Home Attualità RIFORMISTI. Una razza in via di estinzione

RIFORMISTI. Una razza in via di estinzione

Redazione

Di Raffaele Romano

In questi ultimi 30 anni tutti i sedicenti partiti con i loro leader si sono autodefiniti in modo falso riformisti.

Mai bestemmia fu più forte ed atroce in quanto chi, come il sottoscritto, esercitava il “vero riformismo” da sindacalista prima e da politico poi correva il rischio di finire nelle liste delle “sette” sinistre e destre, che all’epoca impazzavano, col rischio di venire gambizzato nei casi più fortunati.

Per questo motivo mi sono appellato al professor Federico Caffè che con acume e visione così definiva i riformisti:

Il riformista è convinto di operare nella storia, ossia nell’ambito di un sistema di cui non intende essere né l’apologo, né il becchino; ma, nei limiti delle sue possibilità, un componente sollecito ad apportare tutti quei miglioramenti che siano concretabili nell’immediato……. egli preferisce il gradualismo delle trasformazioni a una sempre rinviata trasformazione radicale del sistema…”.

Non sommessamente lo sottolineo e lo ricordo con forza ai sedicenti partiti e sindacati che oggi, nel far finta di azzuffarsi a parole nelle piazzette d’Italia e nelle Tv, devono adottare le basi del riformismo e partire dai numeri sui redditi cioè da quanto riesce a mettere in tasca quelli che lavorano.

In tutta Europa, visto che sempre di lei si parla, dal 1992 con l’insediamento di Amato, seguito dai vari Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte e Meloni tutti, indistintamente, hanno ridotto i salari medi del 2,9% mentre ovunque in Europa sono aumentati.

In Germania e in Francia, per esempio, i salari medi hanno avuto un incremento rispettivamente del 33,7% e del 31,1%, nonostante partissero da livelli già più alti rispetto ai nostri.

Avete letto bene, vuol dire che per ogni 1.000 eurolordi percepiti nel 1992 ora ne prendono, rispettivamente, ben 1.333,70 e 1.310,10 da noi, invece, chi prendeva gli stessi 1.000 euro nel 1992 oggi ne prende solo 971.

A completare il quadro finanche la Grecia, un Paese che ha scontato il peso enorme di un alto debito pubblico e misure restrittive imposte dalla UE ha avuto un aumento che è stato pari al 30%.

Per affondare le radici riformiste nei gangli dell’empirismo cioè dei numeri, quindi, dei fatti in Italia nel 2020 il salario medio è stato pari a 37.800 dollari (pari a circa 32.700 euro). In Spagna lo stesso salario medio, nello stesso 2020, è stato di 37.900 dollari.

Nell’Unione europea i salari più alti vengono erogati in Lussemburgo che, sempre nel 2020, ha registrato un salario medio pari a 65.800 dollari, seguito a ruota dall’Olanda con 58.800 e dalla Danimarca con 58.400.

La Germania, da par suo, si è ben attestata su 53.700 dollari, in Francia sono arrivati a oltre 45.600 dollari. E in tutti i Paesi baltici nei primi anni ’90 dove, appena usciti dalla morsa comunista sovietica guadagnavano meno di 10.000 dollari all’anno, in 30 anni ci hanno quasi raggiunto arrivando a stipendi intorno ai 30.000 dollari l’anno, ad una incollatura dai nostri.

Continuando a stralciare cifre anche l’Irlanda si è ben difesa passando dai 31.000 dollari l’anno agli attuali 50.000.

Nel frattempo continuano a definirsi improvvidamente riformisti, infatti non si sente dire altro che bisogna mettere mano alle riforme ma quali siano e come farle nessuno lo dice ne parlano soltanto.

Se anche in Italia i redditi da lavoro fossero cresciuti come Francia e Germania molti dei problemi di cui si discute soltanto sarebbero in buona parte risolti. Ma tant’è, gli italioti si sono affezionati a queste manifestazioni calcistiche della politica in cui ci si urla addosso ma non si affronta mai niente.

You may also like