Il ricordo di Francesco avrà sempre un posto rilevante in ciascuno di noi

Il messaggio di don Giuseppe Longo Consulente ecclesiastico dell’UCSI Sicilia

La Pasqua del Pontefice Francesco. La Settimana Santa con la sua rituale liturgia sempre uguale, ma sempre nuova apre orizzonti nuovi per una vasta gamma di riflessioni e suggestioni dalla forte caratura emozionale a sostegno del nostro credo. Le pagine degli evangelisti hanno descritto figure note, meno note e sconosciute che mai nessuno può attribuire al caso, la cui storia presunta o reale entrava nel grande gioco pedagogico tendente a svelare il mistero della fede. Nicodemo, sicuramente una delle figure che non brilla per numero di presenze nelle sacre pagine, è metafora di quanti addentrandosi per il sentiero della verità cercano di colmare i vuoti dovuti alla costatazione della propria nudità e fragilità. La notte, priva di quella luce che permette di distinguere con chiarezza, è il contesto nel quale prende le mosse chi, a tentoni, desidera conoscere l’origine di una nuova alba, una nuova rinascita, perché sente l’innata consapevolezza che le tenebre del nulla non possono inghiottire la scintilla della vita. Una sete di sapere che non può essere colmata dal sentito dire, ma necessita dell’ascolto e dell’incontro. Sarà l’esperienza del contatto col corpo esanime di Gesù, dopo aver consegnato il suo spirito nelle mani del Padre sulla croce, dal costato del quale uscì sangue e acqua a simboleggiare una nuova creazione dopo quella di Eva dal costato di Adamo, che spazzerà via le tenebre e farà venire alla luce come nuova creatura. Come Nicodemo ha avuto contezza della rinascita toccando il corpo mortale di Gesù, così fissare lo sguardo sulla croce nutre la speranza sulla possibilità di passare oltre il limite del tempo retaggio della adamitica caduta. Questa Pasqua, espressione di nuova alba, di rinascita, di Resurrezione, è stata perfettamente vissuta, incarnata dal nostro beneamato Pontefice Francesco che è passato oltre l’esistenza umana per entrare nel Regno di Dio, dove non ci sono più lacrime né sofferenza, e per godere della pienezza della gioia. Il Papa venuto dalla fine del mondo è passato oltre verso un nuovo inizio, una nuova alba con un sole che sorge dall’alto. Quel sepolcro vuoto, quella sede vacante, ci rattristano gettandoci nello sconforto, e vorremmo allontanarci sempre più, ma non sarà facile dimenticare le sue esortazioni alla misericordia, ad annunciare Cristo con gioia, ad uscire dal nostro egoismo per aprirci all’altro, a diventare Chiesa ospedale da campo, al rispetto per il creato e la diversità. Il Papa, che ci invitava ad ascoltare non con le orecchie ma col cuore, ci ha insegnato a ritornare al cuore come Maria che custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore di Madre di Gesù e della Chiesa. Perciò il ri-cordo di Francesco avrà sempre un posto rilevante in ciascuno di noi, con la certezza che dal cielo ci ricolmerà di quelle benedizioni, spesso richieste a noi poveri credenti. Ciao padre Francesco.

Don Giuseppe Longo

Consulente spirituale UCSI Sicilia

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