Occupazione, Silvestri (Fond. consulenti per lavoro): “Agenzie private centrali per sistema più efficace”

Roma, 1 mar. (Labitalia) – Le ipotesi di un sempre maggiore coinvolgimento delle agenzie private nella nuova gestione delle politiche attive “non mi sembra una grandissima novità, perché già funziona splendidamente in alcune realtà italiane. L’Emilia-Romagna del governatore Bonaccini è un esempio virtuoso di sistema misto pubblico-privato. Vanno presi questi esempi e portati a livello nazionale. Solo così si potrà avere un sistema efficace”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Vincenzo Silvestri, presidente della Fondazione consulenti per il lavoro, agenzia del lavoro costituita nel 2004, in applicazione della Legge Biagi. La Fondazione consulenti per il lavoro è l’agenzia per il lavoro dei consulenti del lavoro, costituita in ossequio al dettato della Legge Biagi, e opera in base all’autorizzazione ministeriale n.19009/2007. Fornisce agli iscritti tutti i servizi tipici delle agenzie del lavoro ed è ente senza fine di lucro. Silvestri sottolinea che “proprio nei giorni scorsi è stato presentato a Bologna il report dei risultati del 2022 della Regione Emilia Romagna. L’utilizzo delle agenzie private, assieme al sistema pubblico, permette al sistema economico emiliano-romagnolo di far arrivare ai disoccupati le offerte di lavoro, il cardine delle politiche attive. Perché non replicare? È realmente difficile comprendere le polemiche in atto”. Un sistema, quello delle agenzie per il lavoro private, dai numeri importanti. “Quelle regolarmente autorizzate -spiega Silvestri- sono circa 100. Le ultime rilevazioni indicano in circa il 25% del totale il movimento di occupati transitati tramite le agenzie private”, sottolinea. Ma il sistema attuale della gestione delle politiche attive ha possibilità di essere efficace e creare occupazione? “Invece che rispondere io, rispondono i fatti che abbiamo tutti sotto gli occhi. La fase attiva del reddito di cittadinanza non ha funzionato e lo ammettono per primi i promotori della legge stessa. Quindi, cambiare tutto non è un’opzione. È un obbligo se si ha a cuore la risoluzione dell’annoso problema della disoccupazione”, conclude Silvestri.

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