La Francia sembrerebbe voler mostrare disciplina istituzionale e rispetto della legge pur nelle tensioni e contraddizioni della sua storia. Il caso Sarkozy invita a riflettere su un principio di equità valido per tutti, senza cancellare le complessità di passato e presente
Parigi, 21 ott. 2025 – C’è qualcosa di teatrale nel vedere Nicolas Sarkozy, presidente della Repubblica francese dal 2007 al 2012, entrare nella prigione della Santé mano nella mano con Carla Bruni. Non entriamo nel merito giudiziario perché la verità emergerà nei tempi e nei modi della giustizia e della storia. Resta evidente che l’episodio offre uno spunto per riflettere sul rapporto tra potere, istituzioni e cittadini.
Sarkozy è stato condannato per associazione a delinquere nel processo sui presunti finanziamenti libici alla sua campagna elettorale del 2007. È entrato in carcere per scontare una pena di cinque anni, di cui due con sospensione, e ha già presentato appello. Questo caso rappresenta un esempio emblematico di tensione tra legalità, politica e giustizia in Francia. Alcuni esponenti politici hanno parlato di “golpe giudiziario”, mettendo in luce le sfide e le contraddizioni del sistema politico francese.
In Francia chi ha rappresentato lo Stato deve rispondere alle leggi. Non si tratta di discutere la condanna ma di osservare che la Repubblica sembra voler affermare un principio di legalità e giustizia valido per tutti, un ideale in cui nessuno è al di sopra della legge. L’episodio mette in evidenza la volontà di garantire equità, ma non cancella le divergenze e le tensioni accumulate nei secoli. La Francia ha sempre convissuto con rigore e contraddizioni dalle rivoluzioni giacobine all’esilio di Napoleone, dai dibattiti sul diritto internazionale nel secolo scorso ai recenti scandali contemporanei. Il caso Sarkozy mostra come passato e presente si incontrino e invita a riflettere sulla complessità della giustizia applicata al potere.
La storia francese è costellata di scelte che hanno generato tensioni e dibattiti. Napoleone Bonaparte fu condannato all’esilio, un atto che riflette la tensione tra grandezza personale e vincoli istituzionali. Nel XX secolo, la Francia fornì protezione ad alcuni ideologi delle Brigate Rosse italiane, rifiutando l’estradizione in Italia, sollevando interrogativi sulla responsabilità internazionale e sull’equilibrio tra legge e pragmatismo politico.
Anche il giacobinismo va letto in chiave critica. La severità e l’ideale di uguaglianza che animarono i rivoluzionari furono accompagnati da violenze e contrasti e favoriscono una rilettura sulla complessità della giustizia. La filosofia francese, dai Lumi alla modernità, invita a riconoscere senza semplificazioni la tensione costante tra “principio e pragmatismo”.
L’arresto di Sarkozy non rappresenta un punto di arrivo storico né una riparazione delle tensioni accumulate nei secoli. Evidenzierebbe la necessità di confrontarsi con i limiti del potere nel rispetto delle regole anche per chi ha guidato la Repubblica. Come ha dichiarato il presidente Emmanuel Macron la legge è uguale per tutti, questo principio non riguarda la vendetta ma la coerenza con i valori della Repubblica.
I francesi, docet il 14 luglio 1789, non sembrano averla dimenticata. Si può discutere dei tempi, della misura e dell’opportunità. Si può provare empatia per l’uomo, per l’età, per la condizione. Ma resta chiaro che la Francia vorrebbe dimostrare quanto la giustizia stia al centro, rispetto alla politica e garantire che le regole valgano per tutti.
La storia francese continua a leggersi densa di funzionalità strategica nella contraddizione.
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