di Maria Sole Stancampiano
In piazza a Palermo il Quartiere Matteotti. Un rione che, quando fu costruito a partire dagli anni Trenta, era estrema periferia urbana, avamposto della città prima delle ville settecentesche della Piana dei Colli e dei giardini di arance e limoni sotto Monte Pellegrino.
Oggi il quartiere, che si chiamava Littorio nell’era fascista della costruzione, è intitolato a Matteotti ed è una delle zone più ambite di Palermo perché mantiene le caratteristiche della “città giardino” con edifici in stile liberty circondati dal verde.
Gli abitanti, borghesia colta, si sono riuniti per inaugurare l’attività dell’Associazione Culturale “Piazzetta Matteotti”, nata senza scopo di lucro dalla volontà di un gruppo di residenti, con l’obiettivo di migliorare la qualità del vivere nel quartiere.
L’associazione si impegna a promuovere iniziative culturali, sociali e urbanistiche. Di fatti, le principali attività dell’associazione includono: il recupero urbano per migliorare il decoro e la pulizia della piazza e del quartiere, collaborando con le autorità locali per garantire un ambiente più sano e accogliente; manifestazioni culturali, rappresentazioni teatrali, dibattiti pubblici al fine di coinvolgere i cittadini e promuovere la cultura anche al di fuori del centro storico; aggregazione sociale, con l’obbiettivo di creare spazi di incontro e riflessione per i residenti, con particolare attenzione ai giovani; favorire la socialità e il senso di comunità. Lino Buscemi, già dirigente regionale, avvocato e giornalista, da neopresidente dell’Associazione Matteotti, ha sottolineato l’importanza di portare eventi culturali e socialità anche nei quartieri residenziali, fuori dall’affollato centro storico. “Ogni parte della città deve diventare un luogo di crescita e condivisione”, ha detto.
Per questo il primo evento dell’associazione è stato la presentazione del libro “Memorie, storie e usanze di una Sicilia che non c’è più” di Gaetano Basile, appassionato divulgatore di tradizioni culinarie e culturali. Basile ha intrattenuto i numerosissimi intervenuti come un cuntastorie degli anni che furono. Una narrazione al di là del libro che già di suo è viaggio nostalgico attraverso una Sicilia ormai lontana. Basile, anche lui giornalista, ha fatto rivivere il ricordo di una terra ricca di cultura e storia, ma anche di contraddizioni e pregiudizi. La sua prosa, molto autobiografica, è un’immersione nella Sicilia più profonda, di cui coglie ogni sfumatura.
Uno degli aspetti più interessanti del libro è la capacità dell’autore di rappresentare la realtà senza edulcorarla. Basile, infatti, non esita a denunciare il malaffare, la corruzione e l’ignavia dei siciliani e della loro classe dirigente. Ma lo fa come un innamorato deluso, come chi ama profondamente la sua terra e ne coglie le storture. Le storie si susseguono con una struttura lineare. Ogni personaggio, immaginario o reale, viene introdotto come uno di “famiglia”. Il che rende la lettura ancora più coinvolgente.
Applausi alla fine per l’Associazione “Piazzetta Matteotti, per la sua instancabile animatrice, Loredana Carubia, per Lino Buscemi e, ovviamente, per il cuntastorie Gaetano Basile.
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