La Roma della Repubblica. Il racconto dell’Archeologia

Nelle sale di Palazzo Caffarelli ai Musei Capitolini, dal 13 gennaio al 24 settembre è visitabile la mostra “La Roma della Repubblica. Il racconto dell’Archeologia”: un viaggio attraverso  la vita quotidiana a Roma  per conoscere  gli aspetti  della società e delle sue trasformazioni nei cinque secoli che vanno dalla nascita della Repubblica alla nascita dell’Impero.

È un vero e proprio viaggio nel tempo la mostra “La Roma della Repubblica. Il racconto dell’Archeologia” dal 13 gennaio al 24 settembre nelle sale di Palazzo Caffarelli ai Musei Capitolini, che si dipana tra il 509 a.C. e il 27 a.C., attraverso i manufatti della vita quotidiana, rinvenuti nel territorio romano fra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900, molti dei quali esposti per la prima volta.

Lo scopo di questo nuovo capitolo del grande ciclo Il Racconto dell’Archeologia, il secondo dopo la mostra La Roma dei Re del 2018, è quello di mostrare al grande pubblico la vita quotidiana a Roma, oltre la magnificenza delle opere suntuarie, ricostruendo gli aspetti salienti della società e delle sue trasformazioni nei cinque secoli che vanno dalla nascita della Repubblica alla nascita dell’Impero attraverso manufatti comuni che potremmo definire di “arte povera”.

Un percorso espositivo, articolato in 3 sezioni principali, costituito da circa 1800 pezzi, soprattutto in terracotta e ceramica, ma anche in bronzo, pietra locale e in rari casi in marmo, conservati per lo più nell’ Antiquarium, a cui si aggiungono alcune opere provenienti dalla Centrale Montemartini e una selezione di ritratti, in parte esposti nelle sale dei Musei Capitolini, in parte solitamente custoditi nei loro magazzini.

 

Superati i bellissimi lacerti di pavimenti musivi con decorazioni “povere” provenienti delle domus del Campidoglio, il percorso inizia dall’analisi del rapporto con le divinità sia dal punto di vista collettivo, espresso attraverso la costruzione di templi, sia da quello individuale, espresso attraverso oggetti votivi, rinvenuti in grande quantità in depositi come quello dedicato a Minerva Medica all’Esquilino, quello di Campo Verano e quelli individuati nel corso dello sbancamento della collina Velia e presso il Mitreo del Circo Massimo.

 

Estremamente contemporanea la ricostruzione in 3D del restauro integrativo dei frammenti originali di un altissimo esempio di coroplastica databile all’inizio del I secolo a.C. della Triade Capitolina, composta da Giove, Giunone e Minerva, da ricollocare idealmente in uno spazio frontonale.

Una vista inedita dei templi di Largo Argentina è offerta dalla proposta ricostruttiva elaborata a partire dai frammenti delle lastre di rivestimento in terracotta con tracce dei colori originari a cui si affianca la ricostruzione, affrontata per la prima volta, del monumentale frontone di età repubblicana del Tempio di Giove Ottimo Massimo, del quale non era mai stato studiato l’alzato.

Di grande importanza per la comprensione della vita quotidiana il tema dell’approvvigionamento idrico, che, prima della costruzione degli acquedotti, era affidato ai cosiddetti pozzi di captatione, scavati ai margini dei colli che, una volta dismessi, sono divenuti preziosi depositi di materiale vario, di cui in mostra troviamo, oltre agli oggetti sacri, decine di brocche talvolta con lettere inscritte e un interessante coperchio con la “firma” del proprietario incisa.

L’esposizione racconta inoltre lo sviluppo dell’artigianato di qualità che, da forme e tecniche arcaiche evolve nel corso dei secoli IV e III in nuove produzioni in cui la tecnica dello stampo assume un ruolo molto importante soprattutto per oggetti votivi come riproduzioni parti anatomiche, piccole stoviglie, arule, che hanno particolare fortuna nell’età medio-repubblicana.

L’ultima parte della mostra è dedicata alle manifestazioni di identità, prestigio e ascesa sociale a scopi propagandistici delle famiglie più influenti per mezzo di monumenti funerari posti lungo le vie di accesso alla città, come le decorazioni ad affresco della tomba Arieti all’Esquilino con scene legate al combattimento e al trionfo, i gruppi scultorei in pietra da Campo Verano forse appartenenti a un monumento commemorativo, l’urna in marmo greco ancora dall’Esquilino.

Una bella e interessante mostra, al tempo stesso scientifica e popolare, che ci accompagna alla scoperta di un’epoca arcaica, altro tassello nella ricerca storica della Città Eterna.

 

INFO

Musei Capitolini, Palazzo Caffarelli, Sale al terzo piano

Dal 13 gennaio al 24 settembre 2023

Tutti i giorni ore 9.30-19.30

Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura

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