UAP: La farmacia dei servizi non può sostituire la sanità

L’associazione denuncia disparità, vuoti normativi e rischi per la sicurezza se alle farmacie vengono attribuite funzioni diagnostiche senza i requisiti previsti per le strutture accreditate

Ascoltando il Sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato – ex farmacista – nell’intervista rilasciata l’11 novembre sulla rubrica SOSSN del portale healthdesk.it, si potrebbe quasi credere che la soluzione ai problemi del sistema sanitario sia già stata trovata: la “farmacia dei servizi”.
Nella narrazione proposta, il farmacista diventa una sorta di nuovo medico di prossimità, in grado di sostituire diagnosi, monitoraggio e persino refertazione, tutto sotto il vessillo della “semplificazione”.

Ma davvero il farmacista può emettere referti e formulare diagnosi? E se così fosse, perché le farmacie non intendono assumersi le responsabilità civili e penali legate a tali atti? Su questo punto, nessuna risposta chiara è arrivata, né ufficiale né ufficiosa.

Ben diversa la posizione della UAP – Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti e Ospedalità Privata – che giudica questa impostazione non solo tecnicamente infondata, ma addirittura fuorviante e pericolosa.
Secondo l’associazione, si sta alimentando l’erronea convinzione che la croce verde sia un presidio sanitario strutturato, dotato di autorizzazione regionale e in grado di garantire gli oltre 420 requisiti previsti dalla legge per la tutela della salute. Nulla di tutto ciò riguarda le farmacie. Il risultato? Confusione e disinformazione.

A complicare il quadro c’è il caso del Decreto Zangrillo che, dopo essere stato approvato in Senato e in Parlamento, è stato modificato all’ultimo momento introducendo disposizioni che eliminano requisiti essenziali a tutela della salute. Di fatto, autorizzano il farmacista a svolgere attività mediche senza la presenza di un medico.

La UAP, a tal proposito, ritiene che l’articolo 25 presenti due possibili profili di incostituzionalità:

  1. disparità di trattamento (art. 3 Cost.), poiché esonera le farmacie da obblighi che la sanità privata deve invece rispettare in base al D.lgs. 502/1992;

  2. violazione dell’articolo 117 Cost., sottraendo alle Regioni la competenza in materia di autorizzazioni sanitarie e configurando un “accreditamento ex lege” già ritenuto illegittimo dalla Corte costituzionale.


La falsa retorica della semplificazione

“Semplificare la sanità” – osserva l’UAP – è spesso un eufemismo per dire “cancelliamo le regole”. E senza regole, vengono meno anche le garanzie per i cittadini. È difficile dar torto all’associazione che rappresenta 120mila imprese del settore sanitario.

Le farmacie, ricorda la UAP, non sono strutture sanitarie, ma esercizi commerciali. Operano con autorizzazione comunale, non regionale, e non sono soggette ai requisiti di autorizzazione e accreditamento previsti per chi eroga prestazioni nel Sistema sanitario nazionale. Questo punto è stato ribadito più volte, senza che sia mai arrivata una smentita formale: semplicemente si evita l’argomento.

E mentre il Sottosegretario Gemmato sembra ritenere che un elettrocardiogramma in farmacia possa risolvere i nodi della sanità territoriale, la realtà resta che il sistema sanitario si fonda su professionalità, protocolli, controlli e responsabilità chiare — non su soluzioni “fai-da-te”.


Gli errori di prospettiva

La “farmacia dei servizi” nasce come sperimentazione limitata a pochi progetti di prevenzione e telemonitoraggio. Presentarla oggi come una riforma strutturale significa trasformare una prova tecnica in un dogma politico.
E, ammettiamolo: non è affatto certo che tutti i farmacisti vogliano davvero questa evoluzione.

La UAP ricorda alcuni punti fermi:

  • nessuna norma ha mai autorizzato le farmacie a eseguire prestazioni diagnostiche o refertabili;

  • la telemedicina in farmacia è un servizio di supporto, non un surrogato dell’attività medica;

  • definire “semplificazione” ciò che è, in realtà, una deroga ai requisiti sanitari, mette a rischio i cittadini e mina la credibilità delle istituzioni.

Mariastella Giorlandino, presidente UAP, commenta con ironia amara:
“A questo punto, aspettiamoci una TAC tra gli scaffali dei cosmetici o un’analisi del sangue accanto al banco degli integratori.”


Sicurezza e legalità non sono optional

Le prestazioni sanitarie richiedono:

  • autorizzazione regionale e accreditamento;

  • convenzione con il SSR;

  • corretto smaltimento dei rifiuti sanitari;

  • tutela dei dati sensibili secondo GDPR e direttiva NIS2;

  • elevati standard di sicurezza informatica.

Nulla di tutto ciò è garantito dal modello di “farmacia dei servizi” proposto. Il rischio è trasformare un esercizio commerciale in un centro sanitario improvvisato.

“La sanità di prossimità è un valore” – ribadisce la UAP – “ma va garantita con qualità e sicurezza, non con diagnosi fatte nel retrobottega”.

Anche l’Ordine dei Fisioterapisti ha chiesto di affiancare l’UAP nella difesa di legalità e trasparenza, dopo l’inserimento del fisioterapista tra le figure operanti nelle farmacie.

La UAP ha inoltre promosso un ricorso contro le più recenti delibere della Regione Lazio che finanziano le farmacie per screening sanitari che richiedono comunque la valutazione del medico specialista, generando una doppia spesa pubblica e violazioni in materia di privacy, soprattutto per esami — come ECG e Holter — che vengono refertati all’estero.
A ciò si aggiunge un paradosso: tali esami costano meno nelle strutture accreditate, ma alle farmacie viene riconosciuto un rimborso più alto.


Dietro la retorica del “farmacista di comunità” sembra emergere un disegno pericoloso: spostare risorse dal sistema accreditato verso soggetti che non garantiscono requisiti, sicurezza e tracciabilità.

La farmacia dei servizi può sicuramente avere un ruolo nella prevenzione, ma non può diventare un modo per fare sanità senza regole.

Come sintetizza la UAP:
“Il Sottosegretario Gemmato confonde la prossimità con la deregulation. La salute non è un bancone di vendita. La sanità non si improvvisa: si costruisce con competenze, responsabilità e rispetto della legge.”

Il “cartello” delle imprese del settore rivendica il proprio impegno per garantire legalità e sicurezza a tutela di utenti, lavoratori e cittadini, ricordando che la mancanza di chiarezza in ambito sanitario può ingannare soprattutto le fasce più fragili, come gli anziani.

L’auspicio è un ripensamento da parte del Governo, affinché prevalga la tutela della salute degli italiani su ogni altro interesse.

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