L’Italia perde uno dei più grandi fotografi del ‘900. La sua carriera estesa quasi per settant’anni, è stata costellata da reportage e indagini sociali che hanno attraversato le vicende cruciali del nostro Paese dal dopoguerra a oggi, raccontando la storia e l’anima di un intero popolo. Gianni Berengo Gardin aveva 94 anni
7 agosto 2025 – Con la scomparsa di Gianni Berengo Gardin, all’età di 94 anni, l’Italia perde uno dei più grandi fotografi del Novecento. Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, Berengo Gardin ha dedicato la sua vita alla fotografia, iniziando la sua avventura nei primi anni Cinquanta. La sua opera si è sempre contraddistinta per una profonda onestà e autenticità, rifiutando qualsiasi forma di alterazione e presentando immagini, vere e proprie testimonianze del tempo.
Le sue fotografie non si limitano a documentare, ma partecipano attivamente alla realtà che catturano. L’essere umano è sempre al centro delle sue inquadrature, che riescono a trasmettere una vivace immediatezza sociale e culturale. Grazie al suo approccio “artigianale”, Berengo Gardin ha costruito un archivio visivo di straordinario valore, che rappresenta una pietra miliare nella storia della fotografia italiana con riconoscimenti a livello internazionale.

Maestro indiscusso della fotografia in bianco e nero, Berengo Gardin è stato un fervente sostenitore della stampa tradizionale, valorizzando scatti che raccontano la vita quotidiana. La sua carriera, che si estende quasi per settant’anni, è stata costellata da reportage e indagini sociali che hanno attraversato le vicende cruciali del nostro Paese dal dopoguerra a oggi. Le sue opere più note includono i celeberrimi scatti su Venezia, tra cui spicca il progetto sulle Grandi Navi del 2013. Ha documentato le lotte operaie a Milano e le trasformazioni sociali e culturali di quasi tutte le regioni italiane. Indimenticabili sono anche gli scatti realizzati nei Cantieri navali di Monfalcone e nei manicomi, che testimoniano le condizioni in cui versavano gli istituti psichiatrici italiani prima della legge Basaglia del 1978.
Gianni Berengo Gardin ha rappresentato per decenni una voce imprescindibile nella fotografia del Dopoguerra, un autentico esploratore capace di raccontare l’uomo e la natura in tutti gli angoli del pianeta. Le sue immagini evocano ricordi collettivi, dai baci sotto i portici di San Marco ai volti riflessi nei finestrini dei vaporetti, fino ai gruppi di contadini; in ognuna di esse emerge la sua straordinaria capacità di cogliere l’essenza dell’Italia, qualificandolo come il suo maestro e cantore.

Sebbene sia difficile sintetizzare l’immensa eredità di Berengo Gardin, il grande fotografo Sebastiao Salgado lo ha definito semplicemente “fotografo dell’uomo”. La sua avventura fotografica ha avuto inizio quando, giovane e insofferente al regime fascista, prese in mano la macchina fotografica della madre, dando avvio a un racconto visivo che avrebbe segnato la sua vita e quella di molti italiani.
Le sue esperienze di vita – dalla Liguria occupata a Roma, passando per Venezia, la Svizzera e Parigi – si sono sovrapposte, creando una narrazione viva e reale di un’Italia in continua evoluzione. Gianni Berengo Gardin ha incontrato i più grandi fotografi e intellettuali della sua epoca, arricchendo il suo sguardo e infondendo profondità alla sua arte. Il suo lavoro ha catturato i cambiamenti sociali degli anni ’60, le migrazioni alle stazioni, la contestazione giovanile e l’impegno sociale che lo ha avvicinato alle lotte di Franco Basaglia.
Negli anni ’70 e ’80, ha collaborato con figure del calibro di Cesare Zavattini e Renzo Piano, continuando a documentare la realtà italiana attraverso il suo occhio critico e attento.

La sua ultima grande battaglia civile, contro le Grandi Navi a Venezia, dimostra quanto fosse viva in lui la passione per la giustizia sociale e il bene comune. “Il colore distrae”, affermava, corroborando la sua scelta di lavorare esclusivamente in bianco e nero, rigorosamente in pellicola.
Il suo fascino non ha mai smesso di attrarre il pubblico. Solo quest’anno, numerose mostre fotografiche sono state organizzate in suo onore, tra cui quella alla Galleria Nazionale dell’Umbria, che celebra i legami con il grande pittore Giorgio Morandi, e un’altra a Volterra, arricchita dai commenti di artisti e intellettuali che hanno condiviso il suo cammino. Fino a metà dello scorso anno, le sue opere sono state esposte anche a Londra, riscontrando un buon successo tra il pubblico britannico.
Con la scomparsa di Gianni Berengo Gardin, l’arte fotografica italiana perde un pilastro ma rimarrà viva grazie ai suoi scatti, capaci di raccontare la storia e l’anima di un intero popolo.