Un libro che rilegge il seduttore in un Orizzonte di tempo per Solfanelli editore con il contributo di diversi studiosi .A cura di Franca De Santis
Una vita da Casanova? Il tempo corre lungo le pareti dell’esistenza.
Una rappresentazione dei giorni che formano un mosaico
tra luoghi e viaggi, tra città e amori la cui sensualità è seduzione
ricercata e vissuta.
Giacomo Casanova è molto di più che un “libertino”. Le sue
avventure, tra la fine dell’Ottocento e i primissimi del Novecento,
ci mostrano un personaggio che ha attraversato un’epoca complessa,
ricca, viziosa, rivoluzionaria, restauratrice, innovativa e forse
decisiva, nel bene e nel male. O al di là di essi. Il tempo del
tramontare! Questo tempo è nella coscienza di Casanova. Il tempo
del crepuscolo! Un personaggio vissuto da filosofo, come egli stesso
dice, e morto da cristiano.
Ma l’Illuminismo inciderà in Casanova? Direi pochissimo. Fu
chiaramente un anti-Illuminista, perché non accettava la Ragione.
Decadente prima dell’Esistenzialismo. Surrealista prima del
Surrealismo. Romantico prima della istituzionalizzazione dell’impero
e dell’azione. Profondamente legato a una religione della
libertà. È proprio il concetto di libertà che lo rende eretico. Anzi,
colpevole di eresia.
Ma quanti possono dire: “Casanova sono io”, in un contesto e
in una città in cui tutti sono mascherati e si obbedisce alla sola
legge dell’ipocrisia? Chi è stata la vera madame Bovary? La donna
chiamata Henriette? Tutto ruota intorno alla seduzione? Non
credo.
Casanova fu filosofo, intellettuale e poeta. Filosofo quando
discute sulla Ragione e sul Tempo. Intellettuale quando innerva
nel dibattito una visione politica tra potere laico ed ecclesiastico.
Poeta quando recita la bellezza e sublima la donna in un piacere
dello sguardo che supera la carnalità e la corporalità. In sintesi,
egli fu l’uomo nuovo nell’“età della ragione” di Kant.
Il suo pensiero non è sociologico, ma lirico e, se si vuole,
antropologico. Sposta i temi del “progresso” sulle problematiche
dell’eleganza della Tradizione. Certo, Henriette è il pilastro della
sua esistenza e lo si constata soprattutto nei suoi ultimi giorni di
vita, quando la meditazione diventa una ricerca del suo tempo
perduto. La Tradizione è nella nostalgia che cavalca i suoi anni. Fu
un nostalgico.
Il mio Casanova non è un libertino. È un rivoluzionario tout
court ed è un seduttore che si è perso nel tempo e ha ritrovato
l’amore nella solitudine e nella memoria. Non l’ha cercato, ma ha
vissuto.
Si smette di vivere quando non si ha coraggio di affermare le
proprie idee. «Languire dietro una bella insensibile o capricciosa
è da idioti. La felicità non dev’essere né troppo comoda né troppo
difficile.»
Le Memorie, che scrisse poco prima di morire, costituiscono la
vera novità di un modello di scrittura e di fare letteratura attraverso
alcuni codici che restano fondanti.
Parlare di virtù per Casanova non significa decodificare il
concetto di virtuoso ma di intelligenza. Intelligenza come saggezza:
«L’uomo saggio […] non potrà mai essere completamente
infelice.»
Ci sono almeno tre codici rappresentativi di un modello di fare
letteratura: la confessione, la riconsiderazione storico-esistenziale
e il rapporto tra la non-ideologia e il superamento dei processi
volteriani e rousseauiani. Casanova ha scritto molti testi anche
narrativi in cui racconta il “duello” tra personaggio e immaginazione.
