Il pensiero di Emanuele Severino sulla tecnica e l’errore fondamentale della metafisica occidentale da Platone e Aristotele in poi
Emanuele Severino (Brescia, 26 febbraio 1929 – Brescia, 17 gennaio 2020) è stato uno dei più influenti filosofi italiani contemporanei, noto per la sua profonda analisi critica della metafisica occidentale e per le sue riflessioni sulla tecnica. La sua filosofia offre una visione radicale dell’essere e del divenire, mettendo in discussione le fondamenta stesse del pensiero occidentale da Platone e Aristotele in poi.
La tecnica come culmine del nichilismo occidentale
Secondo Severino, la tecnica non è semplicemente uno strumento neutrale o un insieme di mezzi al servizio dell’uomo. Al contrario, rappresenta l’espressione culminante del nichilismo occidentale. La tecnica incarna la volontà umana di dominare e trasformare il mondo, basandosi sull’idea che le cose possano passare dall’essere al nulla e viceversa. Questa concezione è radicata nella metafisica occidentale che, secondo lui, commette l’errore fondamentale di credere nel divenire come transizione tra essere e non-essere.
La tecnica amplifica questo errore metafisico, poiché opera sulla presunzione che l’uomo possa manipolare l’essere a suo piacimento. Questa illusione di controllo e dominio sul mondo non fa che approfondire la crisi nichilista, in quanto nega la verità dell’essere eterno e immutabile. Severino vede nella tecnica non solo un fenomeno pratico o economico, ma soprattutto un problema ontologico che riflette le profonde contraddizioni del pensiero occidentale.
Severino è un luddista?
Nonostante la sua critica radicale alla tecnica, Severino non è un luddista. I luddisti del XIX secolo si opponevano alla tecnologia distruggendo le macchine nella speranza di tornare a uno stadio pre-industriale. Severino, invece, non propone di eliminare la tecnica né di tornare a un passato idealizzato. Egli riconosce che la tecnica è una componente inevitabile del mondo moderno.
La sua critica è di natura filosofica e ontologica, non pratica o politica. Il suo obiettivo è portare alla luce le fondamenta nichilistiche su cui si basa la tecnica, per evidenziare gli errori e le contraddizioni del pensiero occidentale tradizionale. In questo senso, la sua è una critica teorica che mira a una comprensione più profonda della relazione tra l’uomo, la tecnica e l’essere, piuttosto che una chiamata all’azione contro la tecnologia.
La conoscenza dell’essere come totalità degli enti

Per Severino, arrivare alla conoscenza dell’essere come totalità degli enti richiede un ripensamento radicale dell’ontologia occidentale. Egli sostiene che la filosofia occidentale ha commesso l’errore fondamentale di pensare che gli enti possano nascere dal nulla e ritornare nel nulla, alimentando così il nichilismo. Secondo lui, ogni ente è eterno e immutabile. Il cambiamento e il divenire non sono passaggi dall’essere al nulla o viceversa, ma modi in cui gli enti eterni si manifestano nel cerchio dell’apparire.
Per giungere a questa conoscenza, Severino propone:
- Abbandono del nichilismo: riconoscere che l’idea che l’essere possa derivare dal nulla o finire nel nulla è una contraddizione logica e ontologica.
- Riconoscimento dell’eternità degli enti: ogni cosa che è, è eternamente; non c’è passaggio dall’essere al non-essere.
- Analisi del rapporto tra essere e apparire: comprendere che il divenire riguarda l’apparire degli enti nel tempo e nello spazio, non la loro essenza ontologica.
- Uso della ragione filosofica: attraverso un pensiero rigoroso e coerente, smascherare le contraddizioni del pensiero occidentale tradizionale e arrivare alla verità dell’essere.
La tecnica come strumento per la ricerca filosofica?
Di fronte alla domanda se la tecnica possa essere uno strumento fondamentale per raggiungere la conoscenza dell’essere, Severino risponde negativamente. Egli sostiene che la tecnica, così come è concepita nella civiltà occidentale, non può essere il mezzo per ottenere questa conoscenza. La ragione principale è che la tecnica è intrinsecamente legata al nichilismo e si basa sull’idea che l’uomo possa manipolare, trasformare e controllare gli enti a suo piacimento.
La tecnica non solo non aiuta a superare l’errore metafisico fondamentale, ma anzi lo rafforza, perpetuando l’illusione che l’uomo abbia il potere di dominare l’essere. Questo allontana l’uomo dalla comprensione dell’eternità e dell’immutabilità degli enti, che è il punto centrale della filosofia di Severino.
Tuttavia, l’analisi critica della tecnica può contribuire a mettere in luce le fondamenta nichilistiche su cui si basa il pensiero occidentale. Questa analisi può aiutare a evidenziare le contraddizioni e gli errori che impediscono all’uomo di cogliere la vera natura dell’essere.
