Home In Evidenza L’Omino di Giovinazzo. Il saggio di Aguinaldo Perrone sulle tracce dell’artista Fortunato Depero

L’Omino di Giovinazzo. Il saggio di Aguinaldo Perrone sulle tracce dell’artista Fortunato Depero

Giorgia Piccolella

Il sud dell’Italia,  la Puglia, e più precisamente un   bar del centro di Giovinazzo. E’ qui che e’ stato rinvenuto nel corso di una ristrutturazione,  diversi anni fa,  un misterioso schizzo.

A campeggiare sul foglio  un  omino disegnato a china con bastone da frac  e cappello a cilindro, i piedi a forma di parallelepipedo e un’aria allegra e ottimista.

Sulla carta una piccola F, forse la cifra dell’artista, una bottiglia, alcuni elementi grafici che ricordano una  C. E un appunto. Indizi come lasciati per caso, quasi un rebus, con tanto di lettere alfabetiche, una sfida per i posteri raccolta da Aguinaldo Perrone,  (Aguin) artista, studioso di cartellonismo e autore di alcuni saggi, tra questi  il nuovo, godibilissimo “L’Omino di Giovinazzo”,  Fortunato Depero: 1926, passaggio in Puglia, edito da Graphe.it per la collana Parva- con la bella prefazione di Domenico Cammarota, tra i maggiori esperti di letteratura futurista italiana.

Perrone riconosce subito negli elementi distintivi grafici  il tratto inconfondibile di Fortunato Depero, personaggio fra i più versatili del 900, scenografo, scultore, poeta, grafico, pubblicitario, “il piu’ futurista dei futuristi”.

Nella sua accuratissima  ricerca  l’autore analizza  il disegno, comparando ogni elemento stilistico e iconografico con quelli presenti  nelle altre opere dell’artista.

Il risultato dell’analisi  e’ sorprendente: dalla bottiglia che compare sulla destra dell’omino,   sembra partire verso l’alto un getto che travolge una C  futurista, simile alla lettera utilizzata per altre illustrazioni della Campari, realizzate durante il  lungo sodalizio dell’artista con la casa di liquori: uno dei suoi quadri pubblicitari,   “Squisito al selz” fu presentato alla Biennale di Venezia proprio nel  1926, anno  in cui e’ datato il disegno, e  la stessa C e’ del tutto simile  a quella della scritta “Campari 1931”della copertina del Numero unico Futurista Campari 1931.

E ancora, in alto sulla sinistra, il disegno piccolissimo “quasi impossibile da decifrare”, rimanda proprio ad un cono e alla bottiglia della Campari, progettata da Depero.

 “Il disegno presenta in toto – scrive  Perrone – il linguaggio di Fortunato Depero. L’utilizzo degli omini dalle forme dinamiche e dalle geometrie scomponibili è peculiare nei suoi disegni, come ad esempio le sue celebri sculture/modelli per il teatro da cui potrebbe aver attinto per il disegno dell’Omino”.

Restava dunque da capire cosa condusse proprio a Giovinazzo l’artista trentino. L’autore ricostruisce  i viaggi al sud di Depero: per la campagna pubblicitaria del Campari l’artista  stava realizzando delle grafiche corredate dalla musica e dalle liriche in collaborazione con il poeta messinese Giovanni Gerbino e con il compositore Franco Casavola. Nel 1926, l’anno in cui il Gran Bar Pugliese venne inaugurato, Depero si recò a Reggio Calabria per la IV Biennale d’Arte. un breve trafiletto  di giornale  conferma  che vi espose alcune opere ricevendo la medaglia d’argento. E subito dopo, come risulta da alcune cartoline inviate alla moglie Nina, andò in Sicilia per incontrare Gerbino. Ipotizzabile quindi che prima di recarsi in Calabria sia passato a Giovinazzo  per incontrare Casavola, che aveva a Bari la sua residenza. Anche  se non avvalorato  da alcun documento, e’ possibile  che in quel periodo Casavola  potesse essersi recato  a Giovinazzo per il periodo estivo.

Tutto quindi rIconduce a Depero. Anche se musei, collezionisti e alcuni studiosi interpellati dall’autore negano l’attribuzione all’artista futurista. Manca, secondo loro, la poetica del tratto e soprattutto, i documenti.

Fatto sta che ancora oggi l’Omino di Giovinazzo trionfa  sui tovaglioli, sulle bustine di zucchero e ovunque nel celebre Gran Bar Pugliese,  in coerenza con l’intento e il contesto culturale di cui l’artista  è stato un grande esponente, e con la sua aria allegra che ricorda tanto la giocosa visione sulla vita propria della poetica espressiva di Depero,  l’Omino di Giovinazzo continua a stimolare la curiosita’dei suoi avventori.

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