Merito, qualità, affetto, la scuola può tornare a indicare gli orizzonti

Il merito e la qualità sono esigenze necessarie. L’educazione alla affettività è un «particulare» che fa la differenza.

Ci sono il merito e la qualità. Caratteristiche o modelli di una scuola che deve necessariamente modificare l’approccio con la generazione studenti. Attraverso cosa? L’educazione. Educare. Educere. Termine antico che va definito come concetto di base.

Il merito diventa, certamente, sempre più fondamentale in un processo scolastico-culturale che possa guardare al futuro con maturità, impegno, professionalità. Altri concetti fondamentali si fanno strada.

La maturità. Entra in gioco qui una questione psico pedagogica che non dipende soltanto dalla scuola, ma da altre due agenzie portanti: la famiglia, «agenzia» educativa, affettiva, identitaria; la società come gruppo di interferenze che dovrebbe legare il patrimonio familiare con quelle delle nuove conoscenze di apprendimento che sono rappresentati dalle amicizie, dagli ambienti, dal tessuto comunicativo comparato.

Tutto questo è parte integrante della cosiddetta formazione. Ci si forma tra famiglia, la «piazza», la scuola. È in questi contesti che si forma una personalità, una personalizzazione delle «cose», un percorso anche «caratteriale». È la scuola, comunque, che ha un compito straordinario. Quando la scuola sbaglia non sbaglia in astratto. Sbaglia in un processo culturalmente educativo. Quando riesce nel suo compito ha realizzato il suo obiettivo e la sua formazione nei confronti non di un allievo soltanto, ma in un investimento.

Quindi io partirei dalla capacità della scuola nell’affrontare i nuovi volti generazionali. Non dimenticando, al di là del profitto cultura – istruzione, che l’insegnante è sempre una generazione altra rispetto a quella con la quale deve confrontarsi e alla quale generazione deve insegnare tra identità culturale, conoscenze, ricerca, valori, saperi sempre in transizione.

Il merito si innesca nel rapporto tra docente e allievo. Ecco perché bisogna saper guardare al merito con la consapevolezza che una società ha sempre più bisogno di formazione, conoscenze, cultura. Il merito può registrarsi dentro i «connotati» qualitativi? Forse sì. La qualità non è solo qualificazione. È conoscenza specialistica, ma anche comparata. Essendo una scala intermedia, ma fondamentale la scuola deve saper guardare alla formazione come apprendimenti eterogenei per una conoscenza meritocratica. Insomma, il merito si serve delle qualità.

Come si può prescindere da tutto ciò in una società che sceglie la meritocrazia? Bisogna dare un senso a tutto questo dire. Se la Pubblica Istruzione punta al merito chiaramente c’è una logica che non può fare a meno di tutta una pedagogia di orizzonte, in cui la metodologia è quella dell’apprendimento nei saperi e con i saperi non dimenticando la centralità che lo stesso merito ha il linguaggio della formazione umana. Un fattore antropologico che interagisce con la formazione e sta alla base, il più delle volte, con una «logica» di insegnamento e quindi di apprendimento. Educare alla affettività non è un principio disinvolto. Anzi. È coinvolgente e inclusivo che riguarda tutti. Noi come le «cose». Coinvolge il passato e il presente. Si innerva nel futuro.

Siamo figli della affettività. Non si deve prescindere da ciò. Se la famiglia è il primo nucleo la scuola costituisce il ponte con la società. E in una società in transizione diventa fondamentale. Non siamo figli di nessuno. Siamo figli di una eredità che non smette mai di essere il sentimento primario e prioritario delle civiltà. Ecco l’elemento antropologico che diventa codice esistenziale in tempo sparente e smarrente. Il merito e la qualità sono esigenze necessarie. L’educazione alla affettività è un «particurale» che fa la differenza.

La pedagogia di 50 anni fa aveva come principio portante il senso dell’uomo e l’orizzonte. Ovvero un orizzonte di senso in una filosofia pedagogica che istituiva e definiva parametri di vita. Ormai sono radici di una dimensione banfieldiana, ma che costituiscono ancora oggi gli assi di una comunità che chiede affetto dentro il merito e la qualità. Guardiamo con attenzione a ciò per ricostruire un patrimonio di essenze e cerchiamo di sostenere i valori e non solo le cose.

 

Related posts

Il Sabato Santo: L’intervallo sacro tra morte e rinascita. Un’archeologia del silenzio

Orizzonte di tempo. Casanova nel terzo centenario dalla nascita. Il libro a più voci pubblicato da Solfanelli editore 

Al via la 46ª Discesa Internazionale del Tevere: edizione del Giubileo tra sport, natura e spiritualità