotocover, da sinistra: Jean Pierre Colella, Goffredo Palmerini, Fabrizio Casu, Francesca Lalli, Andrea Petricca
Una bella cornice di pubblico ha assistito all’evento. Gli interventi di presentazione del libro sono stati
intervallati da alcuni brani richiamati nel romanzo. Relatori il giornalista e scrittore Goffredo
libro ha curato la Prefazione, il Maestro violinista Andrea Petricca, il prof. Jean Pierre Colella, che ha
realizzato i disegni che corredano il volume, e l’autore, il Maestro Fabrizio Casu.
Negli intervalli musicali sono stati eseguiti brani di Sergej
Vasil’evič Rachmaninov, Johann Sebastian Bach
e Vittorio Monti, con Fabrizio Casu e Andrea Petricca al violino e Francesca Lalli al pianoforte.
Gianfranco Totani, prima dell’esecuzione di ciascun brano, ha letto la pagina che nel romanzo parla di quella
composizione.
La presentazione del volume, organizzata dall’Associazione musicale Deltensemble, fa seguito all’uscita
ufficiale del libro avvenuta con successo a Gorizia e realizzata dalla locale Associazione Culturale Maestro
Lipizer Onlus, che ha peraltro finanziato la pubblicazione del romanzo filosofico-musicale di Fabrizio Casu,
pubblicato per i tipi di Nuove Edizioni della Laguna, con il patrocinio e il contributo del Ministero dei Beni
Culturali.
Il volume “Silenzio, la musica vi parla” a Gorizia è stato molto apprezzato, come d’altronde conferma il vivo
consenso raccolto nell’evento di presentazione a L’Aquila. Dagli interventi dei relatori e dalle annotazioni
dell’autore il pubblico presente ha preso consapevolezza che nelle vicende dei protagonisti narrate nel
romanzo, ciascuno può immedesimarsi. Il libro infatti è rivolto a tutti, non solo ai musicisti. E la narrazione,
fluida e coinvolgente, davvero intriga il lettore, come peraltro Goffredo Palmerini ben sottolinea nella
Prefazione che apre il romanzo.
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PREFAZIONE
di Goffredo Palmerini
Diversi anni fa acquistai, in vista d’un periodo di vacanza, diversi libri della Sellerio: Andrea
Camilleri soprattutto, ma anche altri autori. Il formato tascabile ben si adattava a portarseli anche
sotto l’ombrellone. Tra essi c’era un romanzo di Luisa Adorno, “L’ultima provincia”, che mi intrigò
non poco. Raccontava di un prefetto siciliano, della sua vita e del servizio reso alla fine della
carriera in una non menzionata città di provincia. Si parlava delle abitudini del luogo e dei suoi
abitanti, di alcune bellezze d’arte e d’architettura di quella città senza nome. Mi intrigò quel
romanzo, quella narrazione ricca d’ironia, ma soprattutto mi destò grande piacere, e stupore,
scoprire che la città mai citata per nome, che faceva da sfondo alla storia, era proprio L’Aquila, la
mia città.
Ho voluto riferire questo fatto perché leggendo questo singolare romanzo di Fabrizio Casu –
“Silenzio, la musica vi parla” – subito ho avuto la medesima impressione: che cioè la città in cui si
dipana la storia del protagonista – Johannes nascituro, bambino, poi adolescente, quindi giovane
brillante violinista, e dei suoi genitori Roberto e Clara – sia anch’essa la mia (ormai nostra, anche
di Fabrizio) città dell’Aquila. D’altronde molti sono gli indizi, per quanto dissimulati, che
conducono a questa convinzione: le meraviglie architettoniche della città, le numerose e belle
chiese, la fortezza, la grande tradizione musicale della città con il suo Conservatorio, il Complesso
da Camera, l’Orchestra Sinfonica, la Scuola d’Archi, tale da farla comparare a Salisburgo, la
Passeggiata musicale (che da anni realizzano I Solisti Aquilani).
Una cultura e una sensibilità musicale profonda che faceva essere L’Aquila città di prelazione per i
suoi concerti ad Arthur Rubinstein e tanti altri straordinari musicisti. Una città che tra i suoi
Cittadini onorari annovera proprio Rubinstein, ma anche Ennio Morricone e Goffredo Petrassi.
Non mi sviano da questa convinzione alcuni diversivi, quali la definizione di “rinascimentale” per la
città o la sua ubicazione costiera, con all’orizzonte il profilo delle isole (nella magnifica vista che si
gode dalla bella casa rinascimentale del secondo Maestro di Johannes), particolarità che piuttosto
m’inducono a ritenere siano un richiamo affettivo del nostro Autore alla natìa Livorno.
