Al Cinema “40 secondi” di Vincenzo Alfieri: Racconto l’umanità di Willy, non un eroe

Un film che nella visione etica  di Vincenzo Alfieri, trasforma la storia di Willy Monteiro Duarte in un percorso di consapevolezza e umanità per le nuove generazioni, premiato alla Festa del Cinema di Roma e in uscita nelle sale il 22 e 23 novembre 2025. Il cast di “40 secondi” unisce interpreti affermati e giovani talenti selezionati grazie al lavoro di Federica Baglioni e Marco Matteo Donat-Cattin, casting directors che hanno contribuito a rendere il progetto profondo e formativo

Il nuovo film 40 secondi, diretto da Vincenzo Alfieri, è un’opera potente e tormentata che racconta la tragica vicenda di Willy Monteiro Duarte, il giovane di 21 anni morto la notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 a Colleferro. Il film, tratto dal libro d’inchiesta di Federica Angeli, 40 secondi. Willy Monteiro Duarte. La luce del coraggio e il buio della violenza, ha ricevuto il prestigioso Premio Speciale della Giuria per il cast alla 20ª Festa del Cinema di Roma.

Il titolo stesso “40 secondi”, rinvia drammaticamente alla durata dell’aggressione che ha tolto la vita a Willy, un gesto di violenza che si consumò in pochi istanti, ma con conseguenze profondissime: in quei quaranta secondi di follia si condensano temi che vanno ben oltre il fatto criminale.

Willy Monteiro Duarte era un ragazzo normale, come molti altri: lavorava, aveva sogni, amicizie, una sincera umanità.  Nella notte fatale, intervenne per difendere un amico coinvolto in una lite. Secondo le ricostruzioni, bastarono poche parole – “È tutto a posto?” – per scatenare la brutale escalation che durò circa quaranta secondi, al termine della quale Willy fu lasciato esanime, per strada.

Quel gesto di empatia gli costò la vita, ma ha trasformato Willy in un simbolo di coraggio, ma anche di come l’indifferenza sociale, culturale, generazionale, possa essere altrettanto devastante della violenza fisica. Come ha spiegato Alfieri, non era sua intenzione ritrarre Willy come un eroe sovrumano, ma piuttosto come un ragazzo “splendido” nella sua umanità.

Il film non si limita a ricostruire il momento dell’omicidio, ma si concentra sulle ventiquattro ore precedenti, ricomponendo le vite, le relazioni, gli stati d’animo dei protagonisti: amici, aggressori, testimoni.  In questo senso, l’approccio di Alfieri è quasi documentaristico: inquadrature ravvicinate, libertà interpretativa anche nel cast, attenzione ai “micro-movimenti” dei volti.

Nonostante la difficoltà di trattare un tema così doloroso, il regista ha voluto rivolgere il suo film soprattutto ai giovani, immaginando proiezioni nelle scuole, affinché la storia di Willy diventi uno stimolo di riflessione su cosa significhi intervenire, entrare in relazione, non restare indifferenti.

Una delle scelte più significative di 40 secondi è il mix tra attori affermati e giovani principianti, selezionati tramite street casting.

Tra i professionisti, il film vede nomi di rilievo come Francesco Gheghi, Enrico Borello, Francesco Di Leva, Sergio Rubini e Maurizio Lombardi.  L’interpretazione di Di Leva, in particolare, è stata definita da lui stesso come un modo per “dire da che parte sta”, non come attore ma come cittadino.

Ma sono i nuovi volti a dare al film la sua autenticità più cruda. Il protagonista, Justin De Vivo, interpreta Willy con sensibilità e responsabilità.  I fratelli Bianchi, responsabili dell’omicidio, sono interpretati da Luca Petrini e Giordano Giansanti, scoperti proprio grazie allo street casting.  Questo approccio, mescolare esperienza professionale e spontaneità di chi arriva “da fuori”, contribuisce a ricreare una comunità cinematografica più inclusiva e realistica.

Vincenzo Alfieri regista

Vincenzo Alfieri, al suo film più ambizioso, porta un equilibrio tra delicatezza e forza. Ex attore, si avvicina al materiale con una sensibilità da chi conosce la recitazione dall’interno, ma con la determinazione di un narratore consapevole.

Nel dialogo con i media ha affermato di aver riflettuto molto su come rappresentare la violenza gratuita. Non come uno spettacolo, ma come un fenomeno reale, che esplode anche nel quotidiano.  La sua regia punta a restituire non solo il momento dell’aggressione, ma le relazioni fragili che la precedono, le tensioni invisibili, le paure di chi non ha altra scelta se non reagire o soccombere.

Parte del cast

Tra i ruoli di rilievo da evidenziare nella costruzione del cast di 40 secondi, figurano quelli di Federica Baglioni e Marco Matteo Donat-Cattin, casting directors molto stimati nel settore cinematografico e televisivo. Il loro contributo è stato decisivo nell’orientare le scelte interpretative verso soluzioni lontane da dinamiche stereotipate.

 

Sx Marco Matteo Donat-Cattin – Federica Baglioni casting director e Simone Marino, assistente al casting

40 secondi riveste una importantza culturale e sociale. Non si tratta soltanto di raccontare un evento di cronaca nera, ma di offrire una riflessione urgente su temi di grande attualità: integrazione, giovani di seconda generazione, violenza sociale, indifferenza diffusa. Come osserva Alfieri, viviamo in una società “anestetizzata dalla violenza”: il film intende scuotere la coscienza, riportare l’attenzione sui volti, non solo sulle statistiche.

Il fatto che 40 secondi abbia vinto il Premio Speciale della Giuria alla Festa del Cinema di Roma è un segnale chiaro, il cast (professionisti e non) ha saputo dare vita a un racconto di grande rilevanza sociale.

Inoltre, la speranza del regista e dei produttori è che il film trovi spazio nelle scuole, per avviare dialoghi significativi tra generazioni,  per chiedersi cosa significa essere giovani, cosa significhi intervenire, e soprattutto cosa significhi non restare in silenzio.

Con 40 secondi, Alfieri, Angeli, Baglioni, Donat-Cattin e l’intero team hanno realizzato un’opera che è tanto memoriale quanto formativa. Non è solo la storia di Willy Monteiro Duarte che viene raccontata, è una domanda rivolta a tutti noi, soprattutto alle nuove generazioni: “Cosa saremmo disposti a fare in quei quaranta secondi?”

Nelle sale nel weekend  del 22 e 23 novembre 2025, il film si presenta non solo come un progetto artistico e culturale , ma  innanzitutto come un invito alla riflessione.

riproduzione riservata

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Mimma Cucinotta

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