Home Attualità Vannacci – L’ intervista di Giuseppe Arno’

Viviamo in uno strano mondo! Lo abbiamo detto e ribadito varie volte, ma purtroppo è il mondo che ci meritiamo. Altri lo hanno così conciato e noi lo abbiamo supinamente accettato. E guai a contestarlo, il “sistema” ci azzera. Ormai il politicamente correttoha determinato le nuove e inquestionabili leggi della vita (i nuovi comandamenti). Un nuovo vocabolario contro le discriminazioni di genere; il permissivismo; il buonismo smisurato; il conformismo più avvilente; e la perdita di sé sono il nostro “Credo”… altro che i tre famosi precetti ulpianei (praecepta sunt haec: honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere), che troneggiano sulla facciata del Palazzo di Giustizia di Milano, quasi volessero, oggi, biasimarci, rammentandoci che la vita è fatta di diritti, ma anche di doveri e che, per ciò, essa non è proprio quella che viviamo.

Noi oggi viviamo in uno Stato formalmente democratico, ma la democrazia, se male amministrata, si trasforma in dittatura. È la profezia di Platone a confermarcelo: «ecco perché la sete insaziabile di diritti porta all’anarchia e l’anarchia alla tirannide». Egli aveva previsto circa 2.400 anni addietro ciò che accade oggi. Secondo il filosofo ateniese, la democrazia ha in sé il germe della tirannia, tant’è che scrisse: «L’eccessiva libertà, sembra, non può trasformarsi che in eccessiva schiavitù».

Ma torniamo al PC (politicamente corretto). Il “politicamente corretto” è esattamente una forma di assolutismo, che distrugge ciò che dovrebbe alimentare ovvero il pensiero liberale, di cui si dichiara figlio. In realtà, combatte coloro che pensano diversamente; etichetta e proscrive i propri avversari dichiarandoli inidonei a vivere nella nuova società rimodellata e conformata; usa e abusa degli stessi sistemi, così tanto combattuti dal pensiero critico, dal quale sfociò appunto la dottrina filosofica e politica del liberalismo.

Un valido esempio ci viene offerto dal generale Vannacci, che con la pubblicazione delle proprie opinioni ne Il mondo al contrario, ha svegliato, come si suol dire, il can che dorme e cioè si è ritrovato nella lista dei “nemici” del sistema. Egli ha osato discutere ciò che il PC non permette sia discusso. Il bailamme mediatico e poi i vari provvedimenti amministrativi verificatisi di recente nei riguardi dello scrittore nonché la notizia della prossima pubblicazione di una seconda fatica letteraria “La Forza e il Coraggio” ci hanno indotto a saperne di più. A tale scopo abbiamo richiesto un’intervista al diretto interessato, che, con la gentilezza che lo distingue, ci ha concesso e qui di seguito riportiamo.

 

  • Generale, il suo libro è stato un best seller; si aspettava così tanto successo?

Come al solito, quale incipit, ribadisco che parlo a titolo personale come, a titolo esclusivamente personale, ho scritto il mio libro.

No, assolutamente no. Pensavo di diffondere il libro tra 250-300 persone che sono poi i miei contatti, i miei amici, le persone che mi conoscono, gli amici degli amici, tutto qua. Il motivo del successo sono le polemiche che sono nate dopo la sua pubblicazione e, soprattutto, dopo i due articoli di Repubblica e Corriere della Sera dei giornalisti Pucciarelli e Cazzullo. Altro motivo di successo, intervenuto però più tardi – quando la curiosità ha spinto in moltissimi a comprare il libro – è stata la circostanza che, come scrivevo in prefazione del libro, le tematiche affrontate ed i pareri espressi fossero condivisi da una buona parte della società che, forse, non aveva più la voglia e il coraggio di esprimere le stesse opinioni a voce alta.

 

  • Gli obiettivi e il messaggio che si era proposto di raggiungere con la pubblicazione del libro sono andati a segno?

A giudicare dal successo del libro direi di si. Anche se a volte sembrano prevalere le strumentalizzazioni di quanto da me scritto, le decontestualizzazioni e le affermazioni pretestuose espresse spesso da chi il libro non lo ha mai letto. Giusto per parlare di numeri, che sono poi le entità che meno si prestano a interpretazioni personali, su amazon a fronte delle circa 7500 recensioni del libro, l’85% è a 5 stelle e l’8% a 4 stelle totalizzando un 93% di recensioni estremamente positive. Ciò significa che i detrattori veri, tra quelli che hanno letto il libro, sono pochissimi. Significa anche che chi ne parla in maniera negativa molto spesso non lo ha letto e si basa su trafiletti, estratti già commentati su altre testate o sul semplice “sentito dire”.  D’altra parte, criticare i libri che non si sono letti fa parte della sciatteria di molti commentatori e opinionisti molto in vista.

 

  • «Il Mondo al contrario» rappresenta le sue idee, un messaggio da trasmettere ai lettori, al popolo, ma, nel contempo, ha suscitato molte polemiche: attacchi, provvedimenti… A questo punto, potendo tornare indietro, lo riscriverebbe?

