Home Vino e Gastronomia Tre vedove, due preti e lo Champagne

Tre vedove, due preti e lo Champagne

Alessandra Piccolella

Madame Louise Pommery, Lily Bollinger, Barbe Nicole Clicquot Ponsardin: tre vedove che hanno contribuito a rendere lo champagne la nobile bevanda che oggi definiamo “il re del bere”.

Prodotto di trecento anni di storia, frutto di condizioni naturali, fisiche e chimiche (terroir) irriproducibili, risultato di una maestria incomparabile.

Anche se nasce per puro caso, da un errore nella fermentazione del vino, si fa risalire l’invenzione ad un abate francese, Dom Perignon (1638-1715 casualmente le stesse date di nascita e morte del Re Sole), che insieme al fido consigliere Frere Oudart, sviluppa le procedure che danno origine al metodo “champenoise”.

“Correte fratelli ho assaggiato le stelle” disse l’abate alla apertura della prima bottiglia che non era ancora esplosa a causa della pressione generata dalla rifermentazione. Successivamente un altro prete don Tierry Ruinart, di famiglia molto agiata, fonda la omonima prima “maison” per la produzione in serie di Champagne.

Raffinatezza, gusto, eleganza rendono lo champagne vino unico irraggiungibile ed inimitabile.

Oggi si contano fino a 45 mila differenti tipologie di Champagne per 300 milioni di bottiglie prodotte all’anno.

In un’intervista del 1963, alla domanda:

“Madame Bollinger, quando beve champagne?” La grand dame replicava:

“Ne bevo quando sono felice e quando sono triste. A volte lo bevo quando sono sola. Se ho compagnia penso sia d’obbligo.

Se non ho fame ci gioco, e se ce l’ho ne bevo. Altrimenti non lo tocco mai, salvo quando ho sete”. E ancora Coco Chanel: “Bevo Champagne solo in due occasioni, quando sono innamorata e quando non lo sono.”

Print Friendly, PDF & Email

You may also like