Ecco, può darsi che chi scrive, lettore primigenio del romanzo, sia fuori strada su queste
preliminari considerazioni di contesto. Ciò non toglie, anzi arricchisce, il grande interesse avuto
nella lettura di questo bel romanzo, dove non si articolano nella loro finitezza i personaggi della
storia narrata, se non appunto Johannes e i suoi genitori Clara e Roberto Nardini soltanto, con
l’amica cara di famiglia Rita, il primo e il secondo Maestro di violino di Johannes. Una ventina di
amici di Clara e Roberto, che partecipano ai periodici Cenacoli di casa Nardini, restano
opportunamente senza volto ed identità definite, sebbene chiaramente evidenti siano la sensibilità
culturale, le loro qualità etiche, le ispirazioni civili, il desiderio di contribuire a migliorare la
propria città, la loro libertà intellettuale che aborre e rifiuta i condizionamenti del potere,
particolarmente di un potere politico talvolta greve, interessato alle logiche più becere del consenso
elettorale piuttosto che al bene comune. Un potere, espresso nell’amministrazione della città, assai
distante dall’interesse a valorizzare la cultura in generale, e particolarmente quella musicale, come
un importante cespite anche di crescita economica e di uno sviluppo turistico sostenibile che
proprio sulla prelazione culturale si basi.
Interessante, da parte dell’Autore, questa scelta narrativa del Cenacolo, dove far discutere di temi
alti, di valore universale, le persone che frequentano casa Nardini, ambiente in cui Johannes si
forma culturalmente, nella sua “predestinazione” alla musica, assecondando uno spiccato talento
naturale. Un ambiente volutamente tenuto estraneo ai dogmi, politici o religiosi, ma invece aperto
alle stimolazioni del nuovo in un confronto maturo e costruttivo, attraverso un dialogo fecondo e
attento ad ogni sollecitazione, con l’obiettivo di raggiungere sempre una sintesi che ne connoti il
valore civile, sociale e culturale. Un luogo dialogico che richiama alla mente il concetto della “Città
del sole”, l’utopia di Tommaso Campanella. Notevole, nello sviluppo della narrazione il ruolo di
Rita, essenziale nella “rinascita” alla musica del giovane Johannes, dopo la crisi subita alla morte
del primo Maestro, rinascita portata all’acme del risultato dal secondo Maestro, il quale
sorprenderà infine riaccendendo il desiderio di un’insospettata relazione affettiva.
Questa la storia, nella quale s’innerva una congerie di sentimenti e situazioni psicologiche, che
attengono a due tipicità di approccio nella formazione musicale di Johannes. Questo, a mio parere,
è l’aspetto più significativo e rilevante del romanzo, il suo valore profondo che lo propone come un
testo non solo di narrativa, ma di vera e propria formazione culturale, di grande utilità per giovani
che si avviino alla musica e allo studio di uno strumento, scoprendo lo straordinario ventaglio di
sensibilità ed emozioni che solo la musica sa generare. In questo particolare campo l’Autore ha
investito tutto il suo bagaglio culturale, la sua lunga esperienza di docente e formatore, il suo
talento di violinista, la sua cospicua sensibilità musicale, il suo modo di vedere la vita del musicista
ancorata a valori universali, alla “bellezza”, all’eccellenza tecnica coniugata all’espressione più
profonda dell’anima. Questo romanzo percorre intensamente le strade dell’animo umano, specie
quando le aspirazioni sono le più alte, le più difficoltose, ma anche le più appaganti.
Orbene, comprendo certamente che approfondimenti così densi di significato e suggestione non
possano risiedere in una pagina d’Introduzione. Sono invece aspetti che vanno scoperti godendo
pagina dopo pagina il dispiegarsi della narrazione. D’altro canto la scrittura di Fabrizio è così ben
scorrevole, invitante e ricca di dettagli che davvero intriga nell’intraprendere questo singolare
viaggio nel mondo della musica colta, dei suoi più insigni compositori – Johann Sebastian Bach in
primis, alla ricerca delle cui orme Johannes e Rita vanno a Lipsia e Weimar – nelle pagine più
suggestive del repertorio strumentale destinate al violino. Chi scrive non ha le necessarie
competenze musicali per apprezzare le innumerevoli sottolineature richiamate nel testo, anche se
per questo la storia non perde affatto d’interesse e appeal, tanto che molto pesa la sosta nella
lettura per quanto la narrazione avvince.
Lascio dunque al lettore il piacere d’avventurarsi in questa storia avvincente e coinvolgente, anche
con il piacere di scoprire singolarità così come sono apparse all’intuizione di chi scrive queste
modeste annotazioni introduttive. Voglio solo esprimere compiacimento verso l’amico Fabrizio per
questa ulteriore prova narrativa, peraltro ringraziandolo dell’amore che nutre verso L’Aquila, città
d’elezione dove ha scelto di vivere e di insegnare, fino ad un anno fa, tenendo la cattedra di violino
al Conservatorio “Alfredo Casella”. Ma dove ha scelto anche d’arricchire il patrimonio musicale
aquilano con la formazione e direzione del complesso strumentale Deltensemble, che io stesso ho
avuto il privilegio d’accompagnare negli Stati Uniti nel 2010, in una memorabile tournée che toccò
Detroit, Cleveland e Rochester, in ciò dimostrando quanto sia connaturato in Fabrizio Casu il
legame con la città dell’Aquila, con la sua storia e con la ragguardevole cultura musicale che la
contraddistingue. Un amore verso L’Aquila persino più intenso rispetto agli stessi aquilani.