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Terra dei fuochi e la phytoremediation

Francesco Mazzarella

Il campo di San Giuseppiello, Giugliano in Campania, è un appezzamento di terra di circa sei ettari e mezzo che apparteneva alla famiglia Vassallo. Gaetano Vassallo, pentitosi raccontò agli inquirenti di aver intossicato quel terreno con i fanghi provenienti da una conceria della Toscana.

”Ho dichiarato che il terreno era sterile e feci arrivare del “concime” dalla Toscana,essendo troppo densi i fanghi arrivai li ho fatti allungare con acqua attraverso gli irrigatori automatici, quelli grandi con le ruote, così che dalla mattina alla sera c’erano queste macchine che spruzzavano veleno sui campi, uno spettacolo!”

Il campo ancora oggi è sotto sequestro, ma arrivando sul luogo ed alzando lo sguardo su un edifico si può notare una Mercedes di proprietà dei Vassallo, quasi a voler confermare sia la loro presenza, che il loro potere sul luogo.

Come ogni “discarica” abusiva è stato previsto un piano di bonifica, che generalmente, quasi in un circolo diabolicamente “virtuoso”, veniva affidato alle mafie. In questa “avventura” nel 2017 il commissario alla bonifica affida quel terreno ad un gruppo di ricercatori di Agraria dell’Università Federico II coordinati dal professore Massimo Fagnano.

Nasce così il progetto Ecoremed che prevede la bonifica del campo attraverso la phytoremediation, non servono ruspe o camion e neanche lo spostamento del terreno infetto, ma lunghi filari di pioppi e prati di gramigna. Attraverso le radici dei pioppi e con l’aiuto della microflora del terreno, composta da funghi e batteri sono state biodegradate sostanze come cromo, zinco, piombo, idrocarburi ed il cadmio, tutte sostanze dannose per la salute umana.

Dopo un anno, il professore Fagano dichiara: «Abbiamo fatto qualsiasi misurazione e analisi in quel terreno e gli idrocarburi e metalli in un anno sono completamente spariti, questo anche grazie alla terra particolare del luogo molto impermeabile essendo una terra vulcanica del Vesuvio». La phytoremediationconsente tre tipi di operazioni. La prima è la messa in sicurezza, la seconda il ripristino ambientale di una zona incolta e degradata e infine la bonifica vera e propria. Oltre agli evidenti vantaggi ambientali, ci sono quelli economici: infatti per una bonifica “standard” si spendono diversi milioni di euro per trasporto, smaltimenti e colata di cemento, con questo progetto sono stati spesi 100.000 euro ad ettaro, ed ovviamente un impatto ecologico sicuramente migliore, un miglioramento anche riguardo la marketing territoriale. Come afferma il professore Fagano “Un’operazione di rinaturalizzazione di tutto il territorio consentirebbe di restituire alle coltivazioni l’antico valore, che anche se non infette hanno subito un danno di immagine grosso. Del resto è una pratica che si fa in tutto il Mondo: le discariche ovunque sono trasformate in boschi e parchi sportivi.”

Negli anni gli alberi sono diventati un bel bosco, sono ritornati gli animali selvatici e gli uccelli, sono stati attivati modelli di coinvolgimento delle scuole, ed i livelli tossici sono in continua diminuzione.

Non sempre le belle storie hanno un lieto fine e questa non fa, purtroppo, differenza. L’area non è stata affidata, il commissario da qualche settimana è in pensione e la Regione Campania non ha ancora individuato né il successore né un organismo a cui affidare il bene bonificato, e come accade spesso la devastazione del vandalismo, in alcuni casi guidato, ha preso di mira gli uffici e le apparecchiature. Un progetto che oltre ad essere ecosostenibile è un esempio di legalità e di amore per il proprio territorio, di un utilizzo responsabile del denaro pubblico, nella speranza che anche la cittadinanza prenda consapevolezza della bellezza del progetto e ne chieda in qualche forma l’affido.

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