Home Redazione Istat, servizi pubblica utilità sempre meno utilizzati negli ultimi 20 anni La frequentazione della Asl o della Posta aumenta al crescere dell’età degli utenti, mentre ai servizi anagrafici ricorrono più gli individui di 35-44 anni.

Istat, servizi pubblica utilità sempre meno utilizzati negli ultimi 20 anni La frequentazione della Asl o della Posta aumenta al crescere dell’età degli utenti, mentre ai servizi anagrafici ricorrono più gli individui di 35-44 anni.

Agenzia Adnkronos

Roma, 23 feb. (Adnkronos Salute) – Negli ultimi 20 anni i servizi di pubblica utilità – quali i sevizi di Asl, Anagrafe e Posta – sono sempre meno utilizzati anche nel 2023 non si registra un calo particolare rispetto al 2022. Nel suo report “I Servizi di pubblica utilità anno 2023”, l’Istat rileva che nel 2023 la quota di utenti di 18 anni e più che si reca alla Asl, all’Anagrafe e alla Posta ha subito una progressiva contrazione negli ultimi 20 anni (rispettivamente Asl -16%, Anagrafe -28% e Posta -14%), ma è stabile rispetto al 2022. La frequentazione della Asl o della Posta aumenta al crescere dell’età degli utenti, mentre ai servizi anagrafici ricorrono più gli individui di 35-44 anni. Permane una forte differenziazione nei livelli di accessibilità ai servizi. Le famiglie residenti nel Mezzogiorno mostrano maggiori difficoltà rispetto al resto del Paese.In dettaglio, l’Istat evidenzia che nel 2023 poco meno del 40% delle persone intervistate di 18 anni e più si è recato presso una ASL (19 milioni 700mila persone), il 33,8% all’Anagrafe (quasi 16 milioni 700mila) e poco meno del 60% alla Posta (28 milioni e 600mila persone). Nel tempo si assiste ad una graduale diminuzione dell’accesso fisico a questi servizi. Gli utenti della ASL passano dal 47% del 2003 a poco meno del 40% nel 2023 (con una perdita di circa 2 milioni 700mila utenti maggiorenni). Coloro che si recavano presso gli uffici anagrafici nel 2003 rappresentavano il 46,8% delle persone di 18 anni e più (27 milioni 700mila persone); nel 2023 si calcola un calo di poco meno di 11 milioni di utilizzatori. Recarsi alla Posta era una consuetudine per il 73,9% della popolazione con un calo, nel 2023, di 5 milioni di utenti. Questa tendenza è certamente legata alla crescita dell’uso dei servizi digitali di vario tipo anche nell’interazione con la Pubblica Amministrazione.Rispetto al 2022 l’Istat registra una sostanziale stabilità di quanti si recano in presenza alla Asl, all’Anagrafe e alla Posta. Il superamento dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19 ha ripristinato in parte le abitudini di accesso fisico a questi servizi sebbene per nessuna delle prestazioni erogate si sia ritornati al livello del 2019 e, in generale, degli anni che hanno preceduto la pandemia. Dal rapporto dell’Istat emerge inoltre che le donne si recano più frequentemente degli uomini presso le Asl, nel 2023 sono il 43% rispetto al 36,5% degli uomini. La prevalenza femminile si riscontra in quasi tutte le età e raggiunge il massimo tra gli utenti di 25 – 59 anni, fascia di età all’interno della quale la differenza sugli uomini supera i 10 punti percentuali. Il segno si inverte invece nelle età molto anziane, infatti dopo i 75 anni vi sono circa 10 punti percentuali di scarto in favore degli uomini. A prescindere dal genere, l’Istat indica che la frequentazione di Asl raggiunge il valore massimo tra i 65 e i 74 anni quando più di cinque persone su 10 usano questo servizio (15 punti percentuali sopra la media totale) e il minimo sotto i 24 anni (due persone su 10). Con riferimento agli ultimi 12 mesi precedenti l’intervistata ricorrono al servizio anagrafico presso il Comune per certificati, documenti o autentiche il 33,5% delle donne e il 34,2% degli uomini, non evidenziando un particolare differenziale di genere. Rispetto all’età, gli uomini frequentano più l’Anagrafe fino ai 34 anni, mentre le donne a partire dai 60 anni (con uno scarto di circa cinque punti percentuali). Nelle età centrali si rileva un più ampio ricorso all’Anagrafe. Tra i 35 e i 44 anni vi si recano, infatti, più di quattro persone su 10, in un particolare momento del ciclo di vita in cui si ha maggiore necessità di pratiche di tipo anagrafico. Tra gli over 74enni, invece, solo il 21% delle persone si reca all’Anagrafe. Donne e uomini si recano in egual misura agli uffici postali, tuttavia fino ai 54 anni di età si tratta di un’abitudine più che altro femminile. Dai 60 anni di età, invece, tale propensione diventa più alta per gli uomini in virtù di un effetto generazionale che determina una maggiore propensione degli uomini delle generazioni più anziane a occuparsi di queste pratiche e che li conduce dopo i 75 anni di età a superare le donne di oltre 16 