La fondazione ancorata alla realtà
Un’obiezione che può sorgere è che il pensiero di Severino, affermando l’eternità degli enti e negando il divenire come transizione tra essere e non-essere, non possa trovare una fondazione ancorata alla realtà. Infatti, l’esperienza comune sembra contraddire questa visione, poiché osserviamo costantemente nascita, cambiamento e morte.
Severino risponde a questa obiezione sostenendo che la percezione comune del divenire è frutto di un errore ontologico fondamentale. Egli ritiene che l’idea che gli enti possano passare dal nulla all’essere e viceversa sia una contraddizione logica. La sua filosofia mira a rivelare la struttura profonda della realtà, andando oltre le apparenze superficiali del divenire.
Attraverso un approccio rigoroso e logico, Severino cerca di dimostrare che l’essere è necessariamente eterno e che il cambiamento riguarda solo il modo in cui gli enti eterni appaiono a noi nel tempo e nello spazio. In questo senso, il suo pensiero mira a fornire una fondazione più solida e coerente per la comprensione del mondo, ancorata a una realtà ontologica più profonda.
Il ruolo di Platone e Aristotele nell’errore fondamentale
Secondo Severino, la colpa dell’errore fondamentale della metafisica occidentale è attribuibile in larga misura a Platone e Aristotele. Questi filosofi hanno introdotto l’idea che gli enti possano nascere dal nulla e perire nel nulla, legittimando così la possibilità del nulla e la concezione del divenire come transizione tra essere e non-essere.
Platone, pur sostenendo l’esistenza di Idee eterne e immutabili, separa il mondo ideale da quello sensibile, quest’ultimo soggetto al divenire e alla corruzione. Aristotele elabora una metafisica in cui il divenire è spiegato attraverso i concetti di potenza e atto, implicando che ciò che non è in atto possa venire all’essere.
Per Severino, questa accettazione del divenire come transizione tra essere e non-essere costituisce l’origine del nichilismo occidentale. Tale concezione ha portato alla visione dell’essere come qualcosa di contingente e manipolabile, aprendo la strada alla dominazione tecnica e alla volontà di potenza sull’essere.
Il pensiero di Emanuele Severino offre una critica radicale alla metafisica occidentale e al ruolo della tecnica nella società moderna. Egli sostiene che l’errore fondamentale del pensiero occidentale risiede nella credenza che gli enti possano passare dall’essere al nulla e viceversa, un’idea introdotta da Platone e Aristotele. La tecnica, in quanto espressione di questo errore, perpetua il nichilismo e allontana l’uomo dalla comprensione dell’essere come totalità degli enti eterni e immutabili.
Superare questo errore richiede un ripensamento profondo dell’ontologia, riconoscendo l’eternità degli enti e comprendendo che il divenire riguarda solo l’apparire fenomenico, non l’essenza ontologica. Solo attraverso questa trasformazione del pensiero è possibile giungere a una comprensione autentica della realtà, ancorata a una fondazione solida e coerente.
Severino non propone un ritorno a uno stadio pre-tecnologico né una distruzione della tecnica, ma invita a una riflessione critica sulle fondamenta del nostro modo di pensare e di interagire con il mondo. La sua filosofia rappresenta un tentativo di liberare l’umanità dall’illusione del nichilismo e di riconnetterla con la verità dell’essere eterno.
Bibliografia
- Severino Emanuele, La struttura originaria. Brescia: La Scuola, 1958.
- Severino Emanuele Essenza del nichilismo. Milano: Adelphi, 1972.
- Severino Emanuele, Destinazione della necessità. Milano: Adelphi, 1980.
- Severino Emanuele, Tecnica e metafisica. Milano: Adelphi, 1992.
- Severino Emanuele, Il giardino dei sentieri che si biforcano. Milano: Adelphi, 1995.
- Severino Emanuele, Oltre il linguaggio. Milano: Adelphi, 1992.
- Severino Emanuele, Il destino della tecnica. Milano: Rizzoli, 1998.
- Severino Emanuele, La gloria. Milano: Adelphi, 2001.
- Severino Emanuele, Il nulla e la poesia. Milano: Rizzoli, 1990.
- Severino Emanuele, La filosofia futura. Milano: Rizzoli, 1989.
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Francesco Saverio Vetere, nato a Cosenza il 26 aprile 1962, vive a Roma.
Avvocato patrocinante in Cassazione.
Dal novembre 1999 è Segretario Generale e Presidente della Giunta Esecutiva dell’USPI Unione Stampa Periodica Italiana, organismo nazionale di maggiore rappresentanza del comparto Editoria e Giornalismo.
Giornalista pubblicista.
Docente di Storia della Stampa Periodica, Università “Sapienza” di Roma.
Docente di Management dell’Editoria Periodica, Università “Sapienza” di Roma.
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Photocover: Emanuele Severino – Francesco Saverio Vetere