La Turchia si candida a ospitare Wind Europe 2028 l’eolica tra sfide e geopolitiche e sicurezza energetica

In un contesto segnato dalla guerra in Ucraina e dal conflitto in Medio Oriente, Ankara si propone come hub affidabile per l’energia rinnovabile: con 14 GW di capacità installata e una supply chain in crescita, la Turchia vuole guidare la transizione europea e ospitare il principale evento eolico del continente

Il conflitto in Medio Oriente e la guerra in Ucraina, che ha ridotto l’afflusso di gas dalla Russia, hanno mostrato i rischi per la sicurezza energetica globale e hanno indicato come la dipendenza energetica possa trasformarsi rapidamente in vulnerabilità, anche nelle catene di approvvigionamento delle tecnologie green. Il consumo energetico mondiale nel 2024 è aumentato del 2,2%, un tasso più rapido della media degli anni 2010-2019, pari a circa +1,5 % per anno. La domanda globale di elettricità è cresciuta ancor più rapidamente: nel 2024 +4,3 % rispetto all’anno precedente. Nel settore elettrico, fonti a basso contenuto di carbonio (rinnovabili e nucleare) hanno superato il 40% della produzione mondiale nel 2024. Tuttavia, i combustibili fossili continuano a dominare, con carbone, petrolio e gas che costituiscono la larga maggioranza del mix energetico mondiale e producono effetti nocivi sul clima. Secondo i dati di WindEurope, nel 2023 il 19% dell’elettricità è stata generata dal vento, al terzo posto dopo il 29% prodotto da fonti fossili e il 23% da fonti nucleari. In Europa, nel 2024 la capacità eolica installata è stata di 230 gigawatt, e la Commissione europea ha l’obiettivo di aumentarla a 425 GW nel 2030, con una preponderanza per le infrastrutture onshore (335GW) e 90 GW offshore.

L’energia eolica sta diventando particolarmente importante oggi per una serie di ragioni collegate sia alla guerra in Ucraina sia all’ascesa economica della Cina. L’eolico, insieme al solare, offre una via per ridurre la dipendenza da combustibili fossili esteri, garantendo maggiore autonomia energetica. Le fonti rinnovabili, inoltre, non risentono delle oscillazioni geopolitiche tipiche di gas e petrolio, contribuendo a calmierare i costi a lungo termine. La Cina è oggi il maggiore produttore mondiale di turbine eoliche e di tecnologie legate alle rinnovabili. Questo le consente di rafforzare la propria influenza economica e industriale. Per Europa e Stati Uniti investire nell’eolico significa non solo ridurre le importazioni di energia fossile, ma anche evitare di dipendere eccessivamente dalla tecnologia cinese. L’eolico non è solo un tema ambientale, ma anche una questione di competitività: chi domina la filiera delle rinnovabili avrà un vantaggio strategico nelle economie del futuro. In questo scenario, la Turchia può rappresentare per l’Europa un prezioso punto di riferimento sia per quanto concerne la produzione di energia eolica, sia per la supply chain.

La Turchia ha “circa 14 GW di capacità installata eolica, pari all’11,5% del consumo elettrico nazionale ed è al 6mo posto in Europa e al 12mo nel mondo per capacità eolica”, ha dichiarato in un recente briefing con la stampa a Istanbul Ibrahim Erden, presidente della Turkish Wind Energy Association (Tureb), aggiungendo che nel Paese ponte tra Europa e Asia vi sono “oltre 300 impianti eolici attivi con circa 4.500 turbine”. Il ministero dell’Energia turco punta ad avere una capacità di 48 GW entro il 2035, di cui 5 GW offshore, con l’obiettivo di avere il 25% dell’elettricità prodotta dal vento. Le rinnovabili complessivamente (idroelettrico, solare, eolico, geotermico) già oggi coprono circa il 42% della produzione elettrica turca. In Turchia non si produce soltanto energia eolica, ma esistono oltre 130 aziende dove vengono prodotte pale, torri, generatori e componenti per i parchi eolici, facendo del Paese asiatico un attore vicino e affidabile per la supply chain. L’indotto delle aziende per la produzione di componenti per parchi eolici vale circa 2,2 miliardi di euro, di cui il 70% destinato all’export. “La Turchia è parte integrante della catena di fornitura europea dell’eolico, soprattutto nell’area di Smirne”, ha affermato Erden. Nel corso dell’evento, a cui è intervenuto, tra gli altri anche Giles Dickson, Ceo di WindEurope, è emerso anche il tema dell’elettrificazione della cosiddetta industria pesante. Ad oggi, l’elettricità rappresenta soltanto il 23% dell’energia consumata. “L’elettrificazione dell’industria dell’acciao, del cemento, chimica e dei trasporti è una priorità”, ha detto Dickson. Attualmente, città come Smirne, Balikesir, Canakkale e Istanbul sono all’avanguardia nell’energia eolica, mentre le regioni di Marmara e dell’Egeo vantano le maggiori capacità installate. Alla luce dei dati sulla capacità installata e degli obiettivi governativi, ma anche grazie a un know-how sviluppato da aziende locali con investimenti stranieri, la Turchia vuole essere un punto di riferimento per la domanda energetica dell’Europa e presentato la propria candidatura per ospitare a Istanbul l’evento Wind Europe 2028, che annualmente, in città di volta in volta diverse, riunisce rappresentanti di governi, industrie, organizzazioni della società civile, mondo accademico, difesa, istituzioni finanziarie e comunità locali per esplorare gli ultimi sviluppi nel campo dell’energia eolica, il ruolo dell’energia eolica nelle politiche climatiche, le nuove tecnologie nell’energia eolica offshore e onshore e i dati specifici per Paese.

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