Roba da ridere se non fosse tragica. Da chi sarebbe minacciata, monsieur Macron? Dai temibili eserciti svizzeri? Dai carri armati austriaci alimentati a ricotta e schnitzel? O stai forse parlando della Russia, la stessa Russia che — parola vostra — non riesce nemmeno a prendere completamente una regione dell’Ucraina dopo due anni di guerra e migliaia di sanzioni?
di Massimo Reina
E rieccolo, Emmanuel Macron, il piccolo Napoleone col giubbotto antiproiettile virtuale, che annuncia dalla sua tribuna dorata: “L’Europa mai così in pericolo dal 1945.”
Roba da ridere se non fosse tragica. Da chi sarebbe minacciata, monsieur Macron? Dai temibili eserciti svizzeri? Dai carri armati austriaci alimentati a ricotta e schnitzel? O stai forse parlando della Russia, la stessa Russia che — parola vostra — non riesce nemmeno a prendere completamente una regione dell’Ucraina dopo due anni di guerra e migliaia di sanzioni?
Per mesi ci avete raccontato che Mosca è allo stremo. Che l’esercito è logoro, male equipaggiato, comandato da incompetenti, incapace persino di far fuori Zelensky. E ora? Ora ci venite a dire che Putin, con le sue truppe “in difficoltà”, starebbe per invadere l’Europa intera? In contemporanea, si suppone. Magari mentre beve il tè col generale Shoigu e sfoglia Le Figaro?
Ma di che pericolo parliamo?
La Russia è interessata all’Europa come un cammello al curling. Nessun documento strategico, nessuna dichiarazione reale, nemmeno da Lavrov in vena di vodka, ha mai accennato a un progetto d’invasione europea. L’obiettivo dichiarato era impedire l’espansione NATO ai confini russi e impedire l’installazione di missili puntati su Mosca. Punto. E sapete chi ha insistito nel volerli piazzare ovunque? Proprio Macron & friends.
Lo sanno anche i muri che la Russia ha il potere nucleare più vasto del pianeta: secondo il SIPRI, dispone di oltre 5.580 testate nucleari, di cui circa 1.550 operative. E noi dovremmo credere che un Paese così, con la possibilità di ridurre Parigi a un cratere in 3 minuti, abbia bisogno di inviare l’esercito con la baionetta per prendersi la Provenza?
Armi, armi e ancora armi (a chi servono?)
No, Macron non crede nemmeno lui a ciò che dice. Ma serve una narrativa. Serve una scusa. Perché la Francia è in crisi nera: rivolte sociali, inflazione, debito pubblico, pensioni da tagliare, disoccupazione giovanile. E allora cosa fai? La ricetta di sempre: la minaccia esterna. “Stringiamoci tutti, francesi! C’è un nemico alle porte!” Che poi non esiste, ma funziona.
Intanto si spendono miliardi in armamenti, si fanno manovre militari che ingrassano Lockheed Martin, Dassault, Rheinmetall e compagnia bella. Si aumentano le tasse con la scusa della “difesa comune”. Si sospendono le libertà (vedi i recenti tentativi di censura, sorveglianza digitale, controllo dei media e social) con la scusa della “sicurezza”.
E domani? Magari si rinviano elezioni. Si estendono poteri straordinari. Si passa da democrazie zoppe a emergenze permanenti che giustificano ogni abuso. L’abbiamo già visto col Covid: oggi lo rifanno col fantasma russo.
Le Costituzioni? Troppo lente. Meglio l’allarme perenne
Ricordate l’articolo 11 della Costituzione italiana? Quello che ripudia la guerra come strumento di offesa? Roba vecchia. Superata. I governi europei vogliono cancellare i freni costituzionali e far passare l’industria bellica come missione umanitaria. Vuoi protestare contro la guerra? Sei filo-putiniano. Vuoi tagliare le spese militari per dare soldi a scuola e sanità? Sei un irresponsabile. La retorica è servita.
E i giornaloni — La Repubblica in testa — fanno da grancassa. Manca solo che titolino “La Russia invade l’aria” o “Putin nascosto sotto il letto di Macron”.
La verità?
L’Europa non è sotto minaccia militare. È sotto minaccia politica e morale. Minacciata da leader falliti che usano la paura per coprire la loro incompetenza.
Minacciata da governi che preferiscono comprare droni anziché costruire scuole.
Minacciata da chi parla di democrazia mentre ne prepara il funerale sotto bandiere NATO. Macron ha ragione solo su una cosa: siamo davvero nel momento più pericoloso dal 1945. Ma non per un’invasione russa.
Per un’invasione interna: di menzogne, di propaganda, di autoritarismo travestito da democrazia.