Il romanzo per Bertoni Editore L’ intervista all’autrice
Iolanda che giocava con le nuvole (Bertoni Editore) è il nuovo romanzo di Cinzia Tarquinio. Iolanda, giovane avvocata familiarista, formatasi sull’impervio terreno degli abusi sui minori, rincorre sé stessa, le proprie radici e le sue diverse età, da primavera a primavera, lungo una catena di dodici mesi che non obbediscono a nessuna linearità temporale. Sono i colori e le vibrazioni delle stagioni ad incorniciare, in intima risonanza con la sua interiorità, l’accadere degli eventi, in un gioco di rimandi cronologici.
E’ il dondolio delle note struggenti di una Barcarola Veneziana di Mendelsshon, suonata come una consolazione da una Iolanda adolescente, dopo aver subito un atto di aggressione sessuale, a muovere il sipario sulla sua infanzia. A liberare il profumo del giardino dove, bambina, giocava con le nuvole: acquisendo la capacità, attraverso la contemplazione del loro rapido mutar di forme e di colori, di “disimparare a vedere, per vedere l’invisibile”. In una lezione infinita sulla bellezza che forma e costruisce la sua anima, lungo una strada curiosa ed appassionata: subendo il richiamo, come un incantesimo, tra meraviglia e una sorta di timore reverenziale, dei segreti celati nella grande biblioteca amorevolmente creata dai suoi genitori. Facendone proprio l’insegnamento che “la cultura è come si pensa e come si vive”. Come se i libri fossero i custodi delle regole, ignote, del mondo, con tutti i “come, i “da dove” e i “perché” delle cose. Così preziosi da rappresentare, per il pescatore Teodoro non meno che per Iolanda stessa, “la mappa di un tesoro nascosto da dover scoprire”: trasformando le parole in essi contenute in “tante piccole barche a vela”, con cui navigare a cielo aperto verso mondi universi sempre nuovi. Un’educazione sentimentale, affettiva ed empatica tanto profonda da costituire la risorsa più grande di Iolanda: sostenendola nella costante esigenza di voler trattenere il senso “delle cose che ogni giorno ci illudono e ci innamorano”, per non vederle scorrere via. A tracciarle un destino dischiuso sui suoi futuri percorsi a difesa di quanti, specie minori, quella possibilità di coltivare i propri sogni viene negata e sottratta. Una forza riflessa nello sguardo con cui lei stessa, insieme a Teodoro e al maturo collega Arturo, accompagna, con la bellezza di un sorriso leggero, talora dolente, le storie dei personaggi che intrecciano la loro strada alla propria, tra i quali e accanto ad altre ancora, le figure di Caterina, vittima di un brutto abuso sessuale di gruppo da parte di coetanei minorenni, e di Camilla, autrice quindicenne dell’infanticidio del suo neonato. Alla ricerca di una riparazione autentica delle varie forme di violenza profondamente sofferte sia da ciascuna di loro sia dal piccolo Nicolas. Delineando, con logica opposta a quelle brutali volgarità, i contorni di una narrazione espressa con un lessico teso a sfumare e ad alleggerire la pesantezza di gestiti incattiviti e vuoti. A combattere, “con mani finalmente nude, armate, ancora una volta, solo d’amore”, ogni conflitto cosmico “che insanguina il mondo con pianto di miseria, di innocenza perduta e di crudeltà subìte”: tanto devastante quanto le inutili guerre private, dell’amore e del disamore – quale quella vissuta da Gaia – consumate facendo rimbalzare, “contro le pareti strette di stanze svuotate”, l’eco di parole annegate “in pozzanghere di rabbia e di dolore”. La giovane avvocata persegue, così, l’idea del “bene”, tra poetica e filosofia di vita, attraverso l’affermazione di una giustizia che sappia interrogare sé stessa e ritessere le trame di tessuti contestuali lacerati da stupidità o da cinismo spregiudicato. Con lo scintillio della bellezza, tra uno specchio d’acqua dolce e le dolci colline umbre, a spalancarle gli orizzonti infiniti “di campi stellati e di sogni arati, di giardini fertili e di fonti d’acqua chiara, di case dalle pareti di luce e di galassie”. Donandole la nostalgia di ogni possibile futuro: incontro, con le sue amiche nuvole, al proprio tredicesimo mese.
INTERVISTA ALL’AUTRICE
1) QUAL É IL TUO RAPPORTO CON LA SCRITTURA ?
