Home Attualità Gaza… scusate il ritardo: l’Occidente, un anno e mezzo di morti dopo, finge di svegliarsi

Gaza… scusate il ritardo: l’Occidente, un anno e mezzo di morti dopo, finge di svegliarsi

Massimo Reina

Hanno letto i rapporti ONU, la Croce Rossa, le ONG. Hanno visto tutto, ma “denunciano” adesso. Per finta

di Massimo Reina per Giornalisti Senza Frontiere

Un anno e mezzo di stragi, 61mila morti, ospedali rasi al suolo, bambini sepolti sotto le macerie, fame indotta come arma di guerra. E solo adesso Australia, Germania, Francia, Italia, Nuova Zelanda e Regno Unito “scoprono” che Gaza esiste e che sotto le bombe israeliane ci sono esseri umani. Non dei pixel in un videogioco, non sagome indistinte da bombardare a distanza: persone vere. E lo dicono pure con aria indignata, come se fossero appena scesi da Marte e non avessero passato 18 mesi a fare finta di niente.
Adesso “respingeranno fermamente” (AHAHAHAH) il piano israeliano di occupare Gaza City, perché “viola il diritto internazionale” e “mette in pericolo i civili”. Che tenerezza. È come se un piromane, dopo un anno e mezzo a vendere benzina e accendini, all’improvviso si scandalizzasse perché la casa è in fiamme. E qui sta la tripla, schifosa ipocrisia. Lo sapevano dall’inizio: ogni bomba, ogni bambino morto, ogni ospedale sbriciolato è passato nei loro briefing quotidiani. Hanno letto i rapporti ONU, la Croce Rossa, le ONG. Hanno visto tutto.
Hanno difeso Israele in tutte le sedi, votando contro risoluzioni ONU, giustificando ogni raid con il mantra “diritto a difendersi”. Continuano a fornire armi, tecnologia e intelligence. Quelle stesse armi con cui domani Israele potrà fare esattamente ciò che oggi loro fingono di condannare. Nel frattempo, Netanyahu ha appena avuto il via libera dal suo gabinetto di sicurezza per l’occupazione totale di Gaza City, con tanto di piano per deportare un milione di persone in campi controllati. Ma tranquilli: l’Occidente chiede il “cessate il fuoco immediato e permanente”. Come dire a un killer col coltello in mano: “Mi raccomando, non ammazzare più nessuno… quando hai finito”.
E così si recita il solito rosario della “soluzione a due Stati” (ormai fantasma politico buono solo per lavarsi la coscienza), della “smilitarizzazione di Hamas” (che serve a giustificare la distruzione di tutto il resto), e della “necessità di aiuti umanitari” (che loro stessi bloccano approvando gli embarghi). La verità è che in questa storia non ci sono solo i carnefici e le vittime. Ci sono anche i complici. Quelli che si indignano a telecamere accese e firmano contratti di forniture militari a telecamere spente. Quelli che oggi piangono lacrime di coccodrillo e domani riforniranno il coccodrillo di nuove munizioni.
La storia, questa volta, sarà spietata: non ricorderà solo chi ha premuto il grilletto. Ricorderà — e maledirà — anche chi ha caricato l’arma, chi ha girato la testa e chi ha applaudito.

 

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