Torna a teatro “La scomparsa di Majorana”, opera simbolo del conflitto tra scienza e letteratura

Parla il regista e drammaturgo Fabrizio Catalano sulla pièce tratta dall’omonimo testo di Leonardo Sciascia, suo nonno. Lo spettacolo torna a Milano, all’Eco Teatro di via Fezzan, dal 28 al 30 novembre 2025.

Perché scomparve Ettore Majorana? Dove è sparito il genio siciliano della fisica che negli anni Trenta si dedicava a importanti ricerche sull’atomo e l’energia nucleare? Cosa successe quel giorno di fine marzo del 1938 al giovane professore che sembra aver lasciato le sue ultime tracce sul traghetto, ancora oggi chiamato “postale”, in viaggio tra Palermo e Napoli?

Majorana aveva solo 31 anni e faceva parte dei mitici “ragazzi di via Panisperna”, così chiamati dal luogo in cui sorgeva l’Istituto di Fisica dell’Università di Roma. Qui un gruppo di giovani e promettenti scienziati italiani lavorava attorno a Enrico Fermi, producendo studi di importanza storica nell’ambito della fisica nucleare. La principale scoperta del gruppo fu, nel 1934, la proprietà dei neutroni lenti, che portò quattro anno dopo al premio Nobel per Fermi e diede avvio alla realizzazione del primo reattore artificiale a fissione nucleare a catena e, in seguito, alla bomba atomica. Majorana a gennaio 1938 era stato nominato “per chiara fama” professore di fisica teorica all’Università di Napoli. A marzo svanì nel nulla, forse in mare, forse in un convento, forse all’estero.  Solo il 17 gennaio 2025 la sezione civile del Tribunale di Roma ne ha dichiarato la morte presunta, fissandola alla data della scomparsa.

Il mistero che avvolge la fine dello scienziato siciliano, nato a Catania nel 1906, è stato al centro di infinite inchieste svolte in mezzo mondo.

Memorabile l’indagine, basata su documenti, lettere e testimonianze, che svolse uno scrittore di impegno civile come Leonardo Sciascia. Ne venne fuori un saggio, pubblicato nel 1975 col titolo La scomparsa di Majorana.

Da quel testo Fabrizio Catalano, il maggiore dei nipoti di Sciascia, quello che gli fu più vicino quando lo scrittore era in vita, ha tratto nel 2019 una trasposizione teatrale di cui firma la regia. Lo spettacolo sarà a Milano dal 28 al 30 novembre, all’Eco Teatro di via Fezzan, gestito dalla cooperativa Muse Solidali.

In sintonia col celebre nonno, Catalano assume la tesi formulata da Sciascia: Ettore Majorana, scienziato brillante e precocissimo era anche un uomo chiuso in sé stesso, concentrato su studi di cui non parlava con nessuno. Probabilmente aveva intuito prima d’ogni altro che la strada intrapresa dai “ragazzi di via Panisperna” avrebbe portato alla creazione di una devastante arma nucleare. Ne era rimasto atterrito. Aveva deciso di “sparire” dalla faccia della terra prima che questa precipitasse nella costante minaccia dell’era atomica.

Il tema è oggi più che mai attuale, col mondo sospeso su più fronti di guerra o con la scienza agitata come dogma inconfutabile.

La vicenda di Majorana è metafora della mancanza di etica del mondo in cui viviamo, non solo in ambito scientifico. Nella società contemporanea la scienza – o ciò che si presenta come tale – ha un peso enorme. Di conseguenza il rapporto tra scienza ed etica diventa primordiale”. Fabrizio Catalano, drammaturgo e regista cinematografico, autore di romanzi, saggi, articoli e monografie, traduttore dal francese di testi lirici e teatrali, accetta di parlare col nostro giornale nel momento in cui lo spettacolo La scomparsa di Majorana torna a Milano.