punti percentuali. L’Istat prosegue segnalando che nel 2023 poco meno del 40% delle persone di 18 anni e più si è recato presso una ASL. L’indicatore raggiunge valori più elevati nel Centro e nel Nord-est (intorno al 44%), il minimo nelle Isole (33,3%). La situazione è tuttavia molto diversa tra le due Isole (39,7% per la Sardegna e 31,1% per la Sicilia). Gli utenti che lamentano file di attesa superiori ai 20 minuti per i servizi offerti dalle ASL sono il 49,8% in media nazionale. Una frequenza, quest’ultima, prosegue l’Istituto di Statistica, che tuttavia presenta un minimo del 34,7% nel Nord-est e che sale al 61,5% nel Sud e al 66,5% nelle Isole. A livello regionale superano il 67% di utenti che attendono più di 20 minuti (circa 20 punti percentuali più della media nazionale) la Sicilia (68,4%), il Molise (67,6%) e la Calabria (67,2%). Nel 2023 il 33,8% delle persone di 18 anni e più ha fatto ricorso ai servizi offerti dall’Anagrafe. La frequentazione maggiore si rileva tra i residenti nel Nord-ovest, dove coloro che vi si recano fisicamente sono pari al 36,4%, quella minore è nelle Isole (30,5%). Sono otto i punti percentuali che separano la Lombardia dalla Sicilia, regioni che, rispetto a quanti si recano all’Anagrafe, mostrano rispettivamente il valore più elevato (37,2%) e più basso (29,3%). Picchi di quanti attendono più di 20 minuti l’erogazione del servizio in Anagrafe si segnalano nel Lazio (44,1%) e in Sicilia (43,3%), entrambe distanziate di circa 17 punti percentuali rispetto al totale Italia (26,7% degli utenti), rileva inoltre l’Istat. Decisamente più favorevole la situazione nel Nord del Paese, dove meno di due residenti su 10 lamentano lunghe file di attesa. Anche tra quanti si recano fisicamente alla Posta sono presenti delle differenze in termini di ricorso tra le varie aree del Paese. La media italiana è pari al 57,9% considerando le persone di 18 anni e più. Tra i residenti del Centro-nord vi si reca circa il 60% delle persone, frequenza che scende al 56,8% tra i residenti nel Sud e al 51% tra quelli nelle Isole. In Sicilia si evidenzia una situazione di minore affluenza (48,1%), mentre il livello massimo di accesso si raggiunge in Abruzzo (67,1%). Il servizio postale, per il quale è più elevata la percentuale di quanti attendono più di 20 minuti, è il ritiro delle pensioni, dichiarato dal 48,3% degli utenti in media nazionale. Oltre la metà degli utenti residenti in Sicilia attende oltre i 20 minuti per tutti i servizi degli uffici postali mentre per il solo ritiro delle pensioni la quota raggiunge il 66%.Se si considera la soddisfazione per gli orari di apertura degli sportelli della Asl, circa il 60% degli utenti di 18 anni e più considera l’orario comodo. Si tratta di una percentuale stabile rispetto al 2022 ma in calo nell’ultimo ventennio. Il livello di soddisfazione è più alto tra gli utenti di 60 anni e più e, in particolare, tra gli anziani: soddisfatto il 66,1% degli individui tra i 65 e i 74 anni. Meno soddisfatti i 25-44enni (53,6% del totale), presumibilmente persone che si trovano in una fase del ciclo di vita che richiederebbe maggiore flessibilità e ampiezza degli orari. Il giudizio sugli orari di apertura è molto differenziato a livello territoriale. La quota di utenti che considera l’orario comodo, infatti, tocca il 67,3% nel Nord-est contro il 44,8% nelle Isole. Il 30% degli utenti di 18 anni e più non vorrebbe un cambio dell’orario di apertura degli sportelli della ASL (il dato è analogo a quello del 2022) mentre il 43,6%, avendone la possibilità, lo vorrebbe. A desiderare un diverso orario sono soprattutto i giovani e gli adulti di età compresa tra i 25 e i 59 anni: in queste classi di età, infatti, la percentuale di chi esprime necessità di modificare l’orario di apertura supera la media nazionale, con un picco del 52,6% tra i 35 e i 44 anni.A livello territoriale gli utenti che preferirebbero modificare l’orario sono soprattutto quelli residenti nelle Isole (47,2%). Tra le regioni la Sardegna (50,7%), poco avanti alla Campania (49,6%), detiene il primato di quanti vorrebbero cambiare l’orario del servizio. Rispetto alla dimensione demografica del Comune di residenza, infine, emerge che i residenti nei Comuni centro delle aree metropolitane vorrebbero una modifica degli orari (44,9%) più di quelli dei Comuni di piccola dimensione (40%). Relativamente agli orari di apertura degli uffici anagrafici, il 65,9% degli utenti di più di 18 anni è soddisfatto dell’orario, in particolare tra le fasce di età più elevate (60 anni e più) con una quota che supera il 73%. Soddisfatti per l’orario soprattutto i maggiorenni residenti nel Nord (oltre il 67%), meno al Centro e nelle Isole (rispettivamente 59,4% e 62,1%). Nei Comuni Centro