È certo che le storie della sua vita restano alla base di una
visione in cui la biografia incontra la parola narrante. Ciò è un
primo stadio di natura prettamente letteraria che cambia sostanzialmente
il percorso che si era seguito fino a oltre la metà del
Settecento. Un secolo innovativo ma anche terribile. È il tempo
delle eresie consumate nella giustizia selvaggia. È il tempo dei
processi sommari. È il tempo che la rivoluzione giunge all’epilogo
del terrore e del giacobinismo.
Nel tomo, che nasce dal Progetto Casanova 300,“IN ORIZZONTE DI TEMPO. Una vita da Casanova. A trecento anni dalla nascita” (Solfanelli, pagine 257) si compie un viaggio comparato su Casanova. Il testo è curato da Franca De Santis e porta i contributi di studiosi: Maria Teresa Alfonso, Arianna Angeli, Micol Bruni, Marilena Cavallo, Mimma Cucinotta, Neria De Giovanni, Carmen De Stasio, Maria Grazia Destratis, Maria Fedele, Rita Fiordalisi, Suzana Glavas, Alberico Guarnieri, Pasquale Guerra, Roberta Mazzoni, Antonietta Micali, Anna Montella, Ippolita Caterina Patera, Giovanna Pezzillo, Rosaria Scialpi, Gioia Senesi, Patrizia Tocci, Matilde Tortora, Cristiano Vignali, Antonella Colonna Vilasi.
Casanova è oltre. La sua rivoluzione è nei costumi. Porta sullo
scenario la bellezza. Ciò nasce proprio dal suo attivare l’immagine
della seduzione. La donna è protagonista in tutto il suo teatro
umano. La donna è bellezza. La donna è trasgressione. Non è
Casanova a essere il trasgressivo. È la donna. Perché senza la
volontà trasgressiva della donna, egli non avrebbe avuto un ruolo
nella cultura della maschera e della passione. Goldoni lo sapeva e
lo apprenderà tutta la letteratura amorosa che va dal Settecento
a D’Annunzio.
I concetti principali sono il piacere, perché non c’è donna senza
piacere, e il potere. Casanova è in conflitto con le chiese e con la
politica. Rifiuta la borghesia perché è un aristocratico e da questo
mondo è continuamente affascinato, come si evince nei suoi scritti
teologici e filosofici.
Nel momento in cui fa i conti con sé stesso, si sente pronto ad
affrontare la vita nella morte: «All’età di settantadue anni, nel
1797, quando posso dire “vixi” benché viva ancora, mi sarebbe
difficile trovarmi uno svago più piacevole […]. Nel rammentare i
piaceri da me provati, li rinnovo, ne godo di nuovo, e rido delle
fatiche sopportate che non sento più. Particella dell’universo,
parlo all’aria […]. So di aver vissuto perché ho avuto delle sensazioni.» E ancora: «La morte è un mostro che caccia dal gran teatro
uno spettatore attento, prima della fine di una rappresentazione
che lo interessa infinitamente.»
Casanova, nato il 2 aprile del 1785, muore il 4 giugno 1798.
Sceglie la solitudine come esilio. O si fa scegliere dall’esilio non
potendo più abitare il suo tempo? Tutto ha un tempo ed esso
cammina dentro. Nel cuore. Fa solchi nell’anima. Rende consapevoli
che non tutto può essere come è stato. Ci sono delle scale,
ovvero delle tappe che si devono attraversare, nel corso degli anni.
A Dux si accorge di aver salito tutti i gradini. Ora bisogna fare il
moto inverso, riscenderli. È qui che il suo si ferma.
Navigò il disordine? Direi di no. Era molto lucido nelle sue
espressioni pur in una vita convulsa. Ne sono una traccia tutti i
suoi libri, che hanno restituito il senso di un’epoca.
Oggi come ricordiamo Casanova? Questo libro lo colloca,
grazie a diverse interpretazioni, all’interno di un quadro abbastanza
variegato che ci permette di dare una lettura comparata
ma inevitabile per comprendere sia il dato storico sia letterario sia
filosofico. Un approfondimento serio, meticoloso, significante.