In scena sempre lo stesso cast di uno spettacolo che gira il mondo, anche oltreoceano, da più di sei anni, quasi senza interruzioni, se si eccettua il periodo delle clausure da Covid. La protagonista è Loredana Cannata, nei panni di Laura Fermi, moglie del premio Nobel Enrico, scienziato illustre, “con qualche problema con l’etica”, nella versione di Catalano. È lei la donna chiamata a riconoscere nei tratti di un monaco, il giovane scienziato sparito nel nulla. Sul palco, con Loredana Cannata, altri tre attori: Alessio Caruso, Roberto Negri, Giada Colonna. Scene e costumi di Katia Titolo; musiche di Fabio Lombardi.

Lo spettacolo è concepito come un’indagine poliziesca, una sorta di thriller ad orologeria, forse un sogno di una notte di mezz’estate. I personaggi, colti nel caos dell’agosto del 1945, danno vita ad una sorta di processo che si prolunga oltre l’alba, fino al tragico scioglimento dell’enigma. L’intruso, allora, si trasformerà da imputato in accusatore, da inquisito in voce della coscienza.

In una stagione come quella che stiamo vivendo, caratterizzata dallo sfaldamento dei valori morali, dall’esaltazione dell’ego, dall’ansia del profitto e dalla deriva della scienza, è necessario rievocare figure come quella di Ettore Majorana”, dice Fabrizio Catalano e suggerisce la lettura di un saggio appena pubblicato da Bollati Boringhieri. Si intitola Anatomia della “Scomparsa”. Sciascia, Amaldi, Majorana ed è stato scritto da Vincenzo Barone che insegna fisica teorica all’università del Piemonte orientale. Il libro è la ricostruzione minuziosa del dibattito tra lo scrittore Leonardo Sciascia e lo scienziato Edoardo Amaldi sulla scomparsa di Majorana e sui tormenti che attanagliavano il giovane studioso siciliano. Dal confronto, a tratti acceso, tra Sciascia e Amaldi emergono due visioni del mondo, due linguaggi diversi attorno alla scuola di Enrico Fermi, alla bomba atomica e alle responsabilità della scienza.

“Il fisico Vincenzo Barone documenta la genesi di La scomparsa di Majorana di Sciascia a cinquant’anni dalla pubblicazione e a ottant’anni dalla tragedia di Hiroshima e Nagasaki”, afferma Catalano. E sottolinea come “l’anatomia” di uno dei dibattiti intellettuali più significativi del Novecento dia conto della mancanza di comprensione reciproca tra letteratura e scienza, “come se l’una escludesse l’altra”. Per spiegarsi meglio Catalano aggiunge: “Cosa voglio dire? Se uno volesse fare una battuta, potrebbe dire che la letteratura non cambia granché senza la scienza. Mentre, senza la letteratura, la scienza diventa un’aberrazione amorale. Soprattutto, che cosa chiamiamo scienza? Il virus del Covid è scienza? È  sfida morale? Il presunto vaccino è scienza oppure superstizione e profitto capitalista?”. Fabrizio Catalano ricorda il nonno Leonardo: “Non è che fosse antiscientifico. Non è che avesse in odio Galileo. Piuttosto era preoccupato dalla deriva della scienza contemporanea. Dalla sfida che incrociava con le leggi della natura”.

È chiaro il riferimento all’inferno atomico scatenato dagli Stati Uniti nell’agosto del 1945, a guerra già vinta, contro le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. È quello il momento in cui la scienza contemporanea compie il “peccato originale”.

Non è un caso che Fabrizio Catalano inserisca nella sua pièce una frase tratta dal racconto filosofico Il Colloquio di Monos e Una  di Edgar Allan Poe: “Tu ricorderai che, al tempo dei nostri antenati, uno o due sapienti osarono mettere in dubbio la giustezza del temine progresso dato al cammino della nostra civiltà. Ci sono state delle epoche in cui alcuni vigorosi intelletti si alzarono coraggiosamente a lottare per quei principi, la cui verità appare adesso in tutta la sua luce alle nostre ragioni disincarnate, principi che dovevano insegnare alla nostra razza a sottomettersi all leggi della natura, e non a tentare di dominarle”.

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