Berto e Sgalambro, Le macerie del tempo. Da Capo Vaticano si ascolta la Sicilia delle sfide di Anatol. Intervento di Pierfranco Bruni

 Un  pubblico numeroso e attento  ha partecipato oggi, 15 marzo 2025, all’incontro dedicato alla figura di Giuseppe  Berto, autore tra i più originali e intensi del Novecento.L’evento si e’ svolto  nella splendida sala degli affreschi della facoltà di ingegneria di San Pietro in Vincoli- Sapienza Università di Roma , con una una tavola rotonda cha visto la partecipazione di autorevoli critici e studiosi come Pierfranco Bruni, Marco Mottolese, Valerio Rosa e Saverio Vita. A moderare l’incontro è stato il giornalista Pino Nano, guidando un dibattito ricco di spunti e riflessioni sulla figura e l’opera di Berto.

Dalla sua città natale, Mogliano Veneto, al periodo romano, fino al promontorio di Capo Vaticano, in Calabria, luogo che elesse a suo luogo dell’anima e dove trascorse gli ultimi anni della sua vita scrivendo alcuni tra i suoi maggiori capolavori, la produzione di Giuseppe Berto ha attraversato non solo luoghi, ma anche diversi temi e linguaggi narrativi, restando sempre fedele a una visione lucida e innovativa della scrittura.

Durante l’evento Pierfranco Bruni ha tracciato  un  percorso  che unisce la Calabria di Giuseppe Berto, luogo dell’anima in cui lo scrittore si ritirò in cerca di pace e ispirazione e la visione filosofica di Manlio Sgalambro.

“Berto ha lavorato sulla crisi del tempo moderno raccontando l’uomo nella sua tragicità. Sgalambro ha tracciato il profilo della tragicità partendo dalle macerie delle civiltà. La solitudine è il punto di incontro”.  Ha detto Pierfranco Bruni.

Da Capo Vaticano Berto guardava  l’orizzonte e  la  Sicilia, “verso sera cerco un posto da dove si possa guardare la Sicilia, di notte l’altra costa è una lunghissima distesa di lampadine con segnali rossi e bianchi (…) ecco qui mi costruirò con le mie mani un rifugio di pietre e penso che in conclusione questo potrebbe andar bene come luogo della mia vita e della mia morte”  (cit. da “il male  oscuro – G.Berto).

La solitudine  di Berto puo’ significare la reticenza o il destino, l’attesa e la sparizione tra il mare e le colline. Come per Sgalambro e e la sua  idea di isola inevitabilmente destinata a sparire: “La volontà di sparire è l’essenza esoterica della Sicilia. Poiché ogni isolano non avrebbe voluto nascere, egli vive come chi non vorrebbe vivere. La storia gli passa accanto con i suoi odiosi rumori. Ma dietro il tumulto dell’apparenza si cela una quiete profonda”. (Manlio Sgalambro).

Un confronto che ha evidenziato come Sgalambro e Berto  abbiano attraversato il Novecento con un linguaggio incisivo, esplorando le profondità dell’essere e superando il realismo per approdare a una dimensione più radicale della coscienza  e della letteratura .

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