Approvato dal Cipess il piano definitivo per l’opera che collegherà Calabria e Sicilia. Sarà il ponte a campata unica più lungo del mondo. Lavori al via nel settembre 2025, finanziamento interamente pubblico. Esultano Salvini e il governo, ma le opposizioni e gli ambientalisti alzano le barricate
Il Ponte sullo Stretto di Messina non è più solo un’idea sospesa tra promesse e polemiche: è realtà. Mercoledì 6 agosto, il Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) ha approvato il progetto definitivo dell’opera destinata a collegare Calabria e Sicilia. Un’infrastruttura ambiziosa, pensata per rispondere a esigenze di mobilità e sviluppo, e che si distingue anche per alcune caratteristiche tecniche da primato.
Il ponte sarà il più lungo al mondo a campata unica, con una campata centrale di 3.300 metri sospesa sul mare. Le torri, alte 399 metri, svetteranno più dell’Empire State Building. Il piano stradale sarà posizionato a 70 metri sopra il livello del mare, permettendo il passaggio delle navi senza interferenze. Una struttura imponente, certo, ma anche pensata per durare: resisterà a terremoti fino a magnitudo 7,5, a raffiche di vento fino a 216 km/h e alle correnti dello Stretto, che possono raggiungere i 3 metri al secondo.
Non si tratta solo di una sfida ingegneristica, ma anche di un cambio radicale nei trasporti tra le due regioni. Ogni giorno sul ponte potranno transitare circa 6.000 veicoli e 200 treni, riducendo l’attuale tempo di attraversamento da oltre due ore con il traghetto a circa 15 minuti.
Il progetto sarà interamente finanziato dallo Stato, con una copertura economica già approvata di 11,63 miliardi di euro, grazie al Fondo per lo Sviluppo e la Coesione e ad altri fondi pubblici, come stabilito dal DL 35/2023 e dalla legge 58/2023. L’inizio dei lavori è previsto per settembre 2025, con una conclusione stimata entro il 2032.
“Siamo davanti a un grande risultato per l’Italia, per il Sud, per il futuro,” ha commentato il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che da tempo ha fatto del Ponte una delle sue principali battaglie politiche. “Dopo decenni di parole, finalmente si parte. Il Ponte non è solo un’opera strategica, è un simbolo: unisce territori, persone, opportunità.”
Ma come accade spesso in Italia, accanto agli applausi non mancano le critiche. A guidare il fronte del “no” ci sono il Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana, i Verdi, e gran parte del mondo ambientalista. Per loro, l’opera è inutile, costosa e dannosa per l’ambiente. “È un’opera anacronistica, che devasta un ecosistema fragile e non risponde ai veri bisogni delle comunità,” ha dichiarato Ebe Giacometti, presidente di Italia Nostra. Altri, come Legambiente e WWF, chiedono piuttosto di investire sulle ferrovie locali, sulla manutenzione delle infrastrutture esistenti e sulla mobilità sostenibile.
Nonostante le divisioni, però, l’approvazione del progetto segna un punto di non ritorno. Dopo decenni di annunci, dietro questa decisione ci sono numeri, fondi, date. Il Ponte sullo Stretto – sogno, incubo o scommessa, a seconda dei punti di vista – è pronto a prendere forma. E l’Italia, volente o nolente, si prepara a costruire la più grande opera ingegneristica della sua storia recente.