Farmaceutica, Fede (AstraZeneca): “In Italia primi per contributo a ricerca clinica” ‘Fondamentale, porta innovazione ai pazienti e valore al Ssn, accresce competenze e crea occupazione’

Roma, 9 ott. (Adnkronos Salute) – “Collaborazione e partnership in ricerca sono la chiave per evolvere e oggi siamo qui riuniti con oltre 200 protagonisti in ambito di ricerca nel nostro Paese per celebrare il valore e il significato della collaborazione. Collaborare significa essere partner tra industria, centri, enti di ricerca, istituzioni e tutti gli attori coinvolti nel sistema per fare rete, non solo su uno studio o su un arruolamento, ma su come migliorare l’intero sistema, su come fare sì che l’Italia resti competitiva”. Lo ha detto Raffaela Fede, direttore medico AstraZeneca Italia intervendo in occasione dell’evento Investigator’s Meeting, oggi a Roma, su varie aree della ricerca clinica che AstraZeneca conduce in Italia e che ha visto il coinvolgimento di oltre 160 clinici.”Come AstraZeneca abbiamo un grande investimento in R&S nel nostro Paese – ha spiegato Fede – Siamo la prima azienda ad oggi in Italia a condurre oltre 190 studi clinici su tutte le aree in cui operiamo: oncologia, malattie cardiovascolari, malattie renali, patologie metaboliche, malattie respiratorie, immunologiche e malattie rare. E sicuramente vogliamo continuare a portare avanti questo impegno. Tutto ciò sarà possibile solo e grazie alle collaborazioni e alle partnership che abbiamo con i migliori centri di ricerca, e con tutti quei centri che vogliono essere partner nel mondo della ricerca clinica e continuare a portare soluzioni innovative per gli unmet medical need ancora presenti nelle aree in cui operiamo”. La ricerca clinica in Italia “rappresenta il motore dell’innovazione in ambito sanitario. Ha un ruolo di grande valore per quattro elementi fondamentali – ha poi concluso Fede -. Il primo è portare l’innovazione prima ai pazienti affetti da patologie con unmet medical need, in questo modo i pazienti possono accedere più precocemente all’innovazione grazie alla ricerca. Il secondo è l’accrescimento delle competenze. Quando in un centro si fa ricerca, c’è uno scambio prezioso di informazioni tra i clinici e i ricercatori, scambio che arricchisce entrambe e il centro di nuove competenze. C’è poi il cosiddetto ‘effetto leva’, quindi il valore che la ricerca porta all’interno del Sistema sanitario nazionale. Un valore che uno studio di Altems ha definito di 3 euro per ogni euro che investito in ricerca nel nostro Ssn. Infine il quarto punto è l’occupazione. La ricerca genera posti di lavoro perché si crea ed è necessario avere personale di ricerca, dedicato e strutturato all’interno dei centri. Dunque numerosi sono i vantaggi e dobbiamo preservare il valore che la ricerca rappresenta nel nostro Paese” conclude.

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