Sanità: Ordini medici, ‘aggressioni non solo in ospedale, basta colleghi soli’ ‘Molte dottoresse di guardia devono farsi accompagnare da amici o parenti per fare in sicurezza turno, inaccettabile’

Roma, 16 gen. (Adnkronos Salute) – Le aggressioni al personale sanitario non avvengono solo in ospedale, le sedi di guardia medica o i centri di igiene mentale, sul territorio, sono stati, negli anni, teatro di tragiche aggressioni, finite con la morte di professioniste impegnate nel loro lavoro come: Paola Labriola, la psichiatra di Bari accoltellata da un suo paziente; Eleonora Cantamessa, investita – a Chiuduno (Bergamo) – dagli aggressori mentre soccorreva un uomo; Roberta Zedda, dottoressa in servizio nella Guardia medica di Solarussa, nell’oristanese, uccisa a coltellate all’interno dell’ambulatorio; Maria Monteduro, assassinata mentre svolgeva il suo servizio notturno nella sede di Arigliano, una delle frazioni di Gagliano del Capo, Lecce. “E’ improponibile continuare a pensare che le guardie mediche e altre strutture del territorio siano isolate e i camici bianchi debbano stare soli di notte. Non deve accadere più”, dice all’Adnkronos Salute il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli. “Buona parte di questi professionisti – continua Anelli – sono donne. Oggi accade una cosa anacronistica e inaccettabile: buona parte di queste colleghe si fanno accompagnare dal proprio compagno, da un parente, da amici per poter lavorare e fare il proprio turno. E’ una situazione al limite dell’assurdo. Serve accorpare i servizi. A Udine, dove pochi giorni fa una dottoressa di guardia medica è stata aggredita da un uomo che le ha messo le mani al collo, si è evitata la tragedia perché c’era con lei una collega che l’ha aiutata. Se fosse stata sola il finale poteva essere molto diverso”. Fondamentale, quindi, fare in modo che “le sedi non siano mai isolate. E dove è possibile le guardie mediche vanno messe negli ospedali. Tutti i servizi, anche quelli territoriali, devono stare insieme, per garantire una copertura di sicurezza accettabile. Questo non può avvenire in tutto il Paese, vista la complessa situazione orografica. In questi casi – conclude – meglio togliere le guardie mediche notturne”.

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