di Luisa Trovato
Promosso da FILDS Federazione Italiana Laureate e Diplomate Istituti Superiori un incontro a Catania per rompere il silenzio sulla violenza domestica e difendere i diritti dei bambini testimoni di abusi. Ospite Marisa Scavo magistrato
Un appello corale contro la violenza domestica e per la tutela dell’infanzia è stato lanciato sabato 25 ottobre 2025 al Seminario Interdiocesano di Catania, durante la conferenza “Violenza assistita, bambini invisibili”, promossa dalla Fildis – Federazione Italiana Laureate e Diplomate Istituti Superiori, sezione di Catania.
L’iniziativa, fortemente voluta dalle socie dell’Associazione Fildis, è stata coordinata dalla prof.ssa Nella Inserra, presidente della sezione etnea.
De facto, si sono accesi i riflettori su un dramma troppo spesso nascosto: quello dei bambini che, pur non subendo direttamente la violenza, ne vivono le conseguenze psicologiche e affettive all’interno delle mura domestiche.
“Parlare di violenza assistita significa difendere il diritto all’infanzia e alla dignità di crescere in sicurezza -ha affermato la presidente Inserra -. La Fildis intende promuovere una cultura del rispetto, della legalità e della prevenzione.”
La relazione della dott.ssa Scavo: tra diritto e umanità
Ospite e relatrice d’eccezione, la dott.ssa Marisa Scavo, già coordinatrice del gruppo di lavoro specializzato nel contrasto alla violenza di genere, in qualità di procuratore aggiunto, giusta delega del Procuratore della Repubblica.
Figura di grande esperienza e sensibilità civile, l’oratrice ha dedicato la propria carriera alla tutela delle vittime e alla lotta contro la criminalità organizzata, unendo rigore giuridico e profonda empatia.
Nel suo intervento, la dott.ssa Scavo ha spiegato che la violenza assistita rappresenta l’esperienza di un bambino che assiste – direttamente o indirettamente – a episodi di violenza fisica, psicologica, sessuale o economica tra figure familiari di riferimento.
“È una violenza invisibile – ha detto – ma devastante, perché mina la fiducia del minore negli adulti e ne compromette l’equilibrio emotivo.”
Ha distinto due forme principali di violenza: diretta, quando il bambino assiste agli atti di violenza; indiretta, quando percepisce la sofferenza del genitore, spesso la madre, anche senza presenziare all’episodio.
Tra i segnali d’allarme più comuni in ambito scolastico, si elencano disturbi del sonno, sensi di colpa, regressioni, difficoltà relazionali e atteggiamenti aggressivi o adultizzati. Il minore può reagire assumendo il ruolo di “protettore” del genitore vittima o, al contrario, riproducendo modelli violenti.
Norme, tutele e convenzioni internazionali
La dott.ssa Scavo ha richiamato i fondamenti costituzionali della tutela dei minori e delle vittime di violenza – dagli articoli 2, 3, 30, 31 e 32 della Costituzione italiana – e i riferimenti della Convenzione di Istanbul (2013), che riconosce i bambini testimoni di violenza come soggetti da proteggere (artt. 26 e 56).
Ha inoltre ricordato la Legge 119/2013, che introduce la definizione giuridica di violenza domestica e rafforza le misure di prevenzione e sicurezza.
Durante la lectio, la dott.ssa Scavo ha approfondito le principali tipologie di violenza. Si evidenziano le violenze di tipo: psicologico, che distrugge l’autostima e genera dipendenza emotiva; sessuale, presente anche in ambito coniugale in assenza di consenso esplicito e continuativo; economico, che si manifesta quando la donna non ha autonomia sulle proprie risorse. In più, particolare attenzione è stata riservata al fenomeno della “testa di legno”, una forma di violenza economica in cui la vittima, spesso inconsapevole, presta il proprio nome per operazioni patrimoniali del partner.
Prevenzione e responsabilità collettiva
La dott.ssa Scavo ha sottolineato la responsabilità di scuola, famiglia e istituzioni nel riconoscere e segnalare tempestivamente i casi di violenza, ricordando che il silenzio può trasformarsi in complicità.
Ha inoltre illustrato strumenti fondamentali come il Protocollo S.A.R.A., il D.P.C.M. del 24 novembre 2017 – che istituisce percorsi protetti nei Pronto Soccorso – e l’istituto dell’ammonimento, misura preventiva che tutela il diritto alla salute e alla vita.
La relatrice ha poi ricordato le condanne inflitte all’Italia dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (2017 e 2022) per omissioni nella protezione delle vittime, sottolineando l’importanza di un impegno costante da parte dello Stato e della società civile.
Rieducazione e cultura del rispetto
Oltre alla repressione penale, la relatrice ha ribadito la necessità di percorsi di rieducazione e cura rivolti agli autori di violenza, attraverso i C.U.A.V. (Centri per uomini autori o potenziali autori di violenza di genere) e i programmi dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (Uepe), che puntano a interrompere il ciclo generazionale della violenza.
“Non basta punire – ha affermato – occorre educare al rispetto e alla consapevolezza, perché la prevenzione è l’unica via per spezzare la catena della violenza.”
Educare per cambiare
L’incontro si è concluso con un messaggio condiviso da relatori e pubblico: il cambiamento autentico nasce dall’educazione, e trova le sue radici nella famiglia e nella scuola.
Da qui l’appello della Fildis a promuovere percorsi di educazione all’affettività e l’inserimento, nei programmi scolastici, di moduli dedicati alla psicologia dell’età evolutiva, in coerenza con la missione culturale dell’Associazione.
Tra i presenti, numerose personalità del mondo accademico, medico e culturale: la prof.ssa Teresa Ferlito, dirigente dell’Istituto Comprensivo “XX Settembre”; il prof. Diego Tosto, docente della Facoltà di Teologia “San Luca”; la dott.ssa Silvana Papa, presidente Ande Catania; la prof.ssa Giuseppina Radice, storico dell’arte e scrittrice; la dott.ssa Rosaria Puglisi, neuropsichiatra e presidente del Lions Club Catania Nord; e il dott. Vincenzo Caruso, pediatra, scrittore e già direttore del Centro Talassemia dell’Arnas Garibaldi.
Un messaggio condiviso
La conferenza “Violenza assistita, bambini invisibili” ha rappresentato un importante momento di formazione civica e umana, nel solco dell’impegno ultracentenario della Fildis per la cultura, l’educazione e i diritti.
Il messaggio finale, espresso all’unisono, è chiaro e universale:
“nessun bambino deve essere invisibile, e nessuna violenza può essere giustificata dal silenzio”.
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