Home In Evidenza Post scriptum. Giulia, ricordi il nostro lungomare? I ricordi ci fanno esistere

Post scriptum. Giulia, ricordi il nostro lungomare? I ricordi ci fanno esistere

Redazione


di Pierfranco Bruni

…Se n’è andata come un volo di gabbiani su un mare muto diventato tempesta sugli scogli increduli…Il suo silenzio fa echi con il sogno e le antiche ricordanze…Giulia ti ho sognato la notte scorsa. Eri con papà e mamma in una stanza…il nostro è passato ma non è mai scomparso…C’è una metafisica delle corde del cuore che stringono in un legame di sangue le nostre storie le nostre vite tra un vivere e un esistere…I ricordi servono e ci aiutano a non continuare a morire…

È successo così all’improvviso. Manca ancora la messa a fuoco di ciò che è accaduto. Mi ha scritto Simona. Vero.

Il tempo passa. È trascorso su di noi e con noi e l’assenza è un fatto indelebile che cammina tra gli spazi della casa e l’anima che ha vuoti irrevocabili.

Se n’è andata come un volo di gabbiani su un mare muto diventato tempesta sugli scogli increduli. La vita è un sillabario di nomi, di voci e di volti. Quel sillabario che lei ha usato per diversi anni distribuendo sorrisi a generazioni che la ricordano con la bellezza delle parole pronunciate lungo i viaggi del destino.
Ancora non abbiamo messo a fuoco ciò che è accaduto. Il suo silenzio fa echi con il sogno e le antiche ricordanze. Si trova tra le vie di Italo e Maria e nei corridoi della pazienza ineluttabile che segna fotografie ingiallite di infanzia e giovinezze che ritornano negli scatti del pensiero.

Tutto mi viene incontro sino all’ultima telefonata e all’ultima carezza. Giulia è nel mio infaticabile cammino.

Bruciante fu quello squillo di cellulare con una voce rotta dalla disperazione: “Zio, è morta mamma…”.

Era negli ultimi anni la mia consolazione e la mia consigliera e sempre con una punta di ironia mi dava la forza per abbandonare le tristezze dicendomi spesso: “Piè, ma chi te la fa fare…”.

Non ho seguito, forse, i tuoi consigli, Giulia mia, e continuo la lotta della disubbidienza con me stesso, ma alle tue parole ritorno, al tuo sguardo, alla tua profondità di àncore legate al pontile del nostro mare.

Ci sono date che non possono essere scalfite. Il 21, il 11, il 7. Fanno da triangolo che si chiuderà con un quadrato. I giorni sono lune di febbraio tra la nascita e la morte. Ti penso e il nostro colloquio non si è interrotto anche se apparentemente sembrerebbe di sì.
Non ci sei in questa sera d’estate a incorniciare ricordi antichi e memorie di paese. A legare le parole alle immagini. Sembra tutto stanco intrecciato a lontananze e mai a distanze.

Ricordi le lunghe passeggiate sul lungomare di Trebisacce a ridosso della spiaggia fatta di ciottoli e di fantasie. Papà che arrivava il sabato pomeriggio e andava via domenica sera. Una sfiorata di rose e di garofani sui balconi.

Pierfranco Bruni

A pensare oggi ciò che abbiamo vissuto ha l’odore della salsedine e la bellezza delle albe con le paranze che si ancoravano con le corde intorcigliate al molo e le luci blu e bianche delle stelle.

Abbiamo camminato strade e intrecciato silenzi con papà e mamma che restavano a scrutarci in attesa di preparare il latte con la crema nel biancore spumeggiante nelle tazze. È stata un’altra vita fa quel tempo ma non scompare come il tramonto nella sera tra le onde.

Stavamo al mare sino al settembre inoltrato. Mi sono nitidi quei passi anche se sembrano incisi su una tela di ragno. Come passa il tempo. E il nostro è passato ma non è mai scomparso. Non andrà mai via. Nel punto in cui sei giunta le nostre storie sono mistero in un cerchio di orizzonti.

Pierfranco e Giulia Bruni (anni ’60)

C’è una metafisica delle corde del cuore che stringono in un legame di sangue le nostre storie le nostre vite tra un vivere e un esistere.

Ricordi il nostro lungomare… Questa sera la luna ha il giallo crepuscolare. Stamattina il sole era bianco vento. I ricordi continuano ad esistere.

Ps.
Ti ho sognato la notte scorsa. Eri con papà e mamma in una stanza, a San Lorenzo, e parlavate. Io stavo un pò distante. Avevate perso mamma tra le altre stanze o nel giardino e papà era preoccupato. E poi tu hai detto: papà non preoccuparti, andiamo io e Piero a trovarla e la riportiamo a casa.
Tutto in immagini ben visibili che sembravano quadretti di famiglia. I ricordi servono e ci aiutano a non continuare a morire.

Ancora non abbiamo messo a fuoco ciò che è accaduto. Il suo silenzio fa echi con il sogno e le antiche ricordanze…Ti ho sognato la notte scorsa. Eri con papà e mamma in una stanza…il nostro è passato ma non è mai scomparso…C’è una metafisica delle corde del cuore che stringono in un legame di sangue le nostre storie le nostre vite tra un vivere e un esistere…I ricordi servono e ci aiutano a non continuare a morire.

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