Il romanzo arriva alla pubblicazione dopo aver vinto, ad agosto
2024, la prima edizione del premio letterario per opere inedite indetto dalla Neo
Edizioni.
L’autore, un dirigente scolastico della provincia di Varese, ha convinto la giuria del
premio grazie a una voce autoriale particolarissima.
«Riccardo è un creatore di mondi – ammette l’editore Angelo Biasella. – E in questo
romanzo ne inventa uno. La sua attitudine è esattamente quella che ci aspettiamo
quando leggiamo un manoscritto. Vogliamo che l’autore ci porti da qualche altra
parte; che lo faccia in modo credibile, appassionante, e utilizzando uno stile
narrativo che sia in grado di sorprenderci».
Spettri Diavoli Cristi Noi va in direzione opposta alle attuali tendenze del mercato.
«La storia – continua l’editore – con i dovuti distinguo, ricorda Stand by me di
Stephen King. Il romanzo è indubbiamente per lettori forti. Quei lettori che ancora
amano leggere per il semplice gusto di farlo. Non è autofiction, non è un romanzo a
tema, non è una saga familiare. Potrebbe essere un romanzo di formazione ma
travalica il genere. È pura narrativa per palati fini».
Il romanzo di Ielmini si propone come pietra miliare di un progetto a lungo termine
della casa editrice abruzzese. La seconda edizione del Premio Neo Edizioni è in corso
d’opera e sarà, d’ora in avanti, uno dei canali che gli aspiranti autori possono usare
per presentare le proprie opere in cerca di pubblicazione.
IL LIBRO
Un uomo racconta, comincia da quando lui e il suo gruppo di amici – la Confraternita
– scorrazzavano nei boschi in sella a biciclette fiammanti. La colonna sonora di quel
tempo è intonata da vecchie che, con nenie ossessive, li mettono in guardia da
Belzebù, il demonio che aleggiava sulla loro giovinezza. E il Diavolo, in questa storia,
assume forme inattese nelle diverse tappe della loro esistenza; ogni volta ferisce il
paese – la Contea ‒ e minaccia l’adolescenza dei suoi eredi. La Contea persevera
sulle rive del lago ai piedi di una montagna dove i boschi transfrontalieri allungano la
propria ombra. In mezzo a castagni e cespi di robinie, la selva nasconde pericolosi
contrabbandieri, prostitute materne e tossici radiosi; osserva torvi incappucciati
celebrare messe nere e contempla il passaggio di un improbabile Messia
ermafrodito; con le sue fronde, il bosco lambisce statali dove il male si propaga in
ferite che tutti vorrebbero dimenticare. E poi c’è la morte di Frida, l’amata del gruppo, e c’è il Gigante dei traslochi. C’è Artù il muto, figlio del Gandhi, e c’è Arben l’albanese, con le sue cinque figlie e il loro improvviso destino:
personaggi che appaiono e spariscono come fossero spettri.
E c’è la scrittura di Ielmini: potente, prodigiosa, che plasma un mondo in cui a
raccontare è la voce dell’amicizia e della malinconia per un passato che non tornerà.
Una voce che deve ricordare persone, ricostruire accadimenti; deve farlo per
ritrovarsi, per non perdersi nei meandri della memoria, lungo un arco narrativo che
va dagli anni ʼ80 al nuovo secolo. La sua è la voce di un Noi che avvolge il lettore e lo
conduce fino alla stretta finale, a tu per tu con il Diavolo che ha rubato ai ragazzi la
loro innocenza.
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