La figura e l’opera di Ugo Foscolo diventa, secondo Pierfranco Bruni, il fulcro dell’inquieto decadentismo e dell’uomo completamente libero ed eretico che rompe gli schemi sia dell’Illuminismo che del Romanticismo e si intaglia nella modernità del cuore dell’uomo.
Roma, 23 giugno 2025 – La rivoluzione e l’eresia. Un binomio che permette di leggere Ugo Foscolo tra il superamento della Ragione e la “rappresentazione” del rivoluzionario nella sua attualità. “Ugo Foscolo. L’inquietudine dell’intellettuale moderno”. È il titolo di un Progetto curato da Pierfranco Bruni, che avvia i lavori dell’istituto da lui presieduto, che si soffermerà sul rapporto della modernità dell’inquietudine nel superamento delle forme del neoclassicismo, dell’Illuminismo e il rivoluzionario nell’eresia pre e post romantica.
Il tema centrale riguarda il ruolo che ha svolto Foscolo a cominciare dall’ode “A Luigi Pallavicina” e all’ode “Bonaparte liberatore” passando attraverso “Dell’origine e dell’ufficio della letteratura” sino a toccare i suoi saggi su Petrarca, su Boccaccio, su Dante.
Ma è l’impegno del Foscolo che emerge dalle “Ultime lettere di Jacopo Ortis” che diventa il fulcro intorno al quale ruota la visione post illuminista e prettamente classica e risorgimentale oltre che rivoluzionaria nell’eresia.
“Su questi aspetti, osserva Pierfranco Bruni, lavoriamo con intellettuali impegnati, in primo piano, sulla storia delle idee e sui temi letterari e storici. Un lavoro completamente innovativo che va oltre le forme didattiche e scolastiche”.
“È un lavoro, chiosa Bruni, fortemente legato anche ad elementi filosofici, grazie ai quali cercheremo di sottolineare come il Foscolo vada oltre l’Illuminismo e segna l’inizio di quella decadenza post rinascimentale sino a toccare l’estetica e l’inquietudine dannunziana”.
“Infatti, dichiara ancora Bruni, il legame tra Foscolo e D’Annunzio è uno dei perni fondamentali.
La figura e l’opera di Ugo Foscolo, nato a Zante nel 1778 morto Turnham Green nel 1827 diventa, secondo Pierfranco Bruni, il fulcro dell’inquieto decadentismo e dell’uomo completamente libero ed eretico che rompe gli schemi sia dell’Illuminismo che del Romanticismo e si intaglia nella modernità del cuore dell’uomo.
“Sull’inquieto della modernità si scava tra i testi di Foscolo, chiarisce Bruni, ed emerge un Foscolo nostro contemporaneo, anticipatore della tragedia nicciana. Un Ulisse in costante fuga e non in viaggio. Una fuga esistenziale, metafisica e geografica”.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “ Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al Ministero della Cultura
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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