dell’area metropolitana la percentuale di soddisfatti si attesta soltanto al 52,9% contro il 77,4% nei piccoli centri. Il report dell’Ista rileva ancora che Il 36,3% degli utenti di 18 anni e più non vorrebbe cambiare l’orario di apertura degli uffici anagrafici, mentre il 44,4% degli utenti, avendone la possibilità, lo modificherebbe. A voler modificare l’orario sono soprattutto gli utenti di età compresa tra 25 e 59 anni (circa il 50%). La quota di quanti modificherebbero l’orario di apertura degli uffici anagrafici mostra un deciso aumento tra il 2015 e il 2017 (circa sette punti percentuali) che poi si assesta. Sul territorio la richiesta di modificare l’orario è più diffusa nelle regioni del Centro (48,3%) e nei Comuni Centro delle aree metropolitane (59,7%). Nel 2023 il 63,9% degli utenti dà un giudizio positivo sulla comodità dell’orario di apertura degli sportelli postali, in lieve aumento rispetto all’anno precedente (1,5 punti percentuali). Non ci sono significative differenze di genere nei giudizi mentre sono rilevanti quelle relative all’età degli individui. Al crescere dell’età, infatti, spiega l’Istat, aumenta anche la soddisfazione per l’orario: gli utenti più giovani mostrano soddisfazione sull’orario di apertura degli sportelli nel 46,6% dei casi mentre tra gli utenti con 65 anni e più si oltrepassa il 60%. A livello territoriale l’apprezzamento per il servizio di apertura si manifesta in particolare nelle regioni del Mezzogiorno. Le quote più alte di utenti che considerano l’orario comodo si riscontrano, in ordine decrescente, nel Sud (66,9%), nel Centro (66%) e nelle Isole (64,2%). La Puglia raggiunge il picco di apprezzamento con il 73,8% di utenti che giudica comodo l’orario di apertura. Il 35,2% degli utenti di 18 anni e più non vorrebbe cambiare l’orario di apertura degli sportelli mentre il 38,1%, avendone la possibilità, preferirebbe un cambio; questa esigenza è più sentita dagli utenti tra i 25 e i 59 anni (sopra il 42%) mentre tra i più anziani meno di tre persone su 10 sentono l’esigenza di un cambiamento. La quota di quanti vorrebbero modificare l’orario di apertura rimane stabile nel tempo fino al 2015, anno in cui si assiste ad una decisa diminuzione probabilmente legata alla maggiore flessibilità e modernizzazione introdotta negli uffici postali. Il livello di insoddisfazione ritorna a crescere nel periodo pandemico. Gli utenti residenti nel Nord esprimono nel 43% circa dei casi la necessità di cambiare l’orario, mentre al Sud questa esigenza è manifestata da circa il 30% degli individui. Nei Comuni centro dell’area metropolitana vorrebbe cambiare l’orario degli uffici postali, se ne avesse la possibilità, il 44,2% degli utenti.Nel 2023 il 63,9% degli utenti dà un giudizio positivo sulla comodità dell’orario di apertura degli sportelli postali, in lieve aumento rispetto all’anno precedente (1,5 punti percentuali). Non ci sono significative differenze di genere nei giudizi mentre sono rilevanti quelle relative all’età degli individui. Al crescere dell’età, infatti, aumenta anche la soddisfazione per l’orario: gli utenti più giovani mostrano soddisfazione sull’orario di apertura degli sportelli nel 46,6% dei casi mentre tra gli utenti con 65 anni e più si oltrepassa il 60%. A livello territoriale l’apprezzamento per il servizio di apertura si manifesta in particolare nelle regioni del Mezzogiorno. Le quote più alte di utenti che considerano l’orario comodo si riscontrano, in ordine decrescente, nel Sud (66,9%), nel Centro (66%) e nelle Isole (64,2%). La Puglia raggiunge il picco di apprezzamento con il 73,8% di utenti che giudica comodo l’orario di apertura.L’Istituto di Statistica prosegue aggiungendo che il 35,2% degli utenti di 18 anni e più non vorrebbe cambiare l’orario di apertura degli sportelli mentre il 38,1%, avendone la possibilità, preferirebbe un cambio; questa esigenza è più sentita dagli utenti tra i 25 e i 59 anni (sopra il 42%) mentre tra i più anziani meno di tre persone su 10 sentono l’esigenza di un cambiamento. La quota di quanti vorrebbero modificare l’orario di apertura rimane stabile nel tempo fino al 2015, anno in cui si assiste ad una decisa diminuzione probabilmente legata alla maggiore flessibilità e modernizzazione introdotta negli uffici postali. Il livello di insoddisfazione ritorna a crescere nel periodo pandemico. Gli utenti residenti nel Nord esprimono nel 43% circa dei casi la necessità di cambiare l’orario, mentre al Sud questa esigenza è manifestata da circa il 30% degli individui. Nei Comuni centro dell’area metropolitana vorrebbe cambiare l’orario degli uffici postali, se ne avesse la possibilità, il 44,2% degli utenti, conclude l’Istat.

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