Clima: Ordine psicologi, ‘cresce eco-ansia, giovani più vulnerabili’ ‘Servono iniziative a scuola per informare e apprendere strategie utili a gestire le emozioni’

Roma, 7 nov. (Adnkronos Salute) – Cresce l”eco-ansia’, il malessere psicologico legato ai timori dei cambiamenti climatici o ai traumi di eventi meteorologici estremi. Un disagio che colpisce soprattutto le giovani generazioni. A fare il quadro per l’Adnkronos Salute è David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale degli Ordini degli psicologi (Cnop), in occasione del vertice Cop27 in corso a Sharm el-Sheikh in Egitto.”Il disagio – spiega Lazzari – è causato da tre fattori. Il primo è il coinvolgimento in emergenze di tipo climatico: essendo sempre più diffuse, è evidente che sempre più spesso le persone ne fanno esperienza diretta. L’altro fattore è legato all’influsso che l’ambiente ha su di noi: siamo tutti un po’ meteoropatici e una grande variabilità ha effetti negativi sul nostro umore. Il terzo problema è il ‘sentimento’, ovvero il fatto che le persone sono preoccupate per il futuro. E’ un continuo allarme”.Ad essere più colpiti sono “i giovani, più sensibili perché sentono forte il tema del futuro – analizza il presidente Cnop – l’investimento è più alto. E se si vede scuro l’ansia è più forte”, conclude Lazzari sottolineando la necessità “di moltiplicare iniziative, soprattutto nelle scuole, promuovendo la conoscenza dei fenomeni, perché sapere riduce la paura, ma anche insegnando strategie di gestione delle emozioni. La psicologia conosce e insegna queste strategie”.

Related posts

Nuove molecole e bersagli, così si evolve la terapia contro l’Alzheimer: il punto

Stefano, la Sla e il sogno di una sera alla Scala: “Un’emozione tornare a vivere” Paziente racconta esperienza con Operazione sollievo, ‘di nuovo al teatro con mia moglie, sono attività importantissime’

Malattie rare, esperta Gattoni: “Scarsa conoscenza criticità assistenza Sla” Assistente sociale Centro ascolto all’Open Day di Aisla, ‘essere presenti sul territorio vuol dire creare una cultura sulla malattia’