Clima: la battaglia della dottoressa Benn, primo medico arrestato e sospeso ‘ ‘Continuo protesta, mie azioni pacifiche per lanciare allarme’, timori organizzazioni mediche Uk dopo provvedimenti disciplinari

Milano, 9 mag. (Adnkronos Salute) – Protestava “pacificamente” per lanciare al mondo un messaggio di allarme sui pericoli della crisi climatica per la salute. La dottoressa Sarah Benn è stata anche arrestata per la sua battaglia. E’ rimasta in piedi con un cartello di protesta fuori dal Kingsbury Oil Terminal nel Warwickshire, in Gb, incurante del fatto che stava violando un’ingiunzione che vietava espressamente le proteste contro la produzione e l’uso di combustibili fossili all’esterno del terminal. E lo scorso mese è stata sospesa dall’Albo medico diventando il primo camice bianco ad essere condannato e sottoposto a misure restrittive per le sue azioni da attivista per il clima. Sulla sua storia si sono accesi i riflettori dei media. E lei spiega che non smetterà di protestare. “Il mondo sta affrontando una crisi senza precedenti per il pericolo di collasso climatico ed ecologico, e credo che le mie azioni siano uno sforzo giustificato e proporzionato per lanciare un allarme sulla gravità e l’urgenza della situazione”, ha spiegato in un’intervista sulla rivista scientifica ‘Bmj’. Benn spiega che due anni fa si era impegnata in proteste pacifiche per impedire al governo di concedere nuove licenze petrolifere. E in quell’occasione è stata accusata per due violazioni, ha passato 8 giorni in custodia cautelare e dopo aver violato nuovamente la norma a settembre 2022 è stata arrestata, trascorrendo 32 giorni in carcere per oltraggio alla corte. Il tribunale ha precisato che le regole professionali non impediscono ai medici di impegnarsi in proteste pacifiche, ma impongono loro di rispettare la legge, e ha concluso che la condotta di Benn non era in linea con gli standard di condotta che ci si dovrebbe ragionevolmente aspettare da un medico, il che equivaleva a una cattiva condotta. La dottoressa è rassegnata al rischio che ulteriori proteste portino ulteriori problemi con la legge, ma dice: “Come medici, dovremmo proteggere la vita e la salute; dovremmo difendere i nostri pazienti. Continuerò in qualunque modo che ritengo sia il più efficace per convincere il governo a cambiare le sue politiche dannose per il clima”. Benn ritiene inoltre che il General Medical Council (Gmc) debba riconsiderare le sue regole quando si tratta di casi che coinvolgono il climate change. “I tempi sono cambiati: stiamo affrontando una minaccia esistenziale per l’umanità”, afferma. “Non sto chiedendo che la decisione” sulla sospensione “venga revocata, ma penso che il Gmc debba esplorare il motivo per cui ciò è accaduto e come dovrebbero forse cambiare le cose, per il prossimo medico che si troverà nella mia posizione”. Benn non è la sola a sollevare la questione. Le organizzazioni di medici, come la British Medical Association e la Uk Health Alliance on Climate Change, rimangono preoccupate che il suo caso possa costituire un precedente per altri dottori che protestano pacificamente. Il Gmc è chiaro, tuttavia, sul fatto che la decisione del tribunale non ha nulla a che fare con il clima, ma riguarda il fatto che ha infranto la legge.Benn e il marito negli ultimi 20 anni hanno apportato una serie di cambiamenti anche nel loro stesso stile di vita per ridurre le emissioni nocive: entrambi seguono una dieta vegana; hanno isolato la loro casa; non comprano il nuovo; non volano. Poi, nell’aprile 2019, quando gli attivisti di ‘Extinction Rebellion’ hanno lanciato un appello affinché tutti scendessero in strada per una protesta di ribellione internazionale, lei e la famiglia sono andati. Da lì è cominciato l’impegno della dottoressa, che si è unita a un gruppo locale e poi ha iniziato ad agire direttamente. In termini di risultati ottenuti, ammette: “Non è cambiato nulla, le emissioni continuano ad aumentare, la temperatura continua ad aumentare”. Ma la situazione è destinata a peggiorare e, sostiene, a quel punto la società si aspetterà che i medici aprano la strada su questo fronte. “La crisi climatica è una crisi sanitaria, è una minaccia per la vita e dovremmo assumere un ruolo di leadership. Dovremmo guidare gli altri e mostrare loro come si può condurre un’esistenza riducendo il proprio impatto sul pianeta. Ma dovremmo anche usare la nostra voce come professionisti per parlare apertamente dell’inazione del governo e del pericolo che ciò sta imponendo alle generazioni future. Comprendiamo la scienza e non possiamo ignorarla: è nostro dovere morale”, conclude Benn.

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