“Cavalleria rusticana” di Mascagni al Castello di Lombardia Di Enna

La lirica ritorna dopo decenni nel salotto musicale della città con il Festival Lirico dei Teatri di Pietra

È una serata attesa da lungo tempo, quella che il Festival Lirico dei Teatri di Pietra sta per regalare alla città di Enna. Domenica 17 agosto, alle ore 21:00, il cortile del Castello di Lombardia – imponente fortezza medievale che domina l’Ombelico della Sicilia – ospiterà “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni, riportando la lirica tra le pietre del maniero dopo un’assenza di oltre vent’anni, secondo alcune fonti anche trentacinque, durante i quali il sito ha perso, salvo rare occasioni, la sua vocazione di salotto musicale cittadino.

Il merito del cambiamento è del Festival e del Coro Lirico Siciliano che lo organizza e promuove .

La regia è affidata a Marco Savatteri, artista dallo sguardo visionario, capace di trasformare i luoghi in narrazione drammatica; la bacchetta musicale è del maestro Alfredo Salvatore Stillo, che dirigerà l’Orchestra del Teatro “Francesco Cilea”; il Coro Lirico Siciliano, preparato dal maestro Francesco Costa – già insignito dell’Oscar della Lirica e direttore artistico del Festival – aggiungerà profondità vocale a una rappresentazione che punta in alto. Il cast, composto da oltre cento artisti lirici, schiera nomi di richiamo internazionale: il soprano Maria Pia Piscitelli (Santuzza), il tenore Giuseppe Distefano (Turiddu), il baritono Carlos Almaguer (Alfio), il mezzosoprano Antonella Arena (Lucia) e il soprano Leonora Ilieva (Lola). È un’onda collettiva di voci, che riporta la grande musica in uno spazio che per troppo tempo ne è stato privo.

Ma “Cavalleria rusticana” non è solo un appuntamento

Teatrale: è un capolavoro che ha rivoluzionato l’opera lirica, come conferma la sua genesi. Nel 1888 l’editore Sonzogno indice un concorso per opere in un atto. Mascagni, giovane e ancora poco noto, partecipa su stimolo dei poeti Targioni-Tozzetti e Menasci, che adattano la celeberrima e fondamentale novella di Giovanni Verga a libretto, inviando versi via cartolina. Fu la moglie del compositore a spedire la partitura, di nascosto, pochi giorni prima della scadenza del concorso. Nessuno poteva immaginare che quella creazione avrebbe cambiato la storia della lirica. Il debutto avvenne il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma e fu un trionfo senza precedenti: Mascagni fu acclamato con oltre sessanta chiamate sul palco. E “Cavalleria rusticana” entrò nel repertorio universale.
Si tratta della prima, vera espressione del verismo musicale, corrente che ruppe con la lirica “nobile” dell’Ottocento per dare voce ai drammi della gente comune. Ambientata in un villaggio siciliano, mette in scena passioni istintive, conflitti familiari, l’onore, la vendetta, la religione, la morte. È un’opera breve, concentrata, ma di una forza emotiva impressionante. La musica di Mascagni è diretta, vibrante, costruita su melodie semplici ma incisive. Si sviluppa in un unico atto, senza intervalli, con una drammaturgia serrata, priva di inutili orpelli. Il coro, presente in più momenti, non è un semplice accompagnamento ma una vera voce collettiva, specchio della società rurale in cui si svolge la vicenda.

Tra i momenti più celebri, spicca l’Intermezzo, pagina orchestrale di rara intensità lirica, spesso eseguita come brano a sé. Ma è nell’intreccio tra Santuzza e Turiddu, nel dolore muto di Lucia, nella gelosia acida di Lola e nella rabbia vendicativa di Alfio che si compone la tragedia. Non ci sono eroi: solo esseri umani in balia delle passioni. Ed è questo che rende “Cavalleria rusticana” così vera, così attuale, così profondamente legata alla terra e alla cultura da cui proviene.

Ambientare tutto ciò all’interno del Castello di Lombardia significa restituire l’opera al suo contesto ideale. Qui, dove la pietra racconta storie di battaglie e di re, la voce della lirica torna finalmente a farsi sentire. Non è un semplice spettacolo, ma un forte segnale che riaccende un dialogo tra passato e presente, tra arte e territorio. Una restituzione simbolica e culturale alla città di Enna, che riaccoglie la lirica nel suo cuore monumentale dopo anni di silenzio, spezzando un incantesimo grazie alla visione e lungimiranza del Festival Lirico.

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