Mario Mafai e Antonietta Raphaël al Museo della Scuola Romana a Villa Torlonia

Arricchiscono la mostra “Sguardi sulla città”, le opere dei due autori: lei ebrea lituana, lui romano. Una coppia unita nell’arte e nella vita, nonostante le difficoltà dell’era fascista.

Il Museo della Scuola Romana – un vasto progetto d’arte riaperto due mesi fa all’interno del Casino Nobile di Villa Torlonia a Roma con la mostra Sguardi sulla città – si arricchisce di tre opere firmate da Antonietta Raphaël e Mario Mafai, reintrodotte nel museo dopo un’assenza temporanea. Le tre opere, già note quindi al pubblico, sono il bronzo Re David piange la morte di Assalonne di Antonietta Raphaël, intensa interpretazione di un episodio biblico, Lezione di piano di Mario Mafai, dipinto che restituisce un frammento intimo della quotidianità familiare. A queste si aggiunge Ritratto nello studio di scultura, anch’esso di Mafai, concesso in prestito da una collezione privata.

Il nuovo percorso espositivo, progettato in maniera scientifica da Federica Pirani, Claudio Crescentini, Antonia Rita Arconti, Annapaola Agati ed Elena Scarfò, con l’allestimento di Stefano Busoni e Andrea Pesce Delfino, riunisce oltre 150 opere del Novecento tra dipinti, sculture, disegni e incisioni. Accanto ai lavori della collezione permanente compaiono opere acquisite in comodato d’uso e numerosi capolavori solitamente non visibili, provenienti dai depositi della Sovrintendenza Capitolina o da raccolte private.

L’allestimento, rinnovato, offre una lettura approfondita delle esperienze artistiche romane tra gli anni Venti e Quaranta, articolando il percorso in sezioni tematiche che mettono in evidenza le principali correnti attive in città. Tra queste, la Scuola di via Cavour – gruppo eterogeneo operante tra il 1928 e il 1945 – spesso accostata alla “Scuola Romana”, ma distinguibile per un più marcato accento espressionista. Tuttavia, chiamarla “Scuola” non è del tutto corretto, perché gli artisti del gruppo non seguivano un progetto comune né erano organizzati in modo stabile. Per questo motivo non avevano una vera unità d’intenti.

Mario Mafai e Antonietta Raphaël fonte Wikipedia

In questo clima culturale si formarono e operarono Antonietta Raphaël – ebrea lituana, figlia di un rabbino, nata a Kovno, villaggio vicino a Vilnius, il 29 luglio 1895  e morta a Roma il 5 settembre 1975 – e Mario Mafai, forse il più noto pittore della Scuola Romana, nato a Roma nel 1902 e lì morto nel 1965. Oltre che nella ricerca artistica, Antonietta Raphaël e Mario Mafai furono, come è noto, compagni di vita. Una vita intensa e, a tratti, travagliata da scelte personali e dalle difficoltà del periodo storico. Si era nell’Italia fascista delle leggi razziali.

Dall’unione nacquero tre figlie: Miriam, Simona e Giulia Mafai, le quali hanno segnato, anche loro, la storia del Novecento.

Uniti nell’arte, Mario Mafai e Antonietta Raphaël, insieme a Gino Bonichi (Scipione), Roberto Melli e Corrado Cagli costituirono il nucleo attorno al quale si aggregarono altri artisti. Il loro studio in via Cavour divenne un luogo di incontro e di confronto e favorì la creazione spontanea di un ambiente condiviso e eterogeneo, animato da una forte libertà espressiva.

Antonietta Raphaël e Mario Mafai furono protagonisti di una pittura che rifuggiva l’enfasi celebrativa del regime fascista. Piuttosto, privilegiavano temi quotidiani, familiari. Raphaël, col suo patrimonio di cultura ebraica lituana, portò nella scultura italiana una sensibilità espressionista e una forza narrativa ben evidente nel bronzo Re David piange la morte di Assalonne, realizzato tra il 1947 e il 1969. Mafai con la sua pittura densa e poetica, seppe raccontare la fragilità dell’esistenza, come mostrano Lezione di piano e Ritratto nello studio di scultura entrambi del 1934. La loro casa-studio fu un punto di riferimento per pittori, scultori e poeti. Il legame profondo ma, talvolta, conflittuale tra Raphaël e Mafai, alimentò un dialogo artistico che rimase vivo anche dopo la fine della loro relazione nel 1960.

Mario Mafai: “Lezioni di piano” 1934

Oltre 150 opere dedicate all’arte italiana del Novecento, tra dipinti, sculture, disegni e incisioni, compongono il percorso espositivo del Museo, che ospita anche documenti e materiali relativi ai protagonisti e ai movimenti attivi a Roma nel periodo del Ventennio fascista con particolare attenzione alla Scuola Romana e ai gruppi affini.

Tra gli autori in mostra ci sono anche: Carlo Socrate, Quirino Ruggeri, Antonio Donghi, Francesco Alessandro Di Cocco, Francesco Trombadori, Riccardo Francalancia, Ferruccio Ferrazzi, Emanuele Cavalli, Guglielmo Janni, Antonio Barrera, Domenico Quattrociocchi, Odoardo Ferretti, Amerigo Bartoli Natinguerra, Alberto Ziveri, Fausto Pirandello, Renato Guttuso, Renzo Vespignani, Pericle Fazzini, Mirko Basaldella, Leoncillo Leonardi e Luigi Bartolini. Numerose anche le donne dedite all’arte in quell’epoca: Edita Broglio, Katy Castellucci, Leonetta Cecchi Pieraccini, Maria Letizia Giuliani Melis, Pasquarosa, Adriana Pincherle, Eva Quajotto, Maria Immacolata Zaffuto, oltre, ovviamente alla stessa Raphaël.

Il museo, fondato nel 2006, ha rinnovato la propria identità museografica con criteri aggiornati, puntando su accessibilità e valorizzazione del patrimonio. La collaborazione con BNL BNP Paribas ha permesso inoltre l’esposizione di alcune opere della sua collezione d’arte, tra cui la serie di 54 vedute della Capitale nota come Collezione Roma. L’iniziativa conferma l’importanza del museo come luogo di studio e riflessione sull’arte del Novecento romano, restituendo centralità a figure e movimenti spesso trascurati dalla narrazione ufficiale.

Per il nuovo allestimento del Museo della Scuola Romana al Casino Nobile di Villa Torlonia, l’esposizione Sguardi sulla città è realizzata in collaborazione tra la Sovrintendenza Capitolina, responsabile della promozione scientifica, e Zètema Progetto Cultura, incaricata della gestione organizzativa. @Riproduzione riservata

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