Ordini medici: “40mila camici bianchi in pensione entro il 2030, servono risorse” Magi, ‘in 30mila non saranno rimpiazzati, urgente potenziare la medicina del territorio come prevede il Pnrr’

Roma, 8 ott. (Adnkronos Salute) – “Entro i prossimi 5 anni circa 40mila medici del Servizio sanitario nazionale andranno in pensione, ma 30mila di questi non saranno rimpiazzati. Ecco perché in vista della Manovra insisto nel dire che bisogna aumentare le risorse per le assunzioni, nella speranza che vengano assunti medici non solo negli ospedali, come è stato fatto finora, ma anche nei servizi di medicina del territorio, come prevede il Pnrr. Mi riferisco a medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali interni, altrimenti sarà impossibile mandare avanti le Case di comunità”. Lo dice all’Adnkronos Salute Antonio Magi, del Centro studi Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri). “Dei 439.957 medici iscritti all’Albo professionale – spiega Magi – 415.868 esercitano come medici (e 24.089 come odontoiatri), in pratica 7,04 ogni 1.000 abitanti. Meglio di noi solo la Svezia (7,29). Dietro di noi Germania (6,56), Spagna (5,89), Regno Unito (3,97) e Francia (3,3). Nella realtà, però, le cose sono molto diverse. Dei 415.868 medici iscritti all’albo, 89.228 sono pensionati. In teoria ne sarebbero disponibili 326.640, ma non è così poiché il 30% (98.719) opera al di fuori del Ssn, 38.985 esercitano all’estero, 40.588 sono puri libero professionisti, 19.146 lavorano esclusivamente nel privato”. A conti fatti “restano 227.921 medici, dei quali però 18.290 lavorano in strutture private accreditate. Quindi a disposizione del Ssn ne restano 208.710. Di questi”, appunto, “andranno in pensione entro il 2030 circa 40mila camici bianchi e già sappiamo che 30mila non saranno rimpiazzati. Quindi dobbiamo ancora sottrarre e arriviamo a 178mila medici a disposizione del Ssn; tra loro, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta”. Ecco perché “occorre invertire la rotta e prevedere nuove assunzioni – esorta Magi – altrimenti l’accesso alle cure pubbliche resterà per molti italiani sempre più difficile”.

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