La mia è una formazione classica, umanistica, ininterrotta, per innata curiosità e naturale inclinazione a pormi interrogativi, ad ampliare la prospettiva del mio punto di vista sulle cose del mondo. Scrivere è connaturale a questo mio modo di essere: una necessità vitale, di pura gioia e bellezza. Un gesto interiore, esplorativo e liberatorio, che mi restituisce un senso di grata felicità per il valore, suo proprio, che lo scrivere riveste in sé e per sé. É l’immergermi in una dimensione che mi pone a contatto con parti inesplorate di me e, al contempo, è il sentirmi in connessione profonda con il reale. A respirare la Vita, il suo battito. Per ragioni professionali, legate al mio mestiere di avvocata, che della vita mi offre una visione per lo più dolente, talora smaliziata ed incattivita, di scritti ne elaboro tanti, quotidianamente: tutte cose necessariamente strette in forme e contenuti obbligati, con un’aurea quasi “curiale”, dati i tecnicismi a cui questo esprimersi deve essere necessariamente contenuto ed ancorato. I brevi saggi a carattere giuridico che pubblicai negli scorsi anni sul tema delle relazioni familiari e del disagio minorile lo attestano. L’esigenza di sgabbiare – finalmente svincolata da briglie formalistiche e da schematismi espressivi per così dire “liturgici” – mi è cresciuta addosso, intimamente, come un’onda che alla fine mi ha sommersa: insieme con la voglia di dare spazio aperto alla mia creatività: nella prosa, specie poetica, come nella Poesia, che è la mia cifra.
2) COME NASCE L’IDEA DEL TUO MANOSCRITTO?
Iolanda, giovane avvocata familiarista, con la piccola folla dei suoi compagni di viaggio, mi si è imposta con urgenza impetuosa, per farsi narrare tutta di getto, nel giro di un paio di mesi. L’ho sentita esplodermi dentro, all’improvviso, per rispondere, appunto, ad una mia esigenza interiore che sentivo di voler condividere. Portandomi a rincorrere le sue diverse età, lungo una catena di dodici mesi – da Primavera a Primavera – in un gioco di rimandi cronologici che non obbediscono a nessuna linearità temporale. Sospesa tra passato e presente, tra sogno e realtà, tra poetica e filosofia di vita, nella incessante ricerca del senso delle cose “che ogni giorno ci illudono e ci innamorano”. Per raccontare di innocenze profanate, di una violenza sessuale di gruppo, di un infanticidio, di una grande biblioteca in cui imparare a volare e di un giardino popolato da un cane, un gatto, un canarino, un riccio e due tartarughe con nomi da filosofi. A voler combattere, a mani nude, ogni conflitto cosmico o privato – dell’amore e del disamore – che insanguina il mondo “con pianto di miseria, di innocenza perduta e di crudeltà subite”. Mossa da un’appassionata idea di Giustizia “riparativa”, che sappia interrogare sé stessa e ritessere le trame di tessuti contestuali lacerati da stupidità e da cinismo spregiudicato.
3) RACCONTACI I LUOGHI DOVE É AMBIENTATO?
La narrazione si dipana su un palcoscenico mutevole, ove i colori e le vibrazioni delle stagioni incorniciano l’accadere degli eventi, le nuvole insegnano a vedere l’invisibile e la Bellezza costruisce l’anima. Lo sfondo si trasforma, di mese in mese: un giardino d’infanzia, gli scenari trasognati del Lago Trasimeno, le dolci colline umbre, l’acquedotto, sospeso nel tempo, di una Perugia antica e Assisi, con le sue case dalle pareti di luce e la pietra rosa del monte Subasio, “pietra che scava e rasserena”. Luoghi che spalancano gli orizzonti infiniti di ogni possibile futuro: il tredicesimo mese di Iolanda.
4) PARLACI DEI PERSONAGGI DEL TUO ROMANZO?
Iolanda è un’avvocata che si è formata sull’impervio terreno degli abusi sui minori e il suo percorso è a difesa di quanti, specie minori, non hanno voce né possibilità di dare spazio ai propri sogni. Una forza, la sua, riflessa nello sguardo con cui accompagna, insieme al vecchio pescatore di sogni Teodoro, e al maturo collega Arturo, le storie dei molti personaggi che intrecciano la loro strada alla propria, tra cui – accanto ad altre figure ancora – vi sono quella di Caterina, vittima di un brutto abuso sessuale di gruppo da parte di coetanei minorenni e di Camilla, autrice quindicenne dell’infanticidio del suo neonato.
5) COME É NATA LA SCELTA DEL TITOLO?
