La flottiglia dei buoni sentimenti

Vele spiegate verso Gaza, tra illusioni romantiche e realtà che non fa sconti

C’è sempre una parte d’Italia, e d’Europa, che, quando sente odore di avventura, non resiste. La chiamano solidarietà internazionale, ma somiglia molto a un turismo dell’indignazione. Così la Global Sumud Flotilla è partita: un’armata Brancaleone in barca a vela che gioca con il diritto internazionale come fosse la tombola di Natale.

Gli avvertimenti erano chiari: Mattarella, Meloni, Tajanihanno parlato. Ma per queste orecchie, avvezze solo al suono del vento, erano parole al… vento.
Alla linea di confine delle acque israeliane non li attende la gloria, bensì l’avviso di dantesca memoria: “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate.” E magari un drone, più eloquente di mille sermoni.

È un po’ come se un gruppo di suffragette si spingesse oltre il fronte russo in Ucraina con l’intento di portare conforto. Lodevole, certo. Anche eroico. Ma soprattutto inutile. Perché la realtà, crudele com’è, non ha tempo da perdere con i gesti simbolici.

E allora ci siamo: nei prossimi giorni la storia avrà il suo epilogo. Giro di boa e ritorno a casa, con annesso racconto epico davanti alle telecamere, oppure arresto e rispedizione al mittente. In ogni caso, un nulla di fatto.

Nel frattempo, alle porte d’Europa, Putin si diverte a farci sudare con i suoi droni e i suoi missili. E noi, invece di preoccuparci del serio, stiamo dietro a chi confonde la geopolitica, con rispetto parlando, con la Barcolana.

Poveri noi.

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