Home In Evidenza L’isola Tiberina, una nave in mezzo al Tevere

L’isola Tiberina, una nave in mezzo al Tevere

Simona Maceroni

L’isola Tiberina, seppur molto piccola, è un luogo assai amato e frequentato dai Romani, conosciuta ed apprezzata per le sue belle Chiese, gli ospedali e i locali fra cui il famosissimo e storico “Sora Lella”.

Secondo un’antica leggenda, l’isola Tiberina si sarebbe formatanel 510 a.C., all’epoca della rivolta contro Tarquinio il Superbo, dai covoni di grano mietuti in Campo Marzio, proprietà privata dei Tarquini, e gettati nel Tevere dopo la cacciata dei re.

In realtà le origini dell’isola sono molto anteriori, infatti il suo nucleo è costituito da roccia vulcanica antichissima, simile a quella del Campidoglio, a cui si sono sovrapposti i depositi fluviali accumulatisi nei millenni nel punto in cui, allargandosi il Tevere, il livello dell’acqua si abbassa e la corrente è più lenta.

Il primo edificio importante costruito sull’isola, che ne determinerà la destinazione d’uso a luogo di cura, che mantiene ancora oggi, è stato il tempio di Esculapio, il dio della medicina. Quando nel 293 a.C. una grave pestilenza aveva colpito Roma, fu deciso di inviare un’ambasceria a Epidauro, sede del culto di Esculapio, che tornò con un serpente sacro al dio.

Il serpente, aggrovigliatosi all’albero maestro, all’altezza dei Navalia, il porto militare, scivolò via dalla triremi, nuotando verso l’isola Tiberina, sotto la quale scomparve, indicando così il luogo dove costruire il suo tempio. La posizione dell’edificio, dedicato nel 289 a.C., corrisponde all’attuale chiesa di San Bartolomeo e il pozzo medievale che si trova nei pressi dell’altare, alla fonte le cui acque erano considerate prodigiose. Nei portici del tempio, cosìcome in quello di Epidauro, venivano accolti i malati, primo nucleo di un vero e proprio ospedale, come testimoniato dalle numerose iscrizioni, ex voto e dediche alla divinità trovate nel Tevere.

Nel tempo vi furono costruiti altri santuari minori, mentre il resto dell’isola era costituito da un unico rione abitato, il vicus Censorii, attraversato dalla strada di collegamento fra Campo Marzio e Trastevere per mezzo di ponte Fabricio, il più antico esistente a Roma, e ponte Cestio.

Dall’isola Tiberina si scorge anche quello che viene comunemente chiamato dai Romani ponte Rotto, ovvero ponte Emilio, il più lungo e più antico in muratura della città, ma con una storia molto travagliata. Costruito in posizione obliqua rispetto alla corrente, in un punto dove l’acqua è particolarmente impetuosa, è stato spesso travolto dalla potenza del Tevere e più volte restaurato nel corso dei secoli, fino al 1598, quando, nella notte di Natale, una violentissima piena ne distrusse la metà, al punto da far decidere di non ricostruirlo, ma di trasformare le tre delle sei arcate rimaste in piedi in un giardino pensile che rimase aperto fino alla fine del Settecento, quando la precaria stabilità del ponte lo rese del tutto inagibile.

Ponte Emilio detto Ponte Rotto

Ma la piccola isola in mezzo al Tevere riserva altre sorprese, infatti a ben guardare si nota come essa abbia la forma di una nave, frutto della sistemazione generale che i Romani diedero all’isola nella prima metà del I sec. a.C. in ricordo dell’imbarcazione che portò il serpente da Epidauro, con la prua di travertino con decorazioni raffiguranti Esculapio con il suo serpente e una testa di toro per gli ormeggi ancora riconoscibilisulla punta orientale, mentre nella parte opposta si trovava un tempo la poppa.

L’imponente imbarcazione che sembrava navigare sul fiume Tevere pare fosse dotata anche di un albero maestro, costituto daun piccolo obelisco eretto in onore di Esculapio, posto nella piazza antistante la Chiesa di San Bartolomeo, proprio dove i malati venivano curati da sacerdoti del dio. Successivamentevenne sostituito da una colonna sormontata da una croce, denominata “colonna infame”, perché vi veniva affissa una tabella con i nomi di tutti coloro che il giorno di Pasqua non partecipavano alla Messa, che fu distrutta dall’urto di un carro nel 1867. Al suo posto Papa Pio IX fece erigere un’edicola, detta “Spire”, con le statue dei quattro santi legati all’isola: S. Bartolomeo, S. Paulino di Nola, S. Francesco di Nola e S. Giovanni.

San Bartolomeo all’isola

La destinazione dell’isola Tiberina a luogo di cura è continuatasenza soluzione di continuità, grazie alla possibilità di isolamento dei malati rispetto all’abitato della città, anche nel corso del Medioevo con la costruzione dell’ospedale Fatebenefratelli, istituito nel 1548 e in seguito dell’ospedale israelitico, costituito ufficialmente nel 1911.

Come tutti i templi pagani anche quelli dell’isola Tiberina vennero distrutti o trasformati in chiese. Nel 998 l’imperatore cattolico Ottone III sopra il tempio di Esculapio costruì una chiesa per accogliere i resti dei martiri San Bartolomeo apostolo e Sant’Adalberto. Nel periodo compreso tra l’XI e il XII secolo, la chiesa fu oggetto di ripetuti interventi di restauro e, quasi completamente distrutta dall’alluvione nel 1557, venne abbandonata fino al 1624, quando venne ricostruita dall’architetto Orazio Torriani, con una facciata barocca con portico.Internamente è suddivisa in tre navate segnate da quattordici antiche colonne romane di reimpiego risalenti alla prima costruzione della basilica e vi sono conservati l’antico pozzo medievale ricavato dal rocchio di un’antica colonna da cui sgorgava l’acqua utilizzata per curare i malati nel II secolo, un dipinto di Antonio Carracci, nipote di Annibale, raffigurante la flagellazione di Cristo e l’immagine della Madonna della Lampada, che, secondo la tradizione, durante la piena del 1557 furicoperta dalle acque, mentre la lampada posta di fronte all’affresco rimase sempre accesa.

Nel 1993 S. Giovanni Paolo II ha affidato la cura della Basilica alla Comunità di Sant’Egidio, che l’ha destinata alla memoria dei martiri cristiani del XX e XXI secolo e da allora nelle cappelle laterali sono custodite alcune memorie di testimoni di fede uccisi in tutti i continenti, durante il Nazismo e durante il Comunismo.

 

 

You may also like