Napoli, 17 giu. (Adnkronos Salute) – (Dall’inviato Francesco Maggi) Dopo il 31 luglio “vogliamo continuare ad assicurare servizi importanti come il pronto soccorso, ma dobbiamo dare un messaggio chiaro che i ‘gettonisti’ non possono essere l’unica risposta che il Ssn dà soprattutto nei reparti d’emergenza. Noi vogliamo che i medici entrino dalla porta principale del Ssn, questo vuol dire fare un concorso ed essere assunti e lavorare a tempo pieno per la sanità pubblica. Ora, dobbiamo capire la situazione regione per regione e verificare quanti ‘gettonisti’ operano nei vari servizi. Dobbiamo dare il segnale che non è questo il modo per andare avanti. Assunzioni? Ciò che viene speso per i ‘gettonisti’ può essere usato per fare assunzioni. Le professionalità ci sono, se tanti giovani scelgono di fare i gettonisti sono convinto che rientrerebbero nel Ssn”. Così’ il ministro della Salute Orazio Schillaci, a margine della seconda giornata degli Stati generali della prevenzione che si chiudono oggi a Napoli, rispondendo alle domande dei giornalisti sui rischi legati alla scadenza dell’uso dei medici ‘gettonisti’ da parte di Asl e ospedali.Sul problema che quando firmano il contratto da ‘gettonisti’, i medici non possono per due anni rientrare nel Ssn, “andiamo a vedere questo contratto che mi incuriosisce…”, ha chiosato il ministro. I cosidetti ‘gettonisti’ sono professionisti che lavorano fuori dall’organico ordinario, assunti tramite cooperative o in modalità libera professionale (partita Iva). Questi dottori vengono impiegati ‘su chiamata’ per coprire turni scoperti, specialmente nei reparti di emergenza-urgenza. Secondo il sindacato Anaao-Assomed, la spesa per i ‘gettonisti’ ha sfiorato nel 2023 il miliardo di euro e nel 2024 dovrebbe essere molto vicina. Secondo il sindacato dei medici dirigenti del Ssn, “asl e ospedali senza gettonisti dovrebbero altrimenti issare bandiera bianca. Le strutture – denunciava in una nota l’Anaa-Assomed – sono costrette ad affidarsi a sanitari, che si sono licenziati da altri ospedali per darsi alla libera professione: guadagnano fino al 30% di più rispetto ai dipendenti del servizio sanitario nazionale e ottengono condizioni di vita e di lavoro migliori”.