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CALATA LA POLVERE DELLA CRONACA SI PASSI ALLA STORIA

Redazione

dì Raffaele Romano

Nella splendida cornice dell’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera si è tenuto un interessante ed affollatissimo incontro sul tema: “La memoria degli Archivi Giulio Andreotti a 10 anni dalla scomparsa: tracce di un patrimonio condiviso” organizzato dai figli Serena e Stefano.

I lavori sono stati aperti dal giornalista del Corriere della Sera Massimo Franco con una significativa nota introduttiva sulla mancanza della condivisione, della politica estera e del carteggio fra Andreotti e Cossiga. Subito dopo ha introdotto il filmato di un intervento di Andreotti al meeting di Rimini del 2000.

Giorgio Mulè, come vice Presidente della Camera, ha portato i saluti del Presidente, ed ha affrontato il tema partendo dalla considerazione che è giunta l’ora in cui “calata la polvere della cronaca” si passi alla “Storia” e, con una metafora, ha equiparato gli “Archivi Storici” ai moderni “Penati” di Enea.

Molto approfondito l’intervento del prof. Antonio Varsori dell’Università di Padova che da studioso degli archivi ha avuto modo di trovare fonti importanti per la ricostruzione storica di un lungo periodo dove, inoltre, si trova la documentazione che dimostra l’enorme capacità di conoscenza e mediazione di Andreotti in politica estera realizzando scelte vitali per l’Italia. Senza dimenticare l’enorme scambio epistolare fra lui e Gorbaciov e la sua ferma volontà, nell’anno critico del 1978, di farci entrare nello SME. Molto interessante la testimonianza che il professore Varsori ha dato, allorchè ha ricordato la dichiarazione dell’allora ambasciatore francese a Roma che, in occasione della fine del governo Craxi nel 1987, ebbe a dire che con la fine di quel governo l’Italia perdeva due veri statisti in politica estera.

A quel punto Franco ha lanciato un interessante filmato di “Porta a Porta” fra Cossiga ed Andreotti sul famoso messaggio al Parlamento da parte dell’allora Presidente della repubblica.

L’intervento del prof. Luca Michelettadell’Università di Roma si è incentrato molto sugli scambi epistolari fra Cossiga e Andreotti dal 1985 al 1992, anni pieni di eventi storici sia nazionali che internazionali. Il professor Micheletta ha rilevato, dallo studio approfondito di quelle fonti, che erano due cattolici della DC con personalità molto forti. Inoltre che le missive scambiate fra i due e del definitivo distacco dalla DC di Cossiga nel 1992 si evidenziano la diversità di interpretazione di quella delicata fase storica. Per non parlare della nostra partecipazione alla Guerra del Golfo, ma i contrasti politici più forti li ha trovati nella diversa visione sugli aspetti di riforma istituzionale che Cossiga voleva che si introducessero in quanto vedeva crollato, con la caduta del Muro e dell’URSS, il patto su cui nacque la Repubblica italiana.

Subito dopo è stato proiettato un’intervista ad Andreotti nei suoi sconfinati archivi e dove, molto scherzosamente e con la complicità del giornalista che lo intervistava, si parla dei famosi ed inesistenti dossier da lui posseduti dove la cultura del sospetto, ormai dilagata in questi anni, viene messa alla berlina.

Una parte significativa e, a tratti, anche commovente l’ha tenuta la figlia Serena che, nel suo intervento, ha sottolineato la volontà del padre di lasciare in condivisione tutto il materiale dell’archivio donato alla Fondazione Luigi Sturzodove è a disposizione di chiunque lo voglia. Così ha illustrato, con molte foto su di un maxi schermo, il viaggio nel tempo con un tema del padre in seconda elementare, la tessera universitaria, l’entrata nella FUCI ed i primi articoli scritti per la rivista Fucina, i

suoi rapporti col Vaticano ed in particolar modo col futuro Paolo VI, la lettera del 14 aprile 1954 che De Gasperi gli scrisse 4 giorni prima di morire, le molte ed importanti deleghe che ebbe da sottosegretario: quella sui confini con i gravi problemi del Trentino e di Trieste, quella sul cinema col riavviamento di Cinecittà e di tutta l’industria ad essa collegata, due belle lettere di Vittorio De Sica e Federico Fellini, ben 28 faldoni di documenti che riguardano il caso di Aldo Moroma la chicca è quella che riguarda le vignette che lo riguardavano ne ha conservate e catalogate ben 4.000. Infine Serena ha comunicato che l’intera documentazione è stata acquisita in copia da una fondazione americana. Un altro cosa interessante è stata ricordata e legata alla figura di Nikolaj Viktorovič Podgornyj che, dovendo recarsi in visita da Paolo VI, chiese a Giulio Andreotti se al Papa dava fastidio il fumo a cui lui non poteva rinunciare, la risposta fu secca: se trova un posacenere vorrà dire che può fumare tranquillamente. E così avvenne! Ma la cosa più interessante fu che il mozzicone lasciato nel posacenere fu prelevato dal Vaticano e, molto verosimilmente, analizzato.

Ha chiuso i lavori Gianni Letta che, da direttore del Tempo, ebbe rapporti molto stretti col Presidente Andreotti.

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