Home Cultura Arte Spettacolo Codice Valori, il vero segreto delle spie

Codice Valori, il vero segreto delle spie

Sara Piccolella

Il primo comandamento e’ crederci. Chi ha scelto di servire il proprio Paese nelle fila degli 007 italiani sa che questo non è un mestiere ma una vita di ricerca e di lotta, dove strada e libri, operatività e competenza stanno insieme e hanno un unico obiettivo: anticipare (non inseguire) scenari. I Valori sono il vero ‘Codice’, le uova del Drago che daranno frutto a suo tempo, perché bisogna essere visionari, non mestieranti o replicanti di formule. Serve mantenere larga la vita, avere aggancio alla realtà e coltivare dimensioni che stanno nel cuore e devono farsi carne nella storia con la testimonianza di un impegno silenzioso che lavora senza sperare di ricevere medaglie di cartone da cucire sul petto.

Nel nuovo numero di GNOSIS (3/2019), la Rivista italiana di intelligence curata dal Generale Gianfranco Linzi (editore Argos, pp. 296, € 15, info www.Dddsrl.it), i valori vengono declinati attraverso selezionate dicotomie/antinomie, che aprono a nuove schiarite, disegnando ulteriori campi di riflessione. La dicotomia, si legge nell’editoriale, “è il campo più ardito per l’Agente, avanguardia nelle terre indefinite dei significati e dei fenomeni, spazio di tradizione e di innovazione, di teoria e di prassi”. E così, dopo il Punto di vista di Sergio Romano, che ci aggiorna sull’evoluzione storica dei rapporti tra Usa-Russia, oggi condizionati da una nuova versione di Guerra fredda, la Rivista del Comparto Intelligence presenta una teoria di qualificati autori che a più voci, e muovendo da prospettive diverse, decodificano il terreno umano, troppo umano, di dico e temno (tagliare).
È Aldo Masullo, tra i maggiori filosofi del nostro tempo, a presentare l’avventura ricordando come nella società laicizzata la consistenza del valore non risieda nella sacralità ma nella preferibilità. “Il valore – scrive il pensatore de L’Arcisenso – è la forza che la differenza ha d’ in-porsi, cioè di catturare la preferenza di molti, di pochi o anche di uno solo. Valore è ciò in cui per un essere umano ne va del senso profondo della sua vita. Tutte le cose, e l’uomo stesso, come sappiamo, hanno un prezzo, sono apprezzabili in relazione alla loro usabilità o alla possibilità loro o dei loro servigi di essere scambiati: in questo caso ‘valore’ non è che il prezzo. Ogni cosa ha il suo prezzo. Ma il valore propriamente detto, la cosa o azione che per il suo senso ha la forza d’ in-porsi nel comportamento di molti, di pochi o anche di uno solo, in modo decisivo e irrevocabile, nessuno lo ha. Piuttosto esso è. Ed è esso che ha, cioè possiede come affascinate le vite. Perciò non ha prezzo. È unico. Quando è la scelta di molte vite, non cessa di essere unico: è un unico plurale”. Perciò, mentre il prezzo è relativo, il valore – rimarca Masullo snodando proprio la dicotomia Valore – Indifferenza – “merita di essere detto assoluto, come assoluto appunto è il senso della vita che, ogni volta presentandosi in ognuno, per lo più si rappresenta in un ideale o in un simbolo. Ma il valore libertà non è il monumento al soldato ignoto, bensì il patriota che volontariamente combatte e muore per liberare il suo popolo oppresso da un feroce invasore. Non vi sono uomini che hanno valore. Ogni uomo è valore, perché è differente da ogni altro”. Nei nostri giorni, a parte mirabili eccezioni, sempre più gli uomini “se ne stanno dispersi tra mille cose mediocri, ‘a buon prezzo’, a ripetere gesti insignificanti, impigriti tra le comodità del ‘progresso’, sempre più individui in serie e sempre meno personalità singolari, ognuno insensibile alla propria differenza da ogni altro, sordi alla propria ‘vocazione’, alla chiamata del proprio ‘demone’ nel concerto della comunità universale”. È evidente – è il ragionamento del Professore di Filosofia Morale alla Federico II di Napoli, che “quanto più cresce l’indifferenza degli uomini, tanto meno il valore ha la forza d’in-porsi, cioè di essere. Questa circostanza potrebbe anche sembrare, come il machiavellico ‘vizio da cui nasce il bene’, un utile indebolirsi delle fanatiche assolutizzazioni, un raffreddamento degl’impulsi allo scontro. Ma, se guardiamo lo stato effettivo del mondo, carico della sempre più sfrenata bellicosità delle differenze di potere senza valore, la nostra indifferenza appare una disonesta distrazione universale di massa”.
Sulla necessità di una maggiore consapevolezza analitica si sofferma Dario Antiseri nel suo contributo su Società aperta/società chiusa, mentre Carlo Bordoni analizza la coppia Comunità – Società e Marco Lanterna si sofferma su Massa – Individuo. Il Cardinale Gianfranco Ravasi scrive di Sacro – Santo, mentre spetta a Luca Bagetto disegnare la coppia Bellezza – Degrado. Giovanni Brizzi presenta la dicotomia Fedeltà-Tradimento, Pietrangelo Buttafuoco passa in rassegna Verità – Realtà e alla penna di Marco Ventura è affidata l’analisi di Potestas-Auctoritas. Sossio Giametta, consumato navigatore della zattera di Nietzsche, traccia il rapporto Religione-Laicità, con Alberto Castelvecchi che cura la dicotomia Religio-Religione e Francesco Donadio porta nelle stanze segrete di Visione-Ascolto.
Appuntamento al prossimo numero (4/20019, in libreria dal 15 dicembre), che offrirà nuove dicotomie, suggerendo allo stesso tempo la lettura dei nuovi titoli della collana ‘Segreti’, a partire dal libro di Gianluca Falanga, Al di là del Muro. La Stasi e il terrorismo.
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