Quando si sente parlare di Artù la mente corre alla leggenda dei suoi cavalieri e della tavola rotonda, alla spada nella roccia e a Merlino, a castelli e tornei e al primo cavaliere di Artù, Lancillotto, al tradimento della regina Ginevra.
La vita di Artù è stata raccontata attraverso storie e racconti medievali caratterizzati da una certa immaginazione letteraria. Secondo l’antica leggenda, il re Artù, dopo lo scontro con un guerriero di nome Mordred, sarebbe stato portato morente sull’isola di Avalon, dove nove maghe curatrici avrebbero cercato di salvargli la vita. Dopo questo episodio, Artù non fu mai più visto, ma gli sopravvisse la credenza che fosse ancora vivo e che sarebbe tornato a regnare in Britannia. Questa convinzione impensierì non poco i re normanni successivi che addirittura simularono il ritrovamento delle spoglie di re Artù, per sfatarne il mito. La credenza tuttavia continuò a perdurare nelle campagne inglesi fino al XIX secolo.
Eppure, oltre il mito fonti storiche narrano di un grande condottiero che difese la Britannia tra il V e il VI secolo contro le invasioni dei celti e dei popoli germanici.
Eppure quanto c’è di vero nelle leggende che da secoli accompagnano la figura di questo sovrano straordinario? Artù è veramente esistito, oltre le leggende e i miti alimentati dalle chansons de geste e dai poemi romanzeschi del ciclo bretone?
L’autore di questo saggio, Mirko Rizzotto, si interroga sulla figura del sovrano della Britannia, spogliandola di tutti i racconti leggendari e focalizzandosi sul “vero” Artù.
Avvalendosi di varie fonti, tra cui Gilda e Goffedo di Monmouth, l’autore narra di imprese eroiche e battaglie epiche condotte dal dux Artù, che dopo un lungo conflitto contro i Sassoni, riuscì ad ottenere un lungo periodo di stabilità nel regno di Britannia.
L’ultima battaglia che Artù combatté fu una guerra civile fra Britannico-romani, che nacque a causa delle avversità tra Artù e Mordred, nipote traditore, che aveva organizzato l’ascesa al trono con il sostegno di Ganhumara, (la regina Ginevra) già consorte del re. Il tradimento di Ginevra trova dunque conferma anche nelle fonti storiografiche. Nello scontro con Mordred, l’ormai ottantenne Artù perse la vita e ciò segnò la fine del suo Regno. Le dinamiche di questa vicenda sono molto sfumate: la tradizione vuole che i due ebbero uno scontro frontale, ma probabilmente furono entrambi feriti mortalmente combattendo contro le truppe nemiche.
Il saggio storico di Rizzotto mette in contrapposizione la figura eroica e immortale, che deriva dall’accezione di chi reputa Artù il Re Supremo, con la figura storica realmente esistita, che ha trovato la morte in battaglia. È interessante come molti romantici, ancora oggi, pensino che il Re Artù stia dormendo in attesa del suo prossimo ritorno. Fra i contadini inglesi si diceva “Artù che fu re in passato e che sarà di nuovo re”, ad indicare l’attesa di questo grande condottiero che ha valorizzato la Britannia contro i Sassoni e che di nuovo sarebbe tornato se questa terra si fosse trovata in difficoltà. Tra storia e leggenda, Artù continua ad affascinare per la straordinaria dimensione eroica fondata sui valori della fede cristiana, sulla lealtà, il coraggio e la fedeltà alla sua terra.
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