Roma, Tor Vergata, 2 e 3 agosto 2025. Un milione di giovani si sono radunati in una spianata che, per un giorno, è diventata il cuore pulsante della speranza e della ricerca di senso. Non erano semplici pellegrini, ma veri e propri cercatori di verità, di una bellezza autentica, di un senso che non inganni né deluda. Con loro, Papa Leone XIV, che ha parlato come un compagno di viaggio, un padre che sa ascoltare e camminare accanto, un amico che conosce le strade oscure e luminose dell’anima.
Non è stato un semplice evento da segnare sul calendario, né un discorso formale da ricordare come una pagina istituzionale. È stata una vera e propria conversazione, un dialogo sincero e profondo, capace di toccare le corde più intime del cuore giovanile. Papa Leone XIV ha scelto di non limitarsi a parole alte, ma di scendere nel concreto, rispondendo alle domande, accogliendo i dubbi, mostrando la fragilità come una risorsa e non come un limite.
La fragilità, ha detto, è la nostra umanità più vera e più preziosa. È ciò che ci rende capaci di amare, di perdonare, di sperare. È la porta attraverso cui passa la Grazia. Perché solo chi sa ammettere di non essere perfetto può aprirsi alla bellezza della misericordia e della trasformazione.
La veglia del sabato: paura, coraggio e amicizia autentica
Durante la veglia serale, illuminata dalle stelle e da mille torce, il Papa ha dato voce ai dubbi che abitano ogni giovane. Quando Marta, una ragazza di 21 anni, ha confessato la sua paura di scegliere il proprio cammino, Leone XIV ha risposto con dolce fermezza:
«La paura non è nemica, è sorella del coraggio. È il segno che ciò che stai per decidere è importante. Non sei sola. Sei già stata scelta da Dio. La tua vita non è un’ombra: è un seme, una possibilità unica.»
Questo messaggio di speranza ha squarciato il velo dell’insicurezza e ha offerto uno sguardo nuovo sulla fragilità, che non è debolezza ma energia da coltivare.
Il Papa ha poi ricordato che l’amicizia vera è una chiamata, un dono che cambia la vita. Ha invitato i giovani a cercare relazioni profonde e autentiche, capaci di elevarli, non di imprigionarli nella superficialità o nel comodo anonimato. Ha evocato la figura di Pier Giorgio Frassati, giovane beato che amava la montagna e i poveri, come esempio di amicizia che è vita donata e sfida alla mediocrità.
Con sguardo lucido, Leone XIV ha anche denunciato la piaga della dipendenza da tecnologia e social media, non come condanna, ma come invito a riscoprire il valore della presenza reale:
«Vivete in un mondo che promette connessione ma spesso regala solitudine. I social vi danno visibilità, ma vi sottraggono la profondità del contatto umano. Siete nati per abbracciare, per guardare negli occhi, per toccare.»
Il Papa ha esortato a non nascondere le proprie ferite dietro schermi luminosi, a non cercare conferme vuote di un “like”, ma a coltivare la bellezza di essere se stessi, fragili e imperfetti, amati da Dio così come si è.
La Messa dell’alba: fede come fuoco e chiamata alla radicalità
Nella luce dorata dell’alba di domenica, mentre Roma si risvegliava lentamente, si è celebrata la Messa più intensa di questo Giubileo.
Papa Leone XIV ha parlato di fede non come abitudine sterile o tradizione da conservare, ma come un fuoco vivo da alimentare ogni giorno con coraggio e libertà.
«La fede non si eredita passivamente, si sceglie, si vive. È un ‘sì’ che a volte si rinnova nella fatica, ma sempre con speranza.»
Ha lanciato una sfida: vivere senza paura, amare senza riserve, servire senza calcoli.
«Non siate mediocri. Non temete di essere diversi. Temete solo di essere indifferenti.»
Il cuore del messaggio del Papa è chiaro: la giustizia non è un ideale astratto, ma un impegno concreto e quotidiano.
«Il mondo ha bisogno di testimoni, non di perfetti. Di cuori che si mettono in gioco, non di spettatori.»
Ha chiesto ai giovani di non aspettare che il mondo cambi per iniziare a cambiare se stessi, di coltivare la preghiera, la sobrietà e la solidarietà.
Fragilità come risorsa: il dono nascosto nella vulnerabilità
Una delle parti più commoventi è stata l’attenzione dedicata alla fragilità dei giovani. Papa Leone XIV ha ribadito che non bisogna vergognarsi delle proprie fragilità, ma abbracciarle come chiavi di accesso alla profondità dell’esistenza.
Solo chi conosce la propria vulnerabilità può aprirsi alla grazia, alla misericordia e alla vera forza che nasce dall’umiltà e dal riconoscimento di sé.
Una partenza, non un traguardo: il Giubileo che illumina il presente
Questo Giubileo non è stato solo un evento da celebrare e ricordare, ma un punto di partenza, un invito a vivere da protagonisti nel presente della Chiesa e del mondo.
«Non siete il futuro della Chiesa, siete il presente. Siete la luce di oggi.»
Un appello a lasciare che questa luce accesa tra i campi di Tor Vergata rischiari il mondo, con il coraggio di chi osa vivere fino in fondo, fragilmente ma intensamente.
Ai Giovani
Nel cuore incerto di ogni giovane
c’è un fuoco che trema e non si spegne,
una fragile forza che si leva
tra dubbi e sogni, lacrime e speranze.
Non temere la tua debolezza,
è seme di vita, è porta aperta,
è la luce nascosta nel silenzio
che illumina il cammino più vero.
Corri, cammina, inciampa e rialzati,
sei fiamma viva, vento che non tace,
sei il canto nuovo della storia,
la promessa di un mondo che rinasce.
Italo Nostromo