 

Certamente, riscriverei tutto, forse rendendo la prosa più scorrevole, correggendo qua e là la punteggiatura ed evitando qualche ripetizione. Le opinioni, le idee, i pensieri si combattono sul piano delle argomentazioni e non con la censura o nei tribunali. Io non mi sono mai tirato indietro di fronte a chi non la pensa come me e ho sempre accettato ogni dibattito, purché pacato, civile ed educato. Chi non condivide quanto da me scritto è libero di criticarlo e di far prevalere le proprie opinioni, saranno poi i lettori e gli ascoltatori a valutare quali argomentazioni siano più convincenti.

  • Gli italiani all’estero, per come è noto, sono tantissimi; ci sarà un’edizione del suo libro per il Sudamerica?

Il libro verrà tradotto in spagnolo, ho già firmato un contratto in tal senso, e distribuito in tutti i paesi del mondo in tale idioma. Ritengo pertanto che verrà presto diffuso anche nei paesi di lingua ispanica del Sudamerica. La versione in italiano è disponibile su Amazon oppure, tramite contatti diretti con la casa editrice “Il cerchio” può essere spedita in Sudamerica alle librerie o a chi lo richiedesse.

  • In Occidente gli ordinamenti democratici sanciscono tra i diritti fondamentali del cittadino la libertà di manifestazione del pensiero o libertà di coscienza. Essa, oltre che un elemento fondamentale delle democrazie e dello Stato di diritto, è punto cardine di tutte le moderne costituzioni. Non a caso la Consulta ha affermato: “è tra le libertà fondamentali proclamate e protette dalla nostra Costituzione, una di quelle […] che meglio caratterizzano il regime vigente nello Stato, condizione com’è del modo di essere e dello sviluppo della vita del Paese in ogni suo aspetto culturale, politico, sociale” (sent. n. 9/1965). Ciò stante, si contesta la libertà di manifestare il proprio pensiero a Roberto Vannacci o al generale Roberto Vannacci?

La libertà di pensiero e di manifestazione delle proprie opinioni è uno dei tesori irrinunciabili delle democrazie, un vero baluardo dell’Occidente. Ho sentito molte persone che ritenevano che Roberto Vannacci non dovesse esprimere delle opinioni divisive in quanto uomo delle istituzioni e, sinceramente, non condivido questa prospettiva. Si è divisivi anche quando si tifa per una squadra sportiva, quando si promuove l’animalismo o la rinuncia per motivi etici a cibarsi di carne, quando si ritiene che l’espressione “buon Natale” possa offendere chi non è cristiano ma, guarda caso, queste tematiche se affrontate da chiunque non destano scalpore. Invece, quando si toccano altri argomenti si ergono immediatamente le barriere protettive del pensiero unico: non avrebbe dovuto farlo, era inopportuno, lui deve rappresentare tutti e quindi non può esprimere pareri così estremi. Anche su questo aspetto ho già espresso le mie considerazioni: come uomo delle istituzioni devo avere un comportamento teso a tutelare tutti e devo ispirare le mie azioni a tale principio, come peraltro ho fatto in tutta la mia vita, ma le idee e i pensieri, grazie a Dio, devono poter essere espressi in assoluta libertà purché non si configurino come minaccia, vilipendio, istigazione a delinquere, calunnia, diffamazione o ingiuria e, sinceramente, nel mio libro non ho mai travalicato questi confini.

  • Lei è stato avvicendato nel suo incarico (comando dell’Istituto geografico militare di Firenze) dal suo superiore diretto, generale di divisione Massimo Panizzi. Si tratta di un provvedimento puramente amministrativo o cautelare, dovuto alla sua sovraesposizione mediatica dopo la pubblicazione del libro?

Su questa questione rimando alle esternazioni già rese note dallo stato maggiore dell’esercito e dal Ministero della Difesa e non commento ulteriormente la vicenda.

  • L’inchiesta che la riguarda, avviata internamente, è atto dovuto e previsto dal T.U. ordinamento militare o si propone altri fini?

Anche su questo argomento non commento e rimando a quanto già esternato dal Ministero della Difesa

  • Le male lingue insinuano il sospetto che lei abbia scritto il libro per provocare discussioni, contestazioni o approvazioni, con l’intento di crearsi le basi per una futura attività politica. Cosa ci può dire a tal proposito?

Che se fosse vero potrei essere considerato un moderno Napoleone e genio della strategia e della comunicazione. No, non è così. Non si potevano anticipare le reazioni e gli effetti che la pubblicazione del libro avrebbe causato e, come ho detto all’inizio, non me li aspettavo. Il polverone che si è alzato intorno al “Mondo al Contrario” è dovuto a tantissimi fattori concatenati. Quello che ho cercato di fare è di non farmi travolgere dallo tsunami e cercare di cavalcarlo e, fino ad ora, direi di esserci riuscito. Per il futuro si vedrà…

  • Ha un messaggio da inviare agli italiani sparsi nel mondo?

Certo: quello di essere fieri di essere italiani! Di rappresentare la nostra bellissima Nazione nel migliore dei modi e di lavorare ogni giorno per fare della nostra Patria il paese più bello del mondo.

 

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