Home Editoria/Giornalismo Uspi informa. SEO in crisi mentre IA avanza su ricerca e visibilità editori

Uspi informa. SEO in crisi mentre IA avanza su ricerca e visibilità editori

Redazione

In un anno crollano le visite da 2,3 miliardi a 1,7 miliardi. Il mondo del search è cambiato da quando Google, ha introdotto gli Overviews e le home delle IA forniscono una panoramica delle notizie del mondo. L’analisi di Unione Stampa Periodica Italiana USPI

Diminuiscono i clic sui link nei risultati: in un anno crollano le visite da 2,3 miliardi a 1,7 miliardi secondo gli ultimi dati del New York Post. Ma perchè? La risposta è l’Intelligenza Artificiale (IA).

L’analisi di Unione Stampa Periodica Italiana USPI .

Infatti il mondo del search è cambiato da quando Google, principale motore di ricerca online, ha introdotto gli Overviews e le home delle IA danno una panoramica delle notizie del mondo. Oramai il 69% delle ricerche sui browser si conclude senza un clic, facendo crollare le visualizzazioni dei siti di informazione.

Sono ancora utili le parole chiave?

Se il mondo dell’editoria è stato stravolto dalla tecnologia dell’inizio del millennio, ora si ritrova ad affrontare una nuova trasformazione fondamentale. Con l’introduzione dell’IA nelle ricerche, gli utenti si aspettano ormai delle risposte già articolate, complete, esatte e affidabili. La contestualizzazione della risposta viene quindi già fornita, e non è più l’utente a cercare il risultato più adatto alle sue esigenze e domande.

Questo cambiamento radicale influenza i ricavi degli editori, che si ritrovano ad affrontare il problema delle “zero-click searches”, ossia delle ricerche che non finiscono con la visita sui siti di informazione. A complicare il problema del settore si inserisce anche l’evoluzione della SEO (Search Engine Optimization) e della SERP (Search Engine Results Page). Le parole chiave servivano a catalizzare gli utenti verso il sito, ma come reagire quando la risposta viene data prima del momento del clic? Questo è la potenza del nuovo AEO (Answer Engine Optimization) e di tutti gli LLM (Large Language Models).

Cambia completamente l’obiettivo della ricerca. Se prima era indovinare le giuste parole chiave che potevano far scalare l’algoritmo di Google, ora gli editori devono essere selezionati dalle IA. Per riuscire in questo devono essere classificate come fonti autorevoli tramite la ricchezza di riferimenti e strutturare i loro contenuti con chiarezza.

Ma il problema non riguarda solo gli editori, ma anche colossi come Google, che vede per la prima volta una recessione nelle interazioni a favore di sistemi di IA come ChatGPT. Forse Google non è più l’unico pesce grande del mondo tech?

Ci sono molti esperimenti, come quello di Comet, browser di PerplexityIA che intende proprio sostituire Google. Comet, più che essere un motore di ricerca è un motore di risposte che prevede un’interazione serrata con l’utente e mira a non sganciarsi da esso. Punta a trattenere e intrattenere l’utente con una personalizzata esperienza di IA.

Articolo di T.S.

 

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