Emofilia, ematologa Santoro: “Terapie attente a qualità di vita” Al talk Blood inclusivity, ‘ampia disponibilità di cure e scelta condivisa con il paziente’

Roma, 7 mar. (Adnkronos Salute) – “I malati rari ematologici hanno potuto usufruire delle molte novità terapeutiche che si sono sviluppate negli ultimi 30-40 anni. Le possibilità terapeutiche sono molteplici e da questo ne deriva sicuramente una maggiore consapevolezza del paziente e anche un maggiore scambio tra il medico e il paziente stesso in quello che riguarda la scelta della terapia più adeguata al suo stile di vita, cioè ai suoi bisogni e alla sua qualità di vita, appunto. La scelta della terapia è diventata un aspetto molto complesso: prende in considerazione tantissime variabili cliniche, ma anche relative alla qualità di vita del paziente e dei suoi bisogni”. Così all’Adnkronos Salute Cristina Santoro, dirigente medico nell’Unità operativa di Ematologia, Azienda Policlinico Umberto I nel Servizio di Emostasi e Trombosi, partecipando, ieri a Roma, al talk promosso da Sobi all’interno del progetto ‘Blood inclusivity’. A proposito delle patologie rare del sangue, l’emofilia “è una malattia cosiddetta a trasmissione diaginica, cioè la donna è portatrice e il maschio ne è affetto”. I pazienti infatti “sono fondamentalmente maschi – chiarisce Santoro – le donne con questa patologia sono molto rare. Parlando, per esempio, invece di Itp, cioè di trombocitopenia immune, c’è una certa prevalenza della donna, perché come in tutte le malattie autoimmuni, la donna è maggiormente colpita”.

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