Caso Garlasco, svolta clamorosa: indagato per corruzione l’ex procuratore Mario Venditti

Perquisizioni anche a casa di Andrea Sempio e dei suoi familiari…L’inchiesta bresciana si fonda anche sull’analisi di movimenti bancari, prelievi in contanti e comunicazioni che lascerebbero supporre un tentativo sistematico di orientare le indagini in una determinata direzione, come emerge da ulteriori intercettazioni

Garlasco (PV), 26 settembre 2025 – A quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi, uccisa nella sua villetta di Garlasco il 13 agosto 2007, il caso giudiziario torna prepotentemente alla ribalta. La Procura di Brescia ha iscritto nel registro degli indagati l’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Secondo l’accusa, Venditti sarebbe stato corrotto per scagionare Andrea Sempio, all’epoca uno dei soggetti finiti sotto indagine.

La Guardia di Finanza e i Carabinieri hanno eseguito questa mattina diverse perquisizioni: tra queste, anche nelle abitazioni dell’ex magistrato e dei familiari di Sempio – genitori e zii – nella cittadina pavese. Le indagini, coordinate dai magistrati bresciani Francesco Prete e Claudia Moregola, ipotizzano una “sistematica omissione di atti rilevanti” nelle indagini del 2017 che coinvolgevano Sempio, tra cui intercettazioni ambientali mai trasmesse agli inquirenti competenti.

Un documento manoscritto sequestrato lo scorso maggio, in casa dei genitori di Sempio, ha fatto emergere un appunto con scritto:
“Venditti gip archivia x 20.30 Euro” – interpretato dagli inquirenti come la possibile traccia di una tangente compresa tra 20 e 30 mila euro.

Dagli atti dell’indagine emergerebbe che Andrea Sempio e suo padre Giuseppe erano al corrente in anticipo delle domande che sarebbero state rivolte al giovane durante l’interrogatorio del 10 febbraio 2017. In un’intercettazione ambientale registrata dopo quell’audizione, i due commentavano l’andamento dell’interrogatorio, ammettendo di aver “cannato” una risposta relativa a uno scontrino utile a costruire un alibi, esprimendo tuttavia soddisfazione per l’atteggiamento “collaborativo” degli inquirenti, definiti addirittura “dalla nostra parte”.

L’inchiesta bresciana si fonda anche sull’analisi di movimenti bancari, prelievi in contanti e comunicazioni che lascerebbero supporre un tentativo sistematico di orientare le indagini in una determinata direzione, con la presunta “necessità di pagare quei signori lì con modalità non tracciabili”, come emerge da ulteriori intercettazioni.

 

Antonio De Rensis, avvocato difensore di Alberto Stasi – l’ex fidanzato di Chiara Poggi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere nel 2015 – ha commentato duramente:

“L’ipotesi accusatoria è talmente grave che credo non debba essere commentata da un semplice avvocato. I magistrati dimostreranno la fondatezza delle indagini, ma la gravità dei fatti contestati è inaudita. L’indagine che ha portato Stasi in carcere è stata costellata da errori e orrori, come la cancellazione di un alibi. Qui si aggiunge, non si toglie. E quando si aggiunge, di solito si sbaglia meno.”

Massimo Lovati, legale della famiglia Sempio, ha affermato che i suoi assistiti “sono sereni e stanno collaborando”, pur esprimendo dubbi sulla tenuta dell’ipotesi corruttiva:

“Onestamente, le cifre di cui si parla – 20 o 30 mila euro – mi sembrano troppo esigue per un’ipotesi corruttiva di questo livello. Ma attendiamo l’evoluzione delle indagini”.

Il contesto

Il delitto di Garlasco è uno dei casi più noti e controversi della cronaca nera italiana. Chiara Poggi, 26 anni, venne trovata morta nella sua abitazione di via Pascoli, uccisa a colpi di oggetto contundente. Il fidanzato Alberto Stasi, all’epoca studente della Bocconi, fu inizialmente indagato e poi assolto in primo e secondo grado. Ma nel 2015, dopo un processo di revisione fortemente discusso e basato su perizie tecniche, fu condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione.

Il caso ha avuto una fortissima eco mediatica ed è stato tra i primi in Italia ad affidarsi quasi esclusivamente alle prove scientifiche e forensi, suscitando anche ampi dibattiti sull’influenza dell’opinione pubblica e degli organi di stampa sull’operato della giustizia. Negli anni, numerosi esperti hanno evidenziato anomalie e errori nelle indagini iniziali, comprese carenze nella raccolta e conservazione delle prove.

Ora, con l’apertura di una nuova inchiesta per corruzione giudiziaria e la possibile riapertura di scenari investigativi alternativi, la verità sul delitto di Garlasco potrebbe dover essere riscritta.

 

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