Ho iniziato a scrivere il mio libro partendo dal titolo. Iolanda in germanico significa “guerriera” e in greco antico evoca il colore delle viole: un nome in cui è tracciato un destino e che nasconde un segreto. L’immagine di lei, bambina, che gioca con le nuvole, me la porto dentro da sempre. Corrisponde al mio modo di vedere le cose e di affrontare la vita, oltre le apparenze, con leggerezza. Ed evoca una esigenza di levità, che permea il lessico di cui è intessuta la trama del romanzo, tesa a sfumare – con logica opposta a quelle brutali volgarità – la durezza dei temi trattati e la pesantezza dei gesti, incattiviti e vuoti, narrati.
6) QUALI SARANNO LE PROSSIME INIZIATIVE RELTIVE AL LIBRO?
Le prime presentazione avverranno in Umbria: a Perugia e ad Assisi. Poi, a maggio, ci sarà l’importante appuntamento con il Salone del Libro di Torino. E a seguire, penso che io e Iolanda gireremo tra gli amici sparsi nella penisola: i posti e i luoghi sono ancora da definire.
7) SE DOVESSI SCEGLIERE UNA FRASE DEL TUO ROMANZO QUALE SCEGLIERESTI E PERCHÉ?
Amo questa immagine: “Iolanda, bambina, cresceva sotto l’azzurro di un cielo assoluto e diverso, che sembrava proteggerla dal resto del mondo. Al tempo stesso, il cosmo che le si apriva davanti tutto intero, fino a perdercisi dentro, in una lezione infinita sulla bellezza, formava e costruiva la sua anima.” Quell’azzurrità riflette il mondo interiore di Iolanda, traccia il suo destino, le sue discese ab imis, nella profondità di sé stessa, ma anche la sua ascesa vertiginosa a sfiorare l’illimitato, oltre la soglia del sensibile, a trarne forza e motivazione. E lo scintillio di quell’armonia cosmica, spalanca l’orizzonte di ogni sua ricerca di senso, nell’affrontare, con i piedi a terra, il reale.
8) SE DOVESSI SCEGLIERE TRE AGGETTIVI PER RAPPRESENTARE IL TUO ROMANZO, QUALI SCEGLIERESTI? Lirico, appassionato, universale.
9) IN QUALE GENERE LETTERARIO INCASELLERRESTI IL TUO LIBRO?
E’ un romanzo di formazione, per me che l’ho scritto e per coloro che lo faranno proprio: con squarci poetici e riflessioni saggistiche.
10) É IMPORTANTE SCRIVERE, MA É SICURAMENTE PIU’ IMPORTANTE LEGGERE LE TUE LETTURE PREFERITE?
Amo la poesia, la filosofia, la letteratura, l’Arte: sono cresciuta in una vasta biblioteca, subendone il richiamo come un incantesimo, con senso di meraviglia e una sorta di timore reverenziale, per i segreti che lì vi sono celati. Tra i poeti, mi piace ricordare Paul Éluard, Jacques Prévert, Arthur Rimbaud, Charles Baudelaire, Guillaume Apollinaire, Cesare Pavese, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Mario Luzi, Fernando Pessoa…e, recentemente, ho scoperto autori più di nicchia di una potenza straordinaria, quali David Gascoyne… ma la lista sarebbe lunga. Albert Camus mi è caro, non meno di Kafka, di Margherite Duras e di Hermann Hesse. Attualmente sono incuriosita dal pensiero di Lacan e mi affascina, da sempre, il mondo della psicologia del profondo di Freud e Jung: tutto da approfondire. I libri che ho ora sul comodino sono due: “Di Mare e di Memoria” una silloge poetica di Furio Durando e “Coloro che mi hanno abitato”, un’antologia personale di Doriano Fasoli. Per dirla con il mio amato Socrate, so di non sapere. E muoio della curiosità che accende, in me, fuochi.
Cinzia Tarquinio è originaria di Assisi, ove ha conseguito la maturità classica, secondo un percorso di formazione umanistica mai interrotto e arricchito anche con lo studio, da privatista, del pianoforte, con il conseguimento del diploma in teoria musicale presso il Conservatorio Morlacchi di Perugia. Si è laureata in Giurisprudenza e, dopo una breve esperienza universitaria, ha scelto di dedicarsi interamente alla professione forense, con particolare attenzione all’ambito del diritto di famiglia e dei minori. Autrice di dodici piccoli saggi a carattere giuridico, ha dato spazio aperto alle esigenze di bellezza e di creatività che la animano attraverso la poesia. “Iolanda che giocava con le nuvole” è il suo romanzo d’esordio.