Estratto da Il Foglio, edizione del 18 ottobre 2025. La giornalista Maria Pia Farinella esplora il fenomeno del matriarcato in Sicilia, collegandolo al pensiero di Leonardo Sciascia. Alla memoria dalle zie di Sciascia nel nuovo romanzo ” Corta è la memoria del cuore ” di Giuseppina Torregrossa
Ph. Maria Pia Farinella – Leonardo Sciascia – Giuseppina Torregrossa
Estratto da Il Foglio, edizione del 18 ottobre 2025.
La giornalista Maria Pia Farinella analizza con profondità il fenomeno del matriarcato. Dalle zie di Leonardo Sciascia al nuovo libro ” Corta è la memoria del cuore” di Giuseppina Torregrossa
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Donne di Sicilia
Madri e figlie impilate come matrioske. E le zie: Angela, Nica e Marietta, le celebri zie di Leonardo Sciascia, “triumvirato” affettivo e morale.
Lui le amò teneramente tutta la vita, memore del tempo e delle cure che gli avevano dedicato durante l’infanzia. E dell’educazione ricevuta, i cui dettagli “antifascisti” – si era negli anni Venti dell’Italia fascista – raccontò nel capitolo Breve cronaca del regime, quasi all’inizio del romanzo autobiografico Le parrocchie di Regalpetra, pubblicato nel 1956. Certo, “lo scrittore è memoria”, diceva sempre Sciascia. Lo ripeté anche a me, nel periodo in cui capitava che prendessi un caffè con lui e la moglie Maria Andronico nel salottino liberty della casa di Palermo, il ritratto di Pirandello a campeggiare sulla scrivania come fosse il padre. Specificava, Sciascia, che “per ciascun individuo, i primi dieci anni di vita sono i più importanti, i più formativi. Si è, appunto, come si è stati nei primi dieci anni di vita. Contano quelle impressioni, quelle memorie. Soprattutto per uno scrittore”. La frase mi colpì e la inserii nel documentario: Il sogno della ragione. Appunti per un viaggio intorno a Sciascia, che realizzai nel 1992 per la Rai, l’azienda in cui lavoravo.
Corta è la memoria del cuore
Giuseppina Torregrossa, “cuntastorie” più che scrittrice, nel suo nuovo romanzo Corta è la memoria del cuore (Mondadori) intreccia quattro generazioni di madri e figlie. Dalla matriarca Teresa Accoto alle pronipoti Costanza e Viola, bambine “impastate di luce”. Una saga sul potere femminile e sui silenzi tramandati di madre in figlia, in cui “la memoria del cuore” si fa eredità e destino.
Teresa Accoto, matriarca e capofamiglia
Teresa, laureata in Giurisprudenza, colta e intelligente, vive negli anni Cinquanta. “Era donna, chi l’avrebbe presa sul serio?”. Baratta la libertà professionale con il dominio domestico. Brandisce il bastone come scettro, esercita l’“occhio pesante”, talento siciliano di premonizione e controllo. Trasforma il sacrificio in potere, la vittima in sovrana. La “Casa del Silenzio” è il regno di un matriarcato morale e soffocante.
Nanà e le zie Sciascia
Leonardo, detto Nanà, cresce circondato dalle zie, osservando i loro gesti e i silenzi. Le zie erano la sua finestra sul mondo: Angela, antifascista discreta; Marietta, maestra e custode di libri; Nica, presenza affettuosa. Fu tra quelle mura che imparò a leggere I promessi sposi, a pensare e a osservare. La sua infanzia tra donne forgia il suo sguardo lucido e disincantato sulla Sicilia.
Matriarcato e letteratura
Sciascia visse sempre tra donne: moglie, figlie, zie. Eppure nei suoi romanzi le figure femminili restano sullo sfondo. Spiegò questa scelta con la sua “avversione per la società matriarcale siciliana”, dove “le donne hanno comandato annientando l’uomo”. Dominique Fernandez, in Madre mediterranea (1965), arriverà a collegare perfino mafia e matriarcato.
Torregrossa e la scrittura come resistenza
Torregrossa, ginecologa e scrittrice, rivendica una scrittura “politica, di emancipazione e resistenza”. In lei la saga familiare diventa riscatto: la parola come arma contro il silenzio. Da Il conto delle minne (2009) a Corta è la memoria del cuore, la Sicilia resta teatro di un matriarcato in mutazione, tra memoria e libertà.
Eredità di Teresa
Come Teresa Uzeda ne I Vicerè di De Roberto, anche Teresa Accoto domina i destini dei suoi discendenti. Solo che, a differenza della nobile defunta, la matriarca di Torregrossa è viva, presente e tirannica. Un simbolo del potere femminile che, in Sicilia, continua a regnare tra silenzi e memorie. ( Estratto da Il Foglio, edizione stampata del 18 